Comunicato Prendocasa Modena
Questa mattina è stata dichiarata ufficialmente l’occupazione della palazzina/ex residenza universitaria di Via Fossamonda, 4 nella zona residenziale sita di fronte all’Ipercoop “i Portali”.
Il collettivo Prendocasa dichiara, attraverso l’appoggio a questo gesto, la propria indisponibilità ad accettare ancora le mille scusanti delle istituzioni locali e nazionali rispetto alle esigenze reali delle persone reali: qui non parliamo di dibattiti da salotto, parliamo della vita materiale e concreta di persone che sono senza casa.
In questo paese destra e sinistra istituzionale paiono aver chiaro un contenuto preciso, qualificante: prima vengono le cose, gli oggetti, il denaro, dopo, forse, le persone e le loro esigenze.
Le cose non sono fatte per le persone, ma le persone debbono adeguarsi alle esigenze delle cose, del denaro, degli oggetti.
Noi siamo portatori dei valori opposti: PRIMA LE PERSONE, dopo gli oggetti, le cose, il denaro.
Per noi il lavoro deve essere al servizio delle esigenze delle persone, per loro le persone devono essere al servizio delle esigenze del lavoro, inteso come fatto astratto.
Queste case vuote forse lo sono perché non possono produrre altro denaro? E’ questo il problema? Si è proprio questo il problema: prima il denaro, poi le persone, poi i bambini, le donne e gli uomini.
E’ proprio una accusa precisa ad un sistema di vita, ad una modalità di pensare al mondo: rifiutiamo di essere catalogati come emarginati solo perché non abbiamo abbastanza soldi per poter essere considerati.
Siamo “brave persone” anche se non abbiamo soldi: non ci classificherete mai sulla base del nostro portafoglio!
Le ragioni che sono alla base della scelta di alcune famiglie di lavoratori, alcuni momentaneamente disoccupati, sono inscritte nel concetto di “dignità”:
– sono lavoratori che per anni hanno avuto un impiego stabile ed hanno perso la casa a causa della crisi economica;
– ora magari sono di nuovo impiegati, ma sono inseguiti dai debiti vecchi, quindi non ancora in condizione di ambire ad un nuovo alloggio;
– le loro famiglie sono state smembrate, mariti in un luogo, mogli in un altro, figli in un terzo;
– i bambini cominciano ad avere problemi a frequentare la scuola, anche perché l’assenza di alloggio e di residenza rischia di far perdere ogni diritto, anche quello all’istruzione.
E’ in base a questi dati di fatto che il collettivo PRENDOCASA MODENA, una sigla che rappresenta il nodo locale di una rete nazionale, si è adoperata per riconsegnare ad uso pubblico una struttura svuotata per fini tutti da scoprire.
Ci pare insensato che strutture pubbliche vengano vendute in un momento come questo o che altre siano vuote perché i soldi per le case non ci sono mai. Eppure quando sui tratta di distruggere il territorio per autodromi insensati, quando si tratta di scavare le cave per lucrare sul futuro dei nostri figli, quando si tratta di costruire i treni ad alta velocità, di fare guerre, allora i soldi si trovano sempre.
Un tempo si diceva che c’è una giustizia di classe, ma cosa è se non una discriminazione di classe il fatto che la disoccupazione renda le persone “colpevoli” della loro povertà? Dove è la giustizia, ammesso che in questo paese una parola del genere abbia ancora qualche significato?
Esiste un enorme patrimonio immobiliare inutilizzato nella nostra provincia e nessuna istituzione reagisce.
Abbiamo proposto al comune di costituire delle cooperative di sfrattati al fine di recuperare le case sfitte per permetterne uso sociale, in modo che gli sfrattati stessi possano contribuire al bene comune ed tornare a percepire un reddito che permetta di vivere.
Non siamo ascoltati, naturalmente: questa, del resto, è una città allineata alla costruzione della paura per il diverso.
Noi difendiamo i diritti degli operai, dei precari, degli studenti, delle donne, degli immigrati, categorie sempre più disprezzate dalla politica ufficiale.
Chiediamo a tutta la comunità, alle strutture religiose, ai partiti, alle associazioni di volontariato di esprimere solidarietà nei confronti di queste famiglie, che solo domandano giustizia e considerazione per la propria condizione.
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