AUMENTA L’INFLAZIONE, I SALARI DIMINUISCONO, I SINDACATI TACCIONO. E I NATI DOPO L’86 HANNO IL REDDITO PIU’ BASSO DI SEMPRE
Aumentano le spese e diminuiscono i salari: è questa la fotografia reale dell’Italia di oggi che si può evincere dagli ultimi dati Istat.
Da un lato l’inflazione in aumento: dopo il parziale rallentamento registrato ad aprile, l’inflazione segna un nuovo record. Stando alle stime preliminari, a maggio i prezzi sono saliti del 6,9% su base annuale, il rialzo maggiore mai registrato dal 1986. A correre sono come sempre i beni energetici che a cascata influenzano tutte le altre categorie di beni: l’aumento dei prezzi energetici passa da +39,5% di aprile a +42,2% di maggio; le spese di casa e bollette aumentano di 26,4%; i trasporti del 10,6%; alimentari e beni di prima necessità aumentano del 7,5%; +6% per Hotel e ristoranti; +4,5% per mobili, articoli e servizi.
Dall’altro lato gli stipendi per fare fronte all’aumento delle spese sono sempre più bassi: l’Italia è l’unico paese OCSE in cui i salari sono diminuiti negli ultimi 30 anni. Mentre la Germania segna un aumento del 34%, la Francia del 31 e la Spagna del 6, l’Italia cala di 3 punti percentuale. I dati Istat segnalano anche che chi è nato/a dopo il 1986 ha il reddito pro-capite più basso della storia italiana. E mentre le buste paga si ritraggono, dilaga il part-time involontario, in particolare tra le donne, e i giovani sono stipendiati una miseria per lavorare molte ore.
In tutto questo prosegue la campagna d’odio di Confindustria verso gli sporadici, insufficienti, bonus del governo Draghi e nei confronti del reddito di cittadinanza, mentre i sindacati confederali proseguono nel loro clima di rottura interno.
Con noi per Giulio MARCON, portavoce della campagna Sbilanciamoci. Ascolta o Scarica.
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