Cisgiordania: lavoratori in sciopero contro Fayyad
Ramallah, 26 aprile 2011, Nena News – La minaccia del governo dell’Anp di ricorrere all’Alta Corte di Giustizia per fermare gli scioperi, non piega i lavoratori della sanità palestinese in Cisgiordania (e parzialmente anche a Gaza) da diversi giorni in sciopero per ottenere miglioramenti salariali e un nuovo contratto di categoria. «L’agitazione prosegue», ha detto a Radio Voce della Palestina, Osama Najar, leader dei lavoratori della sanità. «Il governo attraverso il suo portavoce ci accusa di aver paralizzato servizi sanitari di vitale importanza ma ciò non è vero, tutte le emergenze e l’assistenza ai malati gravi sono garantite puntualmente e 24 ore su 24. Pertanto non c’è alcun bisogno di precettare i lavoratori facendo intervenire i giudici», ha detto Najar. «L’unica cosa vera in tutta questa vicenda è la posizione contraria del governo ad accogliere le richieste legittime dei lavoratori che vivono con salari indecenti e operano in condizioni di grande difficoltà», ha aggiunto il sindacalista.
Sul punto di scendere in sciopero sono anche docenti e dipendenti delle università e nei prossimi giorni potrebbe scattare uno sciopero generale di tutti i lavoratori del settore pubblico. Il governo dell’Anp si difende affermando di non avere le risorse necessarie per soddisfare le richieste ma i rappresentanti dei lavoratori denunciano sprechi e cattivo utilizzo dei fondi pubblici, frutto in gran parte dei generosi finanziamenti che la comunità internazionale assegna annualmente all’Anp di Abu Mazen. Bassam Zakarneh, capo del sindacato della funzione pubblica, ha denunciato, sempre ai microfoni di Radio Voce della Palestina, «che il governo non ha realizzato alcuna delle promesse fatte negli ultimi mesi ai lavoratori».
Gli scioperi avvengono mentre, secondo la stampa, il premier Salam Fayyad si prepara ad annunciare, la prossima settimana, il nuovo governo. Si tratta in effetti soltanto di un rimpasto che, peraltro, non soddisfa Fatah (il partito guidato da Abu Maze) che da tempo chiede l’inserimento di suoi rappresentanti all’interno dell’esecutivo formato dal 2007 a oggi in gran parte da tecnici e figure indipendenti. Secondo diversi dirigenti di Fatah la scelta dei ministri non è stata trasparente e tiene conto soltanto dell’esigenza di «non allarmare» gli sponsor internazionali dell’Anp.
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