Polizia assassina: procurato aborto per la donna sfrattata
La donna di 37 anni è stata ricoverata giovedì alla clinica Mangiagalli di Milano e nella stessa notte ha perso il bambino di venti settimane. Dopo aver denunciato l’accaduto in ospedale è quindi partita la segnalazione, firmata da quattro medici dell’ospedale e inviata alla Procura di Milano con l’ipotesi di procurato aborto.
Mentre i quotidiani mainstream danno all’unisono la notizia che, da una prima visita, sembrano non esserci segni evidenti di manganellate sulla pancia – legittimando l’idea che l’aborto non sia stato causato dai colpi della polizia – sappiamo bene di chi è la responsabilità dell’ennesimo corpo colpito a suon di manganelli fino a causare la morte del bambino che la donna portava in grembo.
La politica criminale attuata in questi giorni a Milano non è da considerarsi in maniera estranea alle conseguenze e all’attuazione della polizia, e quello che è avvenuto non può di certo essere considerato un fatale incidente. Chi sta implementando una politica diretta all’istigazione dell’odio nei confronti di chi occupa case vuote, chi criminalizza e punta il dito sull’illegalità e chi ordina sgomberi coatti di intere famiglie ha dei nomi e diverse facce. E se alcuni giorni fa ci sono state teste rotte e lacrimogeni per eseguire uno sfratto, la morte del bambino che la donna portava in grembo è solo una riprova della meschinità più infima attuata da chi esegue gli ordini di chi sta più in alto e che conosce un’unica parola: “sfratti”; mentre il prezzo diventa sempre più alto.
Per questa sera, alle 20.30 è prevista una fiaccolata che partirà da via Gola per le vie del quartiere Ticinese .
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