Bologna – Continua agitazione riders: ora un vero confronto con Just Eat!
Dopo una settimana di scioperi e blocchi, questo pomeriggio i riders licenziati in tronco da Just Eat hanno sfilato numerosissimi per le strade di Bologna, in un corteo di lavoratori e solidali che aveva come obiettivo la Prefettura.
Nel giorno in cui scadeva il contratto con Foodpony – cooperativa che ha fornito fino ad oggi la manodopera alla piattaforma multinazionale del food delivery – i fattorini che potrebbero rimanere senza lavoro sono riusciti ad ottenere un primo risultato.
La Prefettura, infatti, a seguito delle pressioni del corteo ha accolto una delegazione di lavoratori. Per poi formalmente impegnarsi a convocare, entro non più di otto giorni, un tavolo di trattative in cui è formalmente invitata a partecipare anche l’azienda.
Le rivendicazioni dei riders licenziati, scandite a chiare lettere per tutto il corso del pomeriggio, rimangono quelle già avanzate nel corso degli ultimi giorni. Vale a dire, reintegrazione completa dell’organico, rifiuto del cottimo e ristabilimento del contratto di collaborazione, comprensivo di tutte le garanzie che l’azienda vorrebbe cancellare con le nuove assunzioni. Si vedrà nei prossimi giorni se le istituzioni sapranno mantenere l’impegno preso. Intanto, i lavoratori hanno annunciato il prosieguo della mobilitazione, che continuerà a fare pressione su Just Eat affinché si prenda la responsabilità di partecipare alle trattative.
Il comunicato sulla giornata di oggi:
Siamo i riders di Just Eat, nella città di Bologna, da domani disoccupati a causa della decisione della piattaforma di smantellare l’appalto che aveva con la società Foodpony s.r.l., incaricata di assumerci e stipendiarci.
La comunicazione quasi senza preavviso da parte dell’azienda e la situazione in cui versano la maggior parte di noi, ci ha portato ad essere qui, oggi, in un corteo di protesta dopo giorni di sciopero continuativo, per pretendere di non essere trattati come oggetti di consumo.
Just Eat, da domani, metterà in giro un nuovo corpo di fattorini, assunti direttamente da loro tramite un contratto a collaborazione occasionale: il nostro contratto era invece un co.co.co. (collaborazione coordinata e continuativa) che, nonostante la prefigurazione precaria, ci offriva un minimo di tutele e garanzie in materia di contributi, assicurazione, Tfr e disoccupazione post-rapporto. Inoltre, per molti di noi in quanto stranieri, era motivo di rinnovo del permesso di soggiorno e per altri ancora, essendo esso legato a motivi di studio, una possibilità di lavorare flessibilmente senza alcun problema burocratico.
Come ha detto Just Eat nelle sue recenti dichiarazioni, tutto questo sta per scomparire: il “futuro rider” è un lavoratore autonomo, è un uomo bianco scattante e atletico, così come lo chiede l’algoritmo. Il mercato concorrenziale impone di abolire le forme di welfare lavorativi e, dunque, i soggetti che le richiedono.
Ma vi è una profonda contraddizione nei discorsi portati avanti da Davide Contini, rappresentante legale di Just Eat Italia: se sono così tanto interessati al futuro dei lavoratori a loro sottoposti, perché non accettano di presenziare ad un tavolo si discussione direttamente con noi, senza mediatori politici o di altro tipo?
Noi chiediamo innanzitutto un contratto, vero, che rispecchi almeno alla base la situazione di garanzia e stabilità in cui lavoravamo prima: CHIEDIAMO UN CONTRATTO CO.CO.CO. direttamente somministrato dall’azienda, che possa anche prevedere una retribuzione a consegna. Questo tutelerebbe ogni tipo di figura attualmente coinvolta nel licenziamento e risolverebbe ogni problema inerente ai permessi di soggiorno degli studenti-lavoratori stranieri.
Siamo stati ricevuti in Prefettura, che si è assunta la responsabilità di organizzare un tavolo in cui sia presente anche il cda di Just Eat Italia o un suo rappresentante legale. Saremo noi stessi a fare pressione e ad assicurarci della loro presenza, che vogliamo vedere PER ISCRITTO, a questo tavolo di trattativa per discutere le modalità del nostro reintegro.
Le persone attualmente licenziate non possono aspettare e continueremo a proporre azioni comunicative volte a promuovere il boicottaggio della piattaforma e a sensibilizzare i cittadini sulle condizioni a cui, come ex-fattorini, siamo stati costretti a sottostare.
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