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La morte del togliattismo e il pope Gapon – Intervista a Toni Negri

Direi di iniziare l’intervista partendo dalla parola chiave che sintetizza una importante chiave di lettura per gli effetti della tornata elettorale: ingovernabilità, non assoluta ma rispetto ai propositi del biopotere. Come leggi i risultati delle elezioni e come interpreti il divenire ingovernabile della situazione politica italiana?

Per quanto riguarda la destra: è evidentemente in crisi e sarà in crisi. Ieri sera guardando Porta a porta con quel maialone di Vespa che la dirige si aveva veramente l’impressione di essere in una sorta di cena “trimalcionica”: una crisi feroce goduta come tutte le classi dirigenti in declino sanno fare, goduta con una grossolanità pasoliniana, ferocemente pasoliniana. Ed era quello che io sentivo lì dentro, cioè “Berlusconi kaput”: sarà ben vero che si è rinnovato in questo suo grande riattacco, ma resta quel “puttaniere” che è sempre stato e con la volgarità di raccolta dei suoi livelli di classe. Manca una destra pulita insomma, e tutto quello che manca ad una destra pulita lui riesce a metterlo assieme. Comunque è finito e secondo me la stella che nasce, fino in fondo dentro la destra, è Monti. Con il suo 10% sarà il riferimento della Democrazia Cristiana europea e sarà il punto di riferimento di tutte le grandi manovre politico-finanziarie che si faranno oggi sull’Italia e probabilmente anche sul Sud Europa. Monti ormai fa parte di quella direzione europea degli affari italiani che in qualche maniera si svilupperà. A destra l’altro elemento di grande crisi costituzionale è la debacle della Lega che darà modo a Tosi di affermare quello che è il progetto della Lega come partito regionale; resterà una sorta di CSU alla bavarese, per quanto riguarda il Nord.

E poi veniamo alla sinistra, nella sua disfatta. Anche qui avremo un lungo periodo di disfacimento, in senso propriamente organico, cioè finisce proprio in merda: finisce finalmente in merda il togliattismo, il berlinguerismo, che hanno vissuto per troppo tempo. C’è ancora la possibilità che da questa materia organica, da questa montagna di escrementi, esca qualcosa come Renzi, con la sua posa di uomo di centro-destra, ma di un centro-destra un po’ provinciale – ed è questo l’elemento che lo frega. Quindi ho l’impressione che ci sia anche da questo punto di vista un lungo periodo di instabilità, di rimescolamento di carte molto pesante.

E poi c’è il nuovo, cioè Grillo, che è quello che è, cioè la contraddizione in azione: rappresenta insieme – è chiaro, no? – i non garantiti e gli esclusi, e d’altra parte rappresenta i piccoli capitalisti in crisi, la piccola imprenditoria affamata ma che non per questo ha perso la sua volgarità e il suo atteggiamento ferocemente capitalistico. É un asse contradditorio che si terrà insieme per un po’ di tempo e terrà senz’altro aperta l’ingovernabilità ad un livello alto, perché poi è il livello che tocca la composizione di classe. Ed è questo il punto grosso insomma: che cosa si fa davanti a Grillo? È qui il problema: Viva Grillo! Abbasso Grillo! Grillo è il nuovo, è l’elemento di instabilità e a noi va bene: Viva l’instabilità! Viva l’ingovernabilità! Questo è l’elemento che mi sembra estremamente importante, si tratta proprio di insistere su questo. Viva l’instabilità! É nell’instabilità che si determineranno ricomposizioni di classe legate veramente a interessi e a volontà di esprimere quelli che sono interessi centrali, elementari, fondamentali nella nostra vita e nella lotta. E quindi bisogna a questo punto stanare Pope Gapon, stanare Grillo, stanare la sua ambiguità: stanarlo in che modo? Stanarlo sulle cose significa stanarlo sui temi del comune, stanarlo sui temi del reddito garantito, stanarlo sul tema della patrimoniale, stanarlo su quelli che sono i grandi problemi della struttura della rappresentanza, della legge elettorale, e così via.

Ci sono compagni che hanno già reagito dicendo: “ma così ci si mette sul terreno di rappresentanza!” Non è vero, io non credo proprio che sia questo: noi dobbiamo stanare Grillo, evidentemente approfondire l’instabilità non dal punto di vista della rappresentanza ma attraverso lotte, iniziative di base, campagne. É questo il modo in cui bisogna agire in questo momento. Io credo per esempio che l’atteggiamento che hanno avuto in compagni della Val di Susa sia assolutamente corretto: hanno votato una rottura, hanno votato una possibilità di muoversi su un terreno reale contro l’apparato. Votare Grillo, cioè dire “Viva Pope Gapon!” significa questo. D’altra parte però non ci si può ridurre a Grillo, anzi: si tratta di stanarlo, si tratta di romperlo, appunto intorno alla questione del reddito, della patrimoniale, in generale intorno ai temi del comune. Pensiamo ad un tema importante come quello della comunicazione: non è possibile avere delle campagne elettorali come quelle che sono state fatte in questa fase. Quindi in questo asse contradditorio che rappresenta Grillo, per certi versi anche molto pericoloso, bisogna agire, impedendogli di consolidarsi su un’alleanza – perché questa è un’alleanza puramente fascista – con la piccola imprenditorialità oggi e domani con la grande imprenditorialità, insieme a esclusi, non garantiti e classe media in disfatta. Si tratta quindi di muoversi, agire per garantire che non si stabilisca un qualsiasi tipo di governabilità, mantenendosi su questo terreno una apertura europea.

Per concludere vorrei dire un’altra cosa: mi sembra che questa sconfitta definitiva del togliattismo, del berlinguerismo, del socialismo reale, sia una cosa molto importante, perché mostra che la liberazione, ogni tematica di liberazione, non viene dal pubblico, dallo Stato. É finita quella storia! Grillo se non altro ha questo vantaggio, di dirci e di riconfermarci che la partita è solo su una espansione delle singolarità, dei diritti dell’uomo che si estendono ma legati ad una singolarità che si riconosce come moltitudine, ad una classe moltitudinaria che si ricompone a partire dalle sue specificità; ecco, ha questo merito di ricordarci questo ed è su questo terreno che dobbiamo agire. Quindi bene l’ingovernabilità, teniamola aperta e attorno a questa ingovernabilità teniamo fino in fondo aperta quella che è una campagna di rottura nei confronti della contraddizione reale che sta vivendo Pope Gapon!

Intervista realizzata su Radio Uninomade il 26 febbraio 2013

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