Cina: Impennata di scioperi nel 2015. Canton, arrestati attivisti pro migranti
Rispetto al 2014, l’anno appena concluso ha visto un’impennata di scioperi in Cina. Le proteste registrate da China Labour Bulletin sono salite infatti a 2.774 nel 2015, dalle 1.379 rilevate l’anno prima dalla stessa organizzazione non governativa.
Secondo la ong con sede a Hong Kong – oltre al rallentamento della seconda economia del Pianeta – la causa fondamentale delle proteste rimane “il rifiuto sistematico da parte degli imprenditori di rispettare i diritti elementari dei lavoratori, come quello di essere pagati puntualmente e di ricevere i benefit che gli spettano; e il fallimento delle amministrazioni locali di far rispettare le leggi sul lavoro”.
Oltre i 2/3 delle dispute sul lavoro del 2015 sono state causate dal mancato pagamento dei salari. “Gli arretrati sono endemici da decenni nel settore edilizio – sottolinea CLB -, ma ora sono venuti a galla anche in quello manifatturiero, minerario e dei servizi, con imprenditori che si rifiutano di pagare i dipendenti, chiudono l’attività e spariscono”.
Le proteste e gli scioperi del 2015 sono stati così ripartiti: edilizia (36%), manifatturiero (32%), trasporti (9%), servizi (9%), minerario (4%), istruzione (3%), commercio al dettaglio (2%), altro (5%).
La provincia dove è stato registrato il più alto numero di agitazioni (267 su un totale di 886 nel settore manifatturiero) è il Guangdong (nel Sud del Paese) il cuore della ex “Fabbrica del mondo”. Nel Guangdong la polizia è intervenuta nel 19% dei casi e la stessa provincia ha fatto registrare il 24% degli arresti complessivi a livello nazionale durante manifestazioni per il lavoro.
E quattro attivisti dei diritti dei lavoratori sono stati formalmente arrestati negli ultimi giorni. Lo ha reso noto domenica scorsa il loro avvocato.
Tra gli arrestati c’è anche Zeng Feyiang, direttore del Panyu Migrant Workers Centre di Guangzhou (Canton) e tra le figure più note dell’attivismo in difesa dei diritti dei lavoratori in Cina.
I quattro erano stati fermati il mese scorso assieme a un gruppo di compagni e accusati di “incitare i lavoratori allo sciopero” nonché di “disturbo dell’ordine sociale” e di aver accettato fondi stranieri per le loro ong.
Secondo CLB, dopo i fermi, che risalgono al 4 dicembre, l’attivismo dei lavoratori non si è fermato e ha fatto registrare 56 proteste nel Guangdong fino alla fine del mese scorso.
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