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Voci dalla Pandemia: le favelas brasiliane

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Voci dalla pandemia: Racconti dall’Italia e dal mondo è un nuovo progetto di Until the Revolution, laboratorio di Ecologia e Critica Politica con sede a Bologna. Riprendiamo il lancio del progetto: “La romanticizzazione della quarantena è un privilegio di classe. In un momento in cui la crisi pandemica riporta alla luce tutte le contraddizioni del sistema-mondo che conosciamo e che siamo costretti a vivere, istituzioni e governi rendono appetibile l’emergenza solo per determinati tipi di persone, escludendone molte altre. La polvere sotto al tappeto comincia a sbucare in ogni dove. I tagli alla sanità pubblica fanno vacillare le narrazioni idilliache di un’economia neoliberista che tende in realtà alla privatizzazione e all’intensificazione delle disuguaglianze sociali. Quello che ci proponiamo è di essere la voce collettiva di tutte le soggettività tagliate fuori dalla comodità e dalla sicurezza dell’emergenza. Vogliamo bucare la bolla temporale venutasi a creare attorno a questo specifico periodo che costituisce in realtà soltanto un picco di quella che è una crisi ecologia e sociale globale”.

Sono giorni di paura in tutto il mondo. L’infezione da Covid-19 colpisce indiscriminatamente, ma senza dubbio è più pericolosa nelle aree sovraffollate o nei luoghi di lavoro. In un contesto come quello brasiliano, sicuramente le favelas sono ambienti dove garantire distanziamento sociale e igiene adeguata è molto difficile. La politica del governo brasiliano, d’altra parte, sembra quella di voler promuovere una strage di poveri, continuando a negare il problema e a far mancare alla popolazione quei servizi che invece riserva alle classi sociali più agiate. Anche qui come nel resto del mondo dunque il Covid mostra in controluce le differenze di classe.

Ne abbiamo parlato con Alessia, ex studentessa italo-brasiliana dell’Unibo, che sta passando questoperiodo di quarantena a Rio de Janeiro.

 

 

Ph. Alessia Caciotto

 

 

Quali problemi ha fatto emergere lo scoppio del Covid-19 in Brasile?

È necessario secondo me contestualizzare la situazione. A Rio de Janeiro, come nel resto del Brasile, le diseguaglianze sociali sono enormi. Da un lato tutto, dall’altro niente. Persone che hanno qualsiasi cosa, persone che non hanno accesso neanche all’acqua.Il Covid-19 mette in luce i differenziali di classe esistenti rispetto all’ambito sanitario. La sanità in Brasile è divisa tra privata e pubblica. Una buona assicurazione sanitaria privata, per chi se la può permettere, costa tra i 1000 e i 5000 real al mese e lo stipendio medio è di 1000 real. La sanità pubblica è assolutamente inadeguata alle esigenze di un paese dove milioni di persone e vivono al di sotto della soglia di povertà. Oltre a liste d’attesa infinite, non ci sono abbastanza medici e strumentazioni per offrire un servizio decente.

Tu in questo momento ti trovi a Rio de Janeiro, in che zona della città vivi?

Io in questo momento sto passando la quarantena a Copacabana, perchè ho preso una camera in affitto in questa zona della città. La mia famiglia si trova nella favela di Jacarezinho. Anche io preferirei trovarmi li, sia per stare insieme ai miei cari che per sentirmi più sicura. Qua a Copacabana si iniziano a verificare dei momenti di rivolta e delle rapine, e ancora di più se neverificheranno quando arriverà il picco.

 

Ph. Alessia Caciotto

 

La situazione è particolarmente grave nelle favelas?

Come noto la popolazione povera vive nelle “favelas”. Essendo quartieri non riconosciuti formalmente dallo Stato che se ne lava le mani, gli abitanti si collegano alle reti elettriche e idriche abusivamente, pagando un minimo mensile ad alcune associazioni che si occupano di fornire questi servizi. Questo succede anche perché il personale delle compagnie di luce, acqua e gas si rifiuta di entrare nelle favelas o nelle zone più pericolose della metropoli. Quando manca l’elettricità, e questo succede spesso per il caldo o la pioggia, bisogna aspettare il giorno dopo che i tecnici (pagatidalle associazioni) vadano a riallacciarla.Anche l’acqua manca spesso. Tutti hanno delle cisterne di riserva sul tetto, ma una volta finita quella bisogna aspettare che le istituzioni risolvano in qualche modo il problema. Per tutto il mese di gennaio c’è stata una crisi idrica in tutta Rio e nei dintorni. L’acqua usciva solo marrone, poi gialla o comunque sporca. Non si è ancora capito bene cosa sia accaduto, fatto sta che tutta la popolazione ha dovuto smettere di bere (anche chi aveva un purificatore collegato al lavandino) e inbreve tempo era diventato impossibile trovare bottiglie d’acqua nei supermercati. Di fatto, a gran parte della popolazione non sono garantiti neanche i diritti essenziali. E stiamo parlando solo delle favelas, senza contare il fatto che Rio è piena di senzatetto, soprattutto nella zona più ricca, quella più a sud.

Tutto questo accadeva anche prima dello scoppio di questa emergenza globale quindi?

Si certo, ma non solo. Un altro problema è quello che riguarda i rifiuti. Praticamente non esiste la differenziata e c’è un consumo di plastica incredibile. Nelle favelas passano a ritirare la spazzatura solo in determinate zone, anche qui a causa della paura.Ricordo che qualche anno fa, quando la polizia aveva occupato diverse favelas, i netturbini inizialmente entravano a pulire. Poco dopo hanno smesso. Va aggiunto però, perlomeno per quanto riguarda la favela dove vive la mia famiglia, quella di Jacarezinho, che c’è anche un concorso di colpa degli abitanti della comunità. Perché non avevano e continuano a non avere ancora oggi un minimo di rispetto per il bene comune. Questo ovviamente va ad aggravare una situazione già grave, favorendo infestazioni di vari animali (topi, scarafaggi ecc.).

I numeri dei contagi però sono ancora relativamente bassi, sia a Rio che in tutto il Brasile. Per quanto riguarda la situazione del virus a Rio.

L’epidemia si sta espandendo principalmente nellezone turistiche, quindi a sud dove mi trovo io in questo momento, e inizia a muoversi anche verso nord. Le favelas si trovano un po’ in tutte le zone della città, quindi anche in quella turistica. Per quanto mi riguarda è strano che ancora non si sappia di intere comunità focolaio. La percezione è quella che in realtà si stiano nascondendo i veri numeri. È impossibile pensare che con tutti gli agglomerati urbani come le favelas, ancora non si sia registrato un numero alto di contagi. Anche perchè se si leggono le statistiche del ministero della salute si può vedere che il virus si sta espandendo tre volte più velocemente che in Italia. La situazione è in realtà problematica in tutto il paese, soprattutto in zone meno note a livello internazionale come quella di Salvador, in cui il virus si sta espandendo a macchia d’olio senza che il governo si decida a prendere reali contromisure.

 

Da Frente DCC

 

Lo stato sta intervenendo in qualche modo?

In teoria è stata dichiarata la quarantena tre settimane fa, ma non è stata seguita molto.Una delle prime decisioni che sono state prese dalle prefetture di Rio e di San Paolo è stata quella di diminuire drasticamente i trasporti, senza però chiudere nessuna attività nelle città, questo ha portato al fatto che si siano creati degli assembramenti enormi all’interno dei mezzi di trasporto visto che la gente ha continuato ad uscire normalmente, anche per andare a lavorare. Poi per fortuna tutte le varie imprese e attività hanno chiuso, ma diciamo che hanno lavorato un po’ al contrario. Ora tutti i negozi sono chiusi, tranne quelli di generi alimentari e le farmacie, ma le persone continuano ad uscire, soprattutto gli anziani.Nella parte ricca della città, ora più della metà delle persone sta a casa. Ma fino ad una settimana fa in molti ancora affollavano le spiagge. Non esistono sanzioni per chi non rispetta la quarantena. Nei supermercati non viene presa nessuna precauzione, fanno entrare le persone normalmente soprattutto nei grossi centri commerciali che sono sempre super affollati. Come noto infatti il presidente Jair Bolsonaro continua a parlare di una semplice influenza che non si diffonderà in Brasile perchè non è un paese di “vecchietti” come l’Italia. Negli ultimi giorni è stato costretto a dei dietrofront dai membri del governo più legati agli apparati sanitari, stanchi di dover passare le giornate e smentire le sue dichiarazioni. Tutto però rimane nella sfera della retorica, in quanto di reale per la salute dei cittadini si continua a non fare niente. Inoltre alcuni suoi sostenitori stanno manifestando per abolire la quarantena e far ripartire il paese, seguendo la sua linea di ridicolizzazione del virus a favore degli interessi economici dei più potenti,come industrie e multinazionali.

Qua in Italia ormai non si fa altro che sentire la frase restate a casa, ma non tutti hanno le stesse possibilità. In un paese dove le diseguaglianze sociali sono altissime, come si vive la quarantena?

Qua il problema del sovraffollamento nelle case era un problema anche prima della quarantena. Ad esempio mia cugina vive in una casa con suo marito e i loro tre figli, hanno solo due camere da lettoma solo in una c’è l’aria condizionata. Qua è autunno, ci sono 35° quindi dormono tutti nella stanza con il condizionatore. Non una situazione ottimale per stare a casa. Tante persone hanno già perso il lavoro e chi può lavorare in smart working molto spesso non ne ha le possibilità, perchè non hanno il computer o un tablet con cui svolgerlo. Il prezzo di tutti quei prodotti igienico-sanitari per la profilassi contro il virus sono cresciti in maniera esponenziale e quindi oltre a vivere in case molto piccole (in cui il rischio del contagio è più alto), aver perso il lavoro, non ci si può neanche permettere di avere accesso a disinfettanti e simili, e anche il cibo inizia a scarseggiare, perchè i soldi non ci sono più. Lo stato continua a promettere aiuti per le fasce più povere, ma ancora non si sono visti. Per questi motivi si stanno iniziando a verificare momenti di rivolta da parte delle persone più povere, già dalla prima settimana. Nella via dove abito io si verificata una rapina che qua si chiama arrastao, ovvero gruppi di 30/40 persone che iniziano a correre, urlare e prendere tutto quello che trovano. Queste cose sono la normalità sempre, soprattutto in estate quando la città è piena di turisti.Se non dovessero trovarsi soluzioni sicuramente la rabbia delle classi più povere esploderà.

 

Da Frente DCC

 

Come si sta cercando di tutelarsi dal virus in quei territori dimenticati dagli apparati statali?

In favela nonostante sia stata dichiarata la quarantena, non tutti la stanno seguendo. Il Comando Vermelho, che gestisce il narcotraffico nella mia e in altre favelas, ha scritto un breve testo in cui vietava alle persone di uscire quanto meno la notte, perchè durante il giorno molti sono costretti ad andare a lavorare. Del resto in Brasile ora come ora a livello sociale lo Stato non esiste e le persone devono arrangiarsi.

 

“Gente, restate a casa, la cosa è diventata seria, nonostante ci siano ancora persone che la stanno prendendo come un gioco, i corrotti di Brasilia (i politici, ndr) hanno detto alle persone di non uscire, ma c’è ancora qualcuno che finge di essere sordo. Adesso dovete restare a casa in un modo o nell’altro, anche a costo di venirvi a prendere in strada se vi troviamo fuori dalle 20 in poi , così da capire come si rispetta il prossimo. Vogliamo il meglio per la nostra comunità e se il governo non trova un modo per risolvere la situazione, il crimine organizzato dovrà farlo.”

 

Ovviamente non sono state bloccate lo operazioni di polizia all’interno delle favelas. Qualche giorno fa sono entrati nella Cidade de Deus, una delle favele più conosciute e più pericolose ad ovest della città. Da quello che raccontano alcune associazioni attive sul territorio, la polizia ha di fatto bloccato una serie di iniziative di solidarietà che si stavano mettendo in campo per aiutare gli abitanti della favela, che in questo momento hanno estrema necessità di iniziative di solidarietà attiva come quelle che portano avanti questi tipi di associazioni.

Per quanto riguarda la situazione carceraria invece? Sai cosa sta succedendo?

Le carceri in Brasile a prescindere dal virus sono sovraffollate. In questo momento hanno deciso di fare uscire chi ha quasi finito di scontare la pena o chi per buona condotta sarebbe comunque uscito a breve. Hanno vietato le visite e i parenti possono recarsi nelle carceri solo per portare cibo o prodotti igienici. Questo perchè nel carcere di cui ho notizie (quello di Bangu, sempre a Nord della città), vengono forniti tre pasti al giorno, spesso di qualità pessima o anche cibo avariato. Se i detenuti non rispettano gli orari del pasti non hanno accesso a una cucina comune o ad altri viveri, per questo le famiglie portano da mangiare ai carcerati. Non penso che abbiano accesso a skype o ad altre forme di comunicazione con l’esterno.

Quindi lo stato di fatto non esiste?

La cosa folle è che tra i trafficanti e lo stato in questo momento i primi stanno agendo molto di più in termini di sicurezza dei cittadini. Il Comando quantomeno si occupa di proteggere davvero gli abitanti (con tutti i pro e i contro della situazione, ovviamente) rispetto ai politici brasiliani. Questi in ogni caso, per vie traverse hanno rapporti con le milizie, quindi anche loro guadagnano dal narcotraffico.Sono le associazioni e i collettivi a svolgere il lavoro più importante. Pur avendo pochi mezzi a disposizione si preoccupano per le comunità, fornendo cibo e altre cose indispensabili vista la gravesituazione, organizzando delle campagne per donazioni e svolgendo un importantissimo lavoro di informazione nelle favele, cosa che le istituzioni non si disturbano a fare.Detto ciò persino il traffico in questo momento è più rispettabile dello stato. Quella del Comando Vermelho infattipuò suonare come una minaccia, ma non lo è. Qua nelle favelas le persone danno retta più al Comando che lo Stato, perchè i banditi sono gli unici a fare davvero qualcosa per le comunità. Anche i trafficanti si sono mobilitati per organizzare momenti di solidarietà, portando beni di prima necessità alle famiglie delle comunità. Inoltre fortunatamente ci sono tante associazioni che si stanno occupando di aiutare le persone in difficoltà, portando beni essenziali alle famiglie e organizzando delle campagne per donazioni che consentano di portare alla gente cibo, acqua, alcol in gel e cose di questo tipo. In Brasile la situazione era abbastanza difficile anche prima dell’arrivo del virus, è importante che sisappia sempre di più quello che accade quotidianamente in questi territori dimenticati dai più.

 

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