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Le antenne degli Stati Uniti nel Golfo di Guinea

Il presidente Obama ha nominato un nuovo comandante di Africom, il comando militare degli USA in Africa. A succedere al generale Carter Ham è stato scelto il generale David Rodrigues, uno dei più importanti militari in attività e fino ad ora non coinvolto in nessun scandalo. Il segretario della Difesa Leon Panetta ha elogiato Rodrigues, affermando che “è un leader con prove date”, ha svolto incarichi di comando sul campo di battaglia ed è stato uno degli architetti della strategia in Afghanistan. Panetta ha avuto anche parole simpatiche per Ham, affermando che ha dato ad Africom “un ruolo centrale in una regione piena di sfide”.

Non sorprende la priorità che Washington attribuisce al comando per l’Africa. In funzione dal 2008, con il quartier generale “provvisorio” a Stoccarda e con una base a Gibuti, Africom è responsabile delle relazioni militari degli USA con 54 paesi e delle partnership per “rafforzare la sua capacità di difesa”. Si propone di “combattere il terrorismo, il traffico di droga e la pirateria”, “aumentare la sicurezza marittima” e “prevenire i conflitti nel continente”. In altre parole, è il braccio armato dell’Impero in Africa, già con operazioni – più o meno discrete – in Somalia, in Uganda, Ruanda e Congo.

In altre sub-regioni, come il Golfo di Guinea, l’intervento di Africom assume forme più sottili, in parallelo con la “cooperazione” economica degli USA, l’intervento del FMI e della Banca Mondiale e “l’aiuto” umanitario di organizzazioni non governative, in generale legate alla CIA.

Per esempio, la Repubblica Democratica di S. Tomé e Principe, che spera di esplorare a breve petrolio off-shore insieme alla Nigeria, mantiene buone relazioni con Africom. Il primo ministro santomense, Patrice Trovoada, è stato, in settembre, il primo leader africano a visitare la sede del comando a Stoccarda.

La visita è servita a lui e ai dirigenti del comando per l’Africa “per parlare delle preoccupazioni reciproche relative alle questioni della sicurezza”, in particolare nella zona del Golfo di Guinea.

Troveada ha assicurato ai militari USA che “stanno facendo un eccellente lavoro e che sono i benvenuti in Africa”. Il generale Ham, per parte sua, ha garantito che “S. Tomé e Principe è un partner importante che contribuisce alla sicurezza e alla stabilità regionali nel Golfo di Guinea”.

Il comandante di Africom era già stato, nel mese di maggio, a S Tomé e in altre capitali centro-africane. In quell’occasione, Ham aveva manifestato interesse al rafforzamento della “partnership” con S. Tomé e Principe, nella prospettiva di “garantire la pace e la sicurezza del paese e del Golfo di Guinea”.

In precedenza, alla fine del 2011, una delegazione di Africom, capeggiata dal vice-comandante, generale Anthony Holmes, si era recata a S. Tomé, dove era stata ricevuta dal presidente Pinto da Costa e dal primo ministro Patrice Trovoada.

Un giornalista santomense, Oscar Medeiros – coordinatore della televisione statale e corrispondente locale di Voce dell’America – aveva scritto allora che erano state discusse “questioni di sicurezza nel Golfo di Guinea” e si era affrontato il ruolo dell’arcipelago in questo processo. E aveva chiarito che, per gli USA, “la posizione geografica di S. Tomé e Principe ha un’importanza fondamentale per la sicurezza del Golfo di Guinea, regione ricca di risorse petrolifere” e rotta marittima strategica.

Venne negoziata allora la cooperazione militare bilaterale, compresi la “modernizzazione” della guardia costiera santomense, la formazione di quadri delle forze armate e il rafforzamento della sicurezza nel porto e nell’aeroporto di S. Tomé.

Grazie a questa “amicizia” con gli USA, la Repubblica Democratica di S. Tomé e Principe – il cui bilancio di Stato per il 2013, su un totale di 142 milioni di dollari, dipende per l’80 per cento da “aiuti esterni” – si è trasformata in un centro di vigilanza del Golfo di Guinea. Africom ha installato nel paese tre sistemi radar di tecnologia avanzata che permettono il controllo di tutto il movimento delle navi, sia nella zona economica esclusiva dell’arcipelago che nelle acque del golfo.

S. Tomé è oggi non solo un centro di vigilanza marittima ma anche di diffusione della propaganda nordamericana: sull’isola è stato installato un potente trasmettitore di Radio Voce dell’America.

Le luci rosse delle grandi antenne statunitensi a S. Tomé e Principe sono oggi ben visibili dalla capitale del paese. Mettono in guardia dall’aggressività dell’imperialismo, che cerca di ricolonizzare l’Africa e dominare il Mondo. E ricordano ai popoli africani la necessità di continuare a lottare contro il neocolonialismo.

da marx21

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