InfoAut
Immagine di copertina per il post

L’accordo tra Israele ed Emirati Arabi Uniti è contro l’Iran e contro la Turchia

||||

Riprendiamo da Limes questo articolo sull’accordo tra Israele e gli Emirati Arabi. In attesa di capire quali possano essere gli sviluppi e le ricadute di questo processo è evidente che il tentativo dell’amministrazione Trump e di Israele è quella di immaginare un Medio Oriente “post-ideologico”, o meglio in cui la questione della causa palestinese non faccia più da discrimine (almeno apparente) alle relazioni commerciali e di valorizzazione tra i vari potentati dell’area legati agli Stati Uniti. Ovviamente si tratta anche e soprattutto di saldare un asse regionale contro l’Iran. Un atto di diplomazia che sembra un passo in più verso la guerra.

L’intesa raggiunta con la mediazione degli Stati Uniti consolida l’asse anti-persiano e rappresenta un avvertimento nei confronti di Erdoğan. E la Palestina? Di fatto è già dimenticata.

di Niccolò Locatelli

Con la mediazione degli Stati Uniti, Israele e gli Emirati Arabi Uniti hanno raggiunto un accordo per la normalizzazione delle relazioni diplomatiche.

Gli Emirati sono appena il terzo paese arabo dopo Egitto (1979) e Giordania (1994) a stabilire formalmente un rapporto con lo Stato ebraico, che è stato prima combattuto militarmente e poi isolato diplomaticamente dai vicini regionali per via del suo dominio sulla Palestina.

Sulla Palestina si registra una novità, per quanto temporanea: Israele si è impegnato a sospendere la dichiarazione di sovranità su territori assegnatigli dalla “Visione per la pace“, il piano del presidente Usa Donald Trump per risolvere il conflitto israelo-palestinese (eliminando di fatto la possibilità di uno Stato palestinese indipendente). A detta di Trump, invece di dedicarsi alla Palestina, il governo del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu si concentrerà sull’ampliamento dei rapporti “con il mondo arabo e islamico”.

Proprio nel riferimento al mondo arabo e islamico sta l’importanza dell’accordo raggiunto a coronamento di un processo di disgelo in corso da anni, che ha riguardato non solo gli Emirati ma anche l’Arabia Saudita. Questi tre paesi hanno in comune lo stesso protettore – gli Stati Uniti – e lo stesso rivale – l’Iran, potenza sciita non-araba che conta su una sfera d’influenza estesa fino al Mediterraneo. Gli Emirati possono fare da apripista a un’intesa in chiave anti-iraniana tra mondo arabo e Israele.

L’accordo tra Israele ed Emirati Arabi Uniti riguarda anche la Turchia. Sotto il presidente Recep Tayyip Erdoğan, Ankara si è resa protagonista di un’assertiva politica mediorientale e africana sostenuta idealmente dai richiami all’impero ottomano e finanziamente dal Qatar. Mentre il rapporto della Turchia con Israele attraversa attualmente uno dei momenti più alti di questo millennio, quello con Abu Dhabi è ai minimi termini. E non potrebbe essere altrimenti, dato che i due paesi hanno agende in conflitto ovunque, dalla Libia alla Siria, con Erdoğan che è rimasto l’unico sostenitore dell’islamismo politico della Fratellanza musulmana.

La mediazione di Trump è un segnale dell’apprezzamento di Washington per l’ambizioso principe ereditario Mohammed bin Zayed, leader di fatto della federazione emiratina. In una fase in cui l’Arabia Saudita – tradizionale cliente degli Stati Uniti – attraversa una forte instabilità legata al crollo del prezzo del petrolio e soprattutto alla scalata al potere del principe ereditario Mohammed bin Salman (scalata lungi dall’essere compiuta). Abu Dhabi serve dunque agli Usa non solo contro l’Iran, ma anche per contenere la Turchia, membro Nato che non disdegna abboccamenti tattici con la Russia per ampliare il proprio margine di autonomia dalla superpotenza.

L’avvicinamento tra Israele e mondo arabo implicherà la progressiva scomparsa della questione palestinese dalle agende regionali. Una scomparsa già avvenuta di fatto, che però non può ancora essere esplicitata dai paesi arabi per motivi di politica interna.

assi ankara corretta

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Approfondimentidi redazioneTag correlati:

emirati arabiiranisraeleturchia

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Gli Stati Uniti e il «capitalismo fascista»

Siamo dentro a una nuova accumulazione primitiva, a un nuovo ciclo strategico innescato da Trump.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Israele sta perpetrando un olocausto a Gaza. La denazificazione è l’unica soluzione possibile

Il micidiale etno-suprematismo insito nella società israeliana è più radicato di Netanyahu, Ben Gvir e Smotrich. Deve essere affrontato alla radice.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Restare a galla insieme in un mondo difficile: Bilancio 2024 delle questioni del lavoro in Cina (pt.1)

Traduciamo questo contributo da Chuangcn.  Prefazione a cura di Chuang.  Dal 2020, un gruppo anonimo di netizen si riunisce per redigere una rassegna annuale delle lotte del lavoro (o, nella loro terminologia, “incidenti nel diritto del lavoro”) e delle tendenze sociali ad esse collegate in Cina. L’iniziativa è guidata dall’utente WeChat “Chiapas Eastern Wind TV” […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La questione della Palestina nel mondo di lingua cinese

Nell’ottobre 2023, con l’operazione “Diluvio di al-Aqsa” lanciata da Hamas e la brutale risposta di Israele, il movimento di solidarietà con la Palestina è ricomparso in Cina.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

La società della resistenza e la liberazione degli oppressi. La lunga storia di Hezbollah

Appena il governo di Beirut ha deciso il disarmo di Hezbollah, immediatamente nella capitale sono scoppiate proteste e cortei, non solo opera del partito sciita, ma di molti altri partiti e semplici cittadini.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

I signori della terra: i latifondisti transnazionali e l’urgenza di una redistribuzione

Troppa terra in poche mani: le dieci multinazionali che controllano milioni di ettari

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

‘Nessun paradiso senza Gaza’: intervista esclusiva di Palestine Chronicle al rivoluzionario libanese Georges Abdallah

Traduciamo da The Palestine Chronicole questa lucida e approfondita intervista del 13 agosto 2025, a Georges Abdallah.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

E’ uno sporco lavoro / 3: Hiroshima Nagasaki Russian Roulette

Sono ancora una volta delle parole, in parte esplicite e in parte giustificatorie, quelle da cui partire per una riflessione sul presente e sul passato di un modo di produzione e della sua espressione politico-militare.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il laboratorio della guerra. Tracce per un’inchiesta sull’università dentro la «fabbrica della guerra» di Modena

Riprendiamo questo interessante lavoro d’inchiesta pubblicato originariamente da Kamo Modena sul rapporto tra università e guerra.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Più conflitti, meno conflitti di interesse

“Le mie mani sono pulite” ha detto il sindaco Sala nella seduta del consiglio comunale dove ha sacrificato il suo capro – l’assessore all’urbanistica Tancredi, coinvolto nelle indagini della procura milanese su alcuni (parecchi) progetti di trasformazione urbana.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire

Meloni difende a spada tratta l’agito del governo su Gaza e attiva la macchina del fango nei confronti della Global Sumud Flotilla e del movimento Blocchiamo tutto.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele controlla gli attivisti in piazza per Gaza

Il governo israeliano ha raccolto dati sul corteo del 22 settembre, con luoghi, livelli di rischio e le pagine social che hanno rilanciato l’evento

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

I bulldozer di guerra israeliani: finire ciò che la Nakba ha iniziato

Le spedizioni di bulldozer sovvenzionate da Washington stanno consentendo a Tel Aviv di radere al suolo Gaza, rilanciando le tattiche utilizzate durante la Nakba per la Pulizia Etnica della Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sotto attacco la Global Sumud Flotilla: droni e granate assordanti contro le barche a sud di Creta

In acque internazionali, a sud di Creta, la Global Sumud Flotilla è stata attaccata con droni, granate assordanti, spray urticanti e altro materiale non identificato. Secondo le prime testimonianze sarebbero una quindicina gli assalti subiti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Diretta | Blocchiamo tutto – Sciopero generale contro il genocidio del popolo palestinese

Previste oltre 50 piazze in tutta Italia. Aggiornamenti in diretta sulla mobilitazione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sciopero generale: contro la logistica di guerra lunedì 22 settembre blocco del porto di Venezia

Mediterranean Shipping Company S.A., meglio nota con la sigla MSC, oggi è la prima compagnia di gestione di linee cargo a livello mondiale. 

Immagine di copertina per il post
Formazione

Guerra alla guerra nelle università – Comunicato Conclusivo

Si è conclusa pochi giorni fa l’assemblea nazionale studentesca “Guerra alla guerra nelle università”, tenutasi il 13 e il 14 settembre nell’Università di Pisa, al Polo Piagge occupato.