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Basta passeggiare sulle nostre macerie

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Oggi oltre trecento persone sono arrivate con i pullman dal Centro Italia per riempire il piazzale di fronte a Montecitorio. Sotto il diluvio tantissimi interventi sottolineavano la rabbia verso il governo e mostravano la grande eterogeneità territoriale. Il racconto di una piazza che vuole trasformare il senso di abbandono in voglia di riscatto.

Dal terremoto del 2016 sono ormai passati tre anni, tre governi e tre commissari ma poco o nulla è stato fatto. Il rischio di un ulteriore spopolamento del Centro Italia è stato ripreso più volte durante la manifestazione. I terremotati ribadiscono di non voler andare ad “allargare le periferie delle grandi metropoli” e di rimanere nei territori dove sono nati, provando a ricostruire il tessuto sociale spazzato via dalla tragedia del 2016. La domanda che un signore di Amatrice pone è emblematica: “Con le donazioni abbiamo costruito una Casa delle Donne, una palestra e una chiesa, ma cosa ci facciamo se tra qualche anno non abiterà più nessuno qui?”

Dopo lo scandalo delle casette prefabbricate travolte dalla pioggia e dalla muffa, sembra non essersi mosso nulla. I fondi finora utilizzati per far ripartire alcune attività provengono tutti da donazioni private. Dallo Stato non arrivano risorse, ma soprattutto quello che manca è un serio programma prospettico sul futuro delle città dell’appennino. Oltre alle promesse e alle passerelle elettorali nessuna forza politica ha interesse a colmare questo vuoto. Il Movimento Cinque Stelle che prima di salire al governo si era mostrato sensibile alle questioni dei terremotati, ha abbandonato l’idea di inserire nel Decreti Sblocca-Cantieri gli interventi necessari per cominciare le ricostruzioni. 

I terremotati scesi in piazza hanno le idee chiare sul gioco che le istituzioni stanno portando avanti. Ricostruzioni, piani di urbanizzazione e appalti sono fermi perchè i partiti litigano e attendono di capire come spartire i soldi da distribuire alle ditte “amiche”. Gli interventi rappresentativi di diversi comuni, anche molto distanti tra di loro, riportavano la stessa storia.  

L’assenza dei sindaci dei comuni colpiti dal terremotato è stata più volte sottolineata. Una battuta amara ha reso chiaro il senso delle priorità dei responsabili istituzionali “Stanno tutti impegnati con le campagne elettorali delle amministrative di fine Maggio”. 

La manifestazione dopo diverse ore di pioggia si chiude con una promessa. Se non dovesse cambiare niente, i terremotati tornerrano ancora una volta sotto Montecitorio, ma meno dialoganti e più arrabbiati.

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