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26 ottobre: oltre diecimila operai in piazza a Roma

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Decine di pullman da tutta Italia hanno ingrossato la manifestazione nazionale romana del S.I. Cobas contro il governo Conte bis

in programma lo scorso sabato 26 ottobre. Più di 10.000 lavoratori – la maggior parte operai immigrati della logistica ma non solo – hanno sfilato accanto agli occupanti di case romani e ai disoccupati napoletani contro quello che è a tutti gli effetti un governo nato per equilibri di palazzo che nulla ha a che spartire con gli interessi delle classi popolari del paese. La larga partecipazione alla manifestazione e le alte adesioni allo sciopero di venerdì 25, indetto da varie sigle del sindacalismo di base, hanno mostrato la consapevolezza che i protagonisti di questi segmenti di lotta hanno del fatto che solo dimostrando la propria forza nelle battaglie sindacali, sociali e politiche è possibile costruire un’opposizione reale allo sfruttamento capitalista.
Di seguito il comunicato del S.I. COBAS diffuso a conclusione della manifestazione:

L’OPPOSIZIONE OPERAIA TORNA AD INVADERE LE VIE DELLA CAPITALE. NON ABBIAMO GOVERNI AMICI!

Anche stavolta in piazza eravamo tantissimi: per alcuni più di 10 mila, per altri addirittura 20 mila, ma quel che conta è anche nell’era del Conte Bis il SI Cobas ha dato voce a migliaia di lavoratori, precari, disoccupati e occupanti casa, determinati come non mai a proseguire la lotta e a non lasciare il monopolio dell’opposizione nelle mani di Salvini, della Meloni e dei loro carrozzoni di odio razzista e reazionario.

In barba al boicottaggio e alla censura di tutti i media ufficiali, e all’indomani dell’intensa e riuscitissima intensa giornata di lotta dello sciopero generale di venerdi, in cui migliaia di magazzini e aziende pubbliche e private si sono fermate, abbiamo dato vita a un corteo determinato, combattivo e soprattutto chiaro nei contenuti.

Assieme a noi i compagni di sempre: su tutti il movimento romano per il diritto all’abitare e i disoccupati napoletani, ovvero due tra i più importanti movimenti di lotta attivi nel Centro-Sud, cui ci unisce una quotidiana e consolidata comunione di intenti e di pratiche.

Da questo settore infatti, lungo il percorso del corteo, si è tentata una deviazione a Via Cavour verso il Viminale contro i “decreto sicurezza” e l’art. 5 del Piano Casa Renzi-Lupi con una striscionare e fumogeni contro la repressione delle lotte sociali.

La scelta di aprire il corteo con uno striscione unitario guisato da compagne e lavoratrici ha costituito già in se un piccolo manifesto programmatico: da un lato la nostra volontà di apertura verso tutte quelle esperienze che si collocano sul nostro medesimo terreno di lotta; dall’altro la riaffermazione del nostro dna di organizzazione che lotta non solo per migliori condizioni economiche, ma per un altro sistema sociale, libero dal profitto e da ogni forma di discriminazione e oppressione, in primis quelle su base razziale e di genere.

Il contesto politico e sociale in cui si è svolta la piazza di quest’anno era decisamente più ostico di quello del 27 ottobre 2018: da un lato il clima diffuso di pace sociale prodotto dall’uscita di Salvini dal governo, e dunque la “non belligeranza” di gran parte del movimento nei confronti del governo a guida 5 Stelle- PD- Renzi, dall’altro la concomitanza nello stesso giorno (e nostro malgrado) di altre manifestazioni.

In ultimo, l’ostilità (aperta o malcelata) verso la manifestazione di Roma del resto del sindacalismo di base, che in alcuni casi è pervaso dalla logica del “governo-amico”, in altri si nasconde dietro l’alibi della distinzione tra ambito sindacale e ambito “politico” per sottrarsi ala responsabilità di costruire un’opposizione chiara e complessiva al governo attuale.

In un tale contesto, portare migliaia di proletari in una piazza che ha visto settori e categorie nuove di lavoratori affiancarsi al nucleo storico della logistica, per noi non è solo un successo, ma costituisce un’inequivocabile base di partenza per avviare un nuova stagione nella storia del SI Cobas: non più solo il sindacato “dei facchini”, e neanche soltanto il “sindacato di lotta”, bensì un sindacato realmente intercategoriale che a partire dalla centralità e dall’imprescindibilità della lotta economica, si propone di lanciare una propria agenda di rivendicazioni sociali e di campagne politiche rivolte all’insieme dei lavoratori e della classe oppressa.

I temi che abbiamo posto in queste settimane, dall’urgenza di una vera detassazione dei salari e di una vera patrimoniale sui grandi capitali, di forti aumenti salariali slegati dalla produttività, dalla lotta ai decreti-sicurezza e contro la repressione degli scioperi e del dissenso, dal salario garantito ai disoccupati al no a tutte le guerre imperialiste e di aggressione, dall’abolizione del Jobs Act a una piena libertà sindacale sui luoghi di lavoro, non può che implicare una chiara e netta opposizione a questo governo e a tutti i governi dei padroni, in un ottica anticapitalista ed internazionalista.

Gli esiti più che confortanti dello sciopero generale del 25 e della manifestazione di Roma del 26 ottobre ci spronano a proseguire con convinzione in questa direzione.

Contro il governo Conte-bis: uniti nella lotta per un fronte anticapitalista.

SI Cobas nazionale

 

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