InfoAut
Immagine di copertina per il post

Il disegno di legge Orlando e il diritto penale del “nemico”

E’ molto difficile andare ad analizzare nello specifico tutte le novità che questo progetto introdurrebbe nell’ordinamento qualora venisse approvato anche dalla Camera, essendo estremamente eterogeneo e confusionario, cosa che basterebbe per decretare la “nocività” del suo ingresso in una legislazione caotica come la nostra.  Ma è possibile già da ora indicare quelle disposizioni maggiormente allarmanti e particolarmente indicative della volontà del governo di continuare a muoversi all’interno di logiche repressive.

Partendo dalle novità che vengono introdotte in tema di diritto di difesa dell’imputato, questo ddl prevede, fra le altre cose:

– la restrizione della possibilità di fare appello, riducendo i casi in cui sia permesso al condannato di ricorrere al superiore grado di giudizio;

– l’allungamento dei tempi di prescrizione, i cui termini si interrompono per un anno e mezzo fra il primo e il secondo grado di giudizio e fra quest’ultimo e la cassazione, con il risultato di prolungare complessivamente di tre anni i tempi della prescrizione.

Questi interventi dovrebbero essere giustificati dal perseguimento di una maggiore efficienza nell’amministrazione della giustizia e da una maggiore garanzia della certezza della pena. Ma, in questa corsa alla punizione, ci si è dimenticati della ratio che sta dietro agli istituti intaccati dalla riforma: la possibilità di fare appello e la conseguente opportunità di essere giudicato nuovamente da un altro organo, è un diritto fondamentale del cittadino, che non può essere né sacrificato in nome di ragioni efficientistiche e meccanicistiche come lo snellimento dei tempi di giustizia, né giustificato con richiami legalitari volti al perseguimento di chi sfrutta i tempi lunghi dell’appello per raggiungere la prescrizione. Quest’ultima, poi, è un istituto con una ratio ben precisa: quello di non rendere più punibile un fatto quando, a causa del trascorrere di un determinato periodo di tempo, sia venuto meno lo stesso interesse dello Stato a punire e a rieducare (fondamento teorico -o giustificazione- che sta alla base della costruzione stessa del sistema penale). Che senso ha, dunque, allungare ulteriormente i tempi perché operi la prescrizione? Probabilmente quella di illudere la società circa la certezza della pena quando chi ne risentirà maggiormente di tale prolungamenti, saranno gli imputati di reati minori.

Insomma, se problemi ci sono nella sgangherata macchina repressiva del nostro ordinamento, le soluzioni che trova il governo sono ancora una volta quelle che si traducono in un’ulteriore restrizione dei diritti.

Altre novità introdotte, sono quelle relative alle intercettazioni, la cui disciplina è delegata al governo nel rispetto di alcuni criteri direttivi. In particolare, si disciplina l’utilizzo del programma virus Trojan, un dispositivo lesivo della privacy e che, se installato su pc o telefonini, permette di spiare anche attraverso le immagini. Fino ad oggi, questo mezzo si poteva utilizzare anche di fronte al semplice “fondato motivo di ritenere” che si stesse compiendo attività illecita, invece adesso occorre la certezza della commissione di un illecito. Tutto molto bello, ma con un’eccezione: i reati di mafia e di terrorismo, per i quali è sempre possibile basarsi sul mero sospetto.  Ecco che, come già aveva fatto in passato, il legislatore accomuna due fattispecie così diverse (mafia e terrorismo), trattando allo stesso modo questi due fenomeni senza considerare le differenze sociali ed economiche che ne contraddistinguono nascita e sviluppo, e, soprattutto, senza specificare cosa intenda per terrorismo. Lacuna che ha permesso di estendere l’applicazione di queste norme agli esponenti dell’antagonismo politico e dei movimenti territoriali, etichettati come “terroristi interni”.  Anche in un’altra norma di questo ddl è prevista l’eccezione dei reati di mafia e terrorismo: viene disposto che, alla scadenza dei termini massimi per concludere le indagini preliminari, il pubblico ministero abbia solo tre mesi di tempo per decidere se archiviare o procedere. Però, i mesi diventano 15 per i reati di mafia, terrorismo, eversione dell’ordine democratico, associazioni sovversive, lasciando in questo caso alla magistratura inquirente tutto il tempo necessario per meditare e rimeditare.

Ulteriore novità che viene introdotta da questo testo, è quella relativa al cosiddetto “processo a distanza”, ossia quella modalità di svolgimento delle udienze per cui l’imputato non è presente in aula ma segue il processo dal luogo in cui è detenuto tramite un televisore. Questa, ad oggi, è un’eccezione che può essere disposta dal giudice qualora sussistano straordinarie ragioni di sicurezza e ordine pubblico, ma il ddl Orlando la trasformerà nella regola, permettendo che possa essere stabilita dal giudice anche solo per generiche valutazioni di opportunità. Così si sopprime un diritto fondamentale dell’imputato, quello di partecipare personalmente al processo in cui si decide della sua vita, costringendolo in un luogo lontano da quell’aula, dal proprio avvocato (con il quale potrà confrontarsi solo tramite telefono), dai testimoni, solidali che assistono all’udienza.

Altra modifica indicativa della direzione di senso di cui si diceva all’inizio, è l’aumento delle pene minime per i reati di furto e rapina, giustificato dalla volontà di garantire una maggiore sicurezza ai cittadini.

Da questo corollario, si possono trarre le prime, superficiali, conclusioni su questa riforma a firma del ministro Orlando e del Pd. Si evidenzia anzitutto una chiara attitudine autoassolutoria dello stato, che, dietro la retorica della sicurezza, persegue più aspramente i reati minori (furto, rapina) e i reati politici (come per le disposizioni relative al terrorismo, che non essendo definito si presta ai rischi di un’ampia discrezionalità nell’applicazione) e “risparmia” dalla morsa repressiva (ad esempio, con una forte limitazione nell’uso delle intercettazioni e con la previsione di un limite di tre mesi per il pm nel decidere se archiviare o procedere) tutti quei reati di cui più spesso si è macchiata la classe politica (corruzione, su tutti).

Ma al di là di questa tendenza, ciò che più preoccupa è il fatto che si continui ad optare per un diritto penale simbolico, le cui norme si designano come norme-manifesto, volte più a dimostrare la tenuta delle istituzioni che a garantire la sicurezza, come invece dichiarano. Norme che, nell’intento di concretizzare l’idea di prevenzione che ne è alla base, appaiono generiche e astratte e violano, così, principi costituzionali come quello della determinatezza delle fattispecie penali. Ciò è palese, ad esempio, nella tendenza ad emanare norme i cui destinatari reali sono differenti da quelli apparenti o il cui fine è diverso da quello dichiarato (si vedano le disposizioni relative al terrorismo). La tendenza è allora quella di un diritto penale che si basa non sui fatti, ma sulla persona, la sua devianza e la sua presunta pericolosità, riducendo l’individuo a strumento e a simbolo del messaggio che si intende trasmettere nella costruzione di determinati modelli valoriali. 

Insomma, ancora una volta, tramite ulteriori restrizioni delle libertà e dei diritti e tramite ricostruzioni a proprio vantaggio di alcuni istituti processuali, si delegano al sistema della giustizia penale quelle che sono rilevanti responsabilità dello stato in ordine a fenomeni di tipo sociale o politico sperando che tutto venga messo a tacere, che si reprima il dissenso e che si assolva lo Stato.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

E’ uno sporco lavoro / 3: Hiroshima Nagasaki Russian Roulette

Sono ancora una volta delle parole, in parte esplicite e in parte giustificatorie, quelle da cui partire per una riflessione sul presente e sul passato di un modo di produzione e della sua espressione politico-militare.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il laboratorio della guerra. Tracce per un’inchiesta sull’università dentro la «fabbrica della guerra» di Modena

Riprendiamo questo interessante lavoro d’inchiesta pubblicato originariamente da Kamo Modena sul rapporto tra università e guerra.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Più conflitti, meno conflitti di interesse

“Le mie mani sono pulite” ha detto il sindaco Sala nella seduta del consiglio comunale dove ha sacrificato il suo capro – l’assessore all’urbanistica Tancredi, coinvolto nelle indagini della procura milanese su alcuni (parecchi) progetti di trasformazione urbana.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

STOP RIARMO “Se la guerra parte da qua, disarmiamola dalla città!”

Riprendiamo e pubblichiamo il documento uscito sul canale telegram del percorso @STOPRIARMO che a Torino ha organizzato una prima iniziativa qualche settimana fa. Il documento traccia un quadro composito del sistema guerra nei vari ambiti della produzione e della riproduzione sociale oltre a lanciare alcuni spunti rispetto a ipotesi di attivazione.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Robert Ferro – Dove va l’Europa? Crisi e riarmo nel cuore dell’Unione

Dal welfare al warfare, dall’automotive al carroarmato, dall’«Inno alla gioia» di Beethoven alla «Marcia imperiale» di Dart Fener. Nel cambio di tema che fa da sfondo all’Europa, l’imperialismo colpisce ancora. 

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Raffaele Sciortino – L’imperialismo nell’era Trump. Usa, Cina e le catene del caos globale

Che cos’è l’imperialismo oggi, nell’era di Trump? da Kamo Modena Non è una domanda scontata, né una mera speculazione teorica; al contrario, siamo convinti che sia un nodo fondamentale, tanto per chi vuole comprendere il mondo, quanto per chi mira a trasformarlo – partendo, ancora una volta, da dove si è, da dove si è […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Dal margine al centro: ripensare il/i Sud tra giustizia sociale e territoriale

Parlare del margine, per Jacques Derrida, significa, in realtà, parlare del centro.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

I Costi Planetari dell’Intelligenza Artificiale

“Artificial Intelligence is neither artificial nor intelligent.” – Kate Crawford, Atlas of AI

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Mimmo Porcaro – L’Italia al fronte. Destre globali e conflitto sociale nell’era Trump

La tendenza alla guerra delle società capitalistiche è diventato un fatto innegabile, lo vediamo sempre più concretamente; ed è una dinamica che arriva a toccarci sempre più direttamente.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Los Angeles, o la fine dell’assimilazione

“Non è nostro compito inventare strategie che potrebbero permettere al Partito dell’Ordine di respingere il diluvio. Il nostro compito è piuttosto quello di individuare quali compiti necessari ci vengono assegnati giorno per giorno, quali forze di creatività, determinazione e solidarietà vengono chiamate in causa, e quali forme di azione appaiono ora ovvie a tutti.”

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Si prepara a partire verso Gaza la Global Sumud Flotilla, con il pensiero a Vittorio Arrigoni

Decine di barche con centinaia di persone a bordo, provenienti da 44 Paesi, salperanno da diversi porti del Mediterraneo tra agosto e settembre per raggiungere insieme la Striscia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Strage di giornalisti a Gaza: Anas Al-Sharif e Mohammed Qreiqea assassinati da Israele

Questa notte i giornalisti Anas Al-Sharif e Mohammed Qreiqea sono stati assassinati da Israele in un attacco con drone che ha colpito una tenda di giornalisti davanti all’ospedale Al-Shifa nella città di Gaza.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Povero Brianco. Speculazione energetica nel basso biellese

Continua inesorabile lo sfruttamento territoriale e trasformazione dei territori del basso biellese.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Botulismo in Calabria: come la sanità privata ci lascia morire per strada

La vicenda non riguarda solo le intossicazioni, ma l’intero sistema sanitario calabrese ed il ruolo delle cliniche private.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Messina: in 10mila al corteo No Ponte

Sapevamo che sarebbe stato un corteo imponente. Non immaginavamo tanto.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Urbanistica: cosa hanno in comune Milano e Torino?

Fa notizia in questi giorni (finalmente!) come una giunta sedicente di sinistra abbia stravolto la città di Milano, ma in realtà non molto diversa è la situazione di quell’altra metropoli del nord che è Torino.

Immagine di copertina per il post
Antifascismo & Nuove Destre

(Post)fascisti per Israele

Il giustificazionismo delle destre nei confronti del genocidio che Israele sta perpetrando a Gaza smaschera qualcosa di più profondo: il razzismo e l’apartheid sono dispositivi strutturali del capitalismo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Genova: armamenti e mezzi cingolati al porto. Procura apre inchiesta, presidio dei portuali

La Procura di Genova ha aperto un fascicolo per atti relativi alla nave Bahri Yanbu, il cargo saudita su cui sono stati trovati armamenti e mezzi militari cingolati.