Erri De Luca: il salotto televisivo è aristocratico
Erri De Luca, scrittore, a naso non deve essere un grande estimatore della televisione, un po’ come quasi tutti gli scrittori veri, e senz’altro conosce bene «la piazza», per averne frequentate tante e per non aver ancora perso la voglia di tornarci, ogni tanto. Per vedere con i propri occhi. «Sono curioso». La prossima sarà a Roma, domani sera, in piazza San Giovanni. «So già cosa dirà Beppe Grillo, ma voglio guardare le persone».
” La trovo un’idea davvero molto curiosa. Sarebbe come interpretare il mondo sottosopra. La piazza, ritrovarsi in un luogo, sarebbe antidemocratica, e invece sarebbe democratico sedersi in uno studio televisivo? Si tratta di un punto di vista che va ribaltato. Secondo me, a questo punto, ha fatto bene a non andare in televisione. Il salotto televisivo è assolutamente aristocratico, è proprio il contrario della democrazia. Negli studi televisivi ci sono alcuni adepti della comunicazione, sempre selezionati da qualcuno, che ti fanno delle domande. Ovvio che, rispetto a questo salotto aristocratico, la piazza, il confronto diretto con le persone, continua ad essere il luogo della democrazia per eccellenza.
Grillo ha escogitato un mix inedito tra piazza e rete, tra tradizione politica (di sinistra) e modernità, e ha escluso la tv come regno del virtuale e del potere per eccellenza. Non raggiungere la maggioranza della popolazione potrebbe essere un problema, invece la cosa sembra funzionare.
Funziona, perché alla fine contano le cose che dici. Funziona perché non è un trucco, le persone ci credono. Non è che Beppe Grillo, andando in piazza, abbia inventato qualcosa di nuovo. Il suo messaggio arriva perché si è fatto strada lentamente, negli anni, non stiamo parlando di un fenomeno che è esploso improvvisamente. Il suo blog è un mezzo di comunicazione che funziona da anni, quello che racconta nelle piazze è un discorso che si è sedimentato nel tempo”.
Veniamo da venti anni di telecrazia berlusconiana, la sinistra si è più volte esercitata a dire che la tv è il demonio e si subisce passivamente. Internet e la piazza, per contro, garantiscono un feedback e una certa pluralità. Ha senso oggi eleggere la tv come il luogo deputato al contradditorio?
“Il successo del movimento di Beppe Grillo dimostra esattamenente il contrario: la televisione è un oggetto che ormai è scaduto per un uso di questo tipo, direi politico. Va ancora bene per vendere pannolini o cose di questo genere. Andare in televisione a chiacchierare di politica ormai è solo segno di pigrizia mentale, ci si siede su una sedia bella comoda per rispondere alle domande e così ci si risparmia la fatica fisica di andare nelle piazze, di parlare direttamente con le persone, di fare politica.
Chi era in piazza l’altra sera, a Milano, si è accorto che c’è una grossa differenza tra ciò che si vede con i proprio occhi e ciò che si vede in tv. Del resto Grillo usa la rete proprio per smentire la televisione come depositaria della verità.
Il meccanismo è efficace, il suo blog lo dimostra, Beppe Grillo sta facendo le pulci alla realtà, per come ci viene raccontata. Anche per questo motivo io domani sera vado in piazza San Giovanni. Ci andrò senza pregiudizi e con molta curiosità, non ho mai visto un comizio di Grillo, ma mi interessa di più capire chi sono quelli che lo vanno ad ascoltare”.
Sembri quasi un simpatizzante del Movimento 5 Stelle.
Mi rifiuto di rilasciare qualsiasi dichiarazione di voto.
Ok, non intendevo dire…
Guarda, conosco abbastanza bene le idee di quel movimento, devo dire che mi è molto simpatico e considero molto utile una sua vittoria elettorale anche clamorosa. Va bene se dico utile?
(Intervista di Luca Fazio Milano a Erri De Luca per Il Manifesto)
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