Impressioni sul grande corteo parigino dell’11 gennaio
I contraccolpi della manifestazione dell’11/01 non si riesce a immaginare ancora quali saranno. E’ difficile capire la portata politica, contro e dopo l’aspetto emotivo immediato. Sicuramente è difficile pensare a uno spazio politico praticabile nella polarizzazione ideologica che simili eventi causano e allo stesso tempo riflettono. Il punto non è quanto il modello del combattente jihadista indoor o outdoor attecchisca tra i giovani delle banlieues. Il punto è che bastano alcune decine di giovani conquistati alla causa a rendere ancor più invivibili le nostre metropoli e ancor più pressante la morsa securitaria su centri e periferie. Il che non fa altro che polarizzare sempre più le tensioni verso poli completamente svuotati di un contenuto di classe. Due poli che qui potremmo definire lo spettacolo della libertà e lo spettacolo della religione.
Non sappiamo quali chance abbiano oggi movimenti e soggetti politici che si muovano sotto il segno di un cambiamento radicale dell’esistente di interagire o semplicemente interloquire con gli sfruttati atomizzati delle metropoli occidentali, ma sicuramente guardiamo a quanto succede nella Siria collassata e nel Rojavà in particolare. Guardiamo all’esperimento politico-sociale sicuramente. Ma guardiamo anche alla possibilità di un immaginario diverso per gli sfruttati del mondo mediorientale, che in un mondo globalizzato significa anche produzione di immaginario tout court.
Di questo e di altro abbiamo chiacchierato con Antoine, un compagno francese che vive in Italia ma che era a Parigi nei giorni dell’attentato e della manifestazione parigina.
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