Alcoa: un segnale che la lotta paga!
L’accordo, dopo dodici ore di trattativa, fa in modo che fino a tutto il 2012 lo stabilimento di Portovesme (Carbonia-Iglesias) resti aperto, a prescindere dalla produzione effettiva, che dovrebbe terminare ad ottobre. Nel frattempo si cercherà un nuovo acquirente disposto a subentrare agli americani nel 2013.
Un sospiro, seppur momentaneo, per gli operai e per tutte le famiglie del Sulcis coinvolte in una spirale economica di cui non si intravvede alcuna uscita a breve termine.
Il segnale importante che ci perviene da questa vicenda, al di là dell’effettività di un accordo senz’altro provvisorio e da non considerare certo una completa vittoria, capitolo di una storia che dura ormai da più di tre anni, è la soggettività espressa dagli operai sardi.
Questi, a fronte di una cecità istituzionale tanto reiterata, non si sono dati per vinti, nè tantomeno si sono lasciati raggirare dai tentativi di abbassare i toni: hanno alzato la voce, hanno aggredito il palazzo del potere, e hanno incassato un primo parziale risultato.
Memori che, per ottenerlo, han dovuto sopportare in svariate occasioni i soprusi delle forze dell’ ordine, han saputo trascinare la vicenda dell’Alcoa sulle prime pagine dei quotidiani del Paese e in televisione, dimostrando a tutti quanto la determinazione possa risultare vincente se accompagnata all’irriducibilità delle pretese.
Memorabile, difatti, fu la presa di parola di uno dei sindacalisti più combattivi, quando durante la trasmissione televisiva di Santoro costrinse Castelli ad abbandonare lo studio.
Non di meno, ieri, ha destato non poca preoccupazione nell’arco istituzionale il veder bruciare – provocatoriamente – le schede elettorali. Provocatoriamente, ma neanche troppo..
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