Elezioni in Grecia. Vince Syriza, ma la vera partita inizia ora
“Il partito Greci Indipendenti sosterrà il governo che sarà formato dal presidente incaricato Tsipras. Da questo momento il Paese ha un nuovo governo”. E’ quanto ha infatti dichiarato Panos Kammenos, il leader del partito Anel, tendenzialmente inseribile nella categoria della “destra populista” a leggere i giornali di oggi, che ne parlano come un partito fortemente conservatore su temi come immigrazione e religione, ma con convergenze possibili con Syriza sul piano dell’economia. Le sue parole seguono l’incontro di un’ora con Tsipras di questa mattina, preludio a quello di oggi pomeriggio in cui il neo-premier riceverà il mandato a formare un nuovo esecutivo dal presidente greco Papoulias.
Da sottolineare l’importante risultato dei nazisti di Alba Dorata, che riescono a conquistare 17 seggi forti del 6,4% raggiunto alle urne; un risultato che non era scontato, dato il fatto di avere molti dei maggiori esponenti in carcere e in un contesto in cui l’opposizione a Syriza coalizzava molti voti nel partito Nuova Democrazia di Samaras, sconfitto della giornata nonostante i suoi appelli a votare responsabilmente. Scompare inoltre anche il Pasok, il Partito Socialista Greco con una storia politica di oltre quaranta anni travolta dagli effetti della sua gestione in linea ai diktat della finanza internazionale della crisi ellenica.
Crolla intanto la borsa di Atene (meno 5%), mentre le reazioni politiche sono ispirate o all’attesa (la Germania tramite il governatore della BundesBank, Weidmann, chiede a Syriza di rispettare le regole dei Trattati e le misure stabilite con la Troika negli ultimi anni, mentre contemporaneamente Draghi e Juncker si incontrano questa mattina di fatto per decidere che atteggiamento tenere di fronte alle prime mosse di Tsipras) oppure all’esaltazione, in un arco trasversale che va da Podemos a Marine Le Pen, dalla brigata Kalimera italiana a Salvini, per arrivare addirittura a Putin e Farage: tutti, da punti di vista ovviamente diametralmente opposti, parlano di schiaffo all’Europa dell’austerità e del dominio della Troika, nonchè di cambiamento pesantissimo nella storia politica dell’UE, tirando ognuno ovviamente acqua al proprio mulino.
Eppure chi parla di uscita dall’euro e di volontà di effettuare duri strappi da parte del neo-governo greco evidentemente sottovaluta sia la difficoltà di dover sostenere un governo di coalizione, sia lo stesso programma di Syriza, enunciato oggi dall’editoriale di un Manifesto raggiante: rinegoziazione del debito, cancellazione dei memorandum, tetto minimo di 700 euro agli stipendi, tredicesima per le pensioni minime, cancellazione di tasse sulla casa e patrimoniale. Un programma che non intende rompere con la moneta unica ma che di fatto propone una soluzione neo-keynesiana di rilancio dell’economia, agita sul lato della domanda attraverso l’aumento della spesa pubblica.
Ed è proprio sulla possibilità immediata di effettuare queste nuove spese (a febbraio era prevista in realtà un’altra tranche di aiuti dalla Troika subordinati ad ulteriori tagli alla spesa pubblica di circa 2,5 mld di euro) che si confronteranno i ministri del governo che si formerà nelle prossime ore. Sebbene ieri Yannis Milios, responsabile del programma economico di Syriza, abbia dichiarato “morti” gli accordi stipulati con la Troika, già ieri Tsipras stesso sembrava essere più flessibile e disponibile ad iniziare una trattativa. I punti più critici sembrano essere quelli riguardo al tema della flessibilità del mondo del lavoro, imposta dai memorandum e rifiutata da Syriza, e ovviamente quello che riguarda la rinegoziazione del debito, che interessa i poteri forti dell’economia transnazionale arricchitisi negli ultimi anni sulle spalle della popolazione ellenica.
Nelle prossime ore pubblicheremo una serie di commenti ed interviste, anche cn esponenti delle lotte sociali greche riguardo alle elezioni di ieri e sugli scenari politici futuri che si aprono su una molteplicità di temi come quelli già affrontati nell’articolo che potete leggere qui, che prefigurava appunto quanto poteva succedere in seguito all’affermazione di Syriza.
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