Tsipras si dimette per depurare Syriza
Il premier greco ha così annunciato di voler rimettere nelle mani del popolo la decisione sul suo operato, per ridare potere al corpo elettorale, dopo averne elogiato la resistenza e la forza durante gli scorsi mesi di trattative. Ad ogni modo le dimissioni sono il passo obbligato per Tsipras, sia per ordini contingenti (ha perso infatti la maggioranza di governo dopo il voto contrario di 40 deputati della maggioranza all’accordo con la Troika) sia di ordine strategico: la volontà è quella di provare, sebbene sia molto difficile, a riprendere in mano il governo del paese dopo essersi depurato dalla parte più “oltranzista” di Syriza, racchiusa ora nel nuovo soggetto politico Leiki Anotita (Unità Popolare).
Una mossa che potrebbe arrivare a chiudere in maniera emblematica la traiettoria fallimentare del governo Syriza, ottenendo una nuova vittoria elettorale che legittimi le scelte di Tsipras degli ultimi mesi, affondando definitivamente (con buona pace dell’OXI!) anni di lotte contro l’austerità nel paese ellenico e dando il colpo finale alle possibilità di riforma di tipo socialdemocratico dell’Unione Europea.
Come rimbalza la notizia ai piani alti della Troika? L’importante è che ci sia un governo forte, come dice Djsselbloom, il quale mantenga i suoi impegni con l’Eurozona e poi amen; ne consegue che la democrazia formale ormai è completamente scavalcata: la legittimazione popolare, l’approvazione via voto è qualcosa di carino, ma utile solo se rinforza l’ accettazione di rinnovati piani di aggiustamento strutturale.
Chi governa non è importante, anche se Moody’s ha lanciato un allarme sulla convocazione di elezioni anticipate, sottolineando come la mancanza di stabilità potrebbe mettere a rischio la fiducia dei creditori nell’accordo appena ratificato. E’ da vedere a questo punto come reagiranno le altre forze politiche greche: Nea Demokratia sembra intenzionata il più possibile a rimandare, tramite giochetti parlamentari come il tentativo di formare un nuovo esecutivo (impossibile a livello di numeri ma previsto dalla legge almeno in possibilità), le nuove elezioni, dove arriverebbe ampiamente impreparata così come tutte le altre forze politiche del paese (Pasok ma anche Alba Dorata).
Tsipras dal canto suo sembra intenzionato a correre anche per non dare tempo di organizzarsi a Unità Popolare, la nuova formazione nata dalla scissione di Syriza e che al momento ha 25 parlamentari (tra cui non figura però Varoufakis) ma soprattutto si candiderebbe a nuovo, unico, polo di lotta e non accettazione dei memorandum e della strategia dell’Ue, sebbene lo spazio politico a sinistra di Syriza, dove è presente anche il KKE, sembra essere già abbastanza riempito.
Tsipras ha al momento ancora il 60% del consenso popolare, derivante sia dalla sua capacità di rappresentarsi non come un traditore ma come una vittima di una battaglia impossibile da vincere. Bisognerà vedere nei prossimi mesi quanto l’impatto delle nuove misure referendarie si farà sentire sulla vita delle persone e quanto di quell’OXI di luglio continuerà a seguire la parabola di Syriza o meno.
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