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Continua la lotta dei lavoratori Usa dei fastfood

Gli scioperi sono promossi da movimenti di lavoratori come il Fight For 15 di Chicago e il Fast Food Forwad di New York, i quali lottano per ottenere un salario minimo di 15$ l’ora, ovvero circa il doppio di quello attuale di soli 7,25$. La protesta vede l’appoggio di alcuni sindacati come il SEIU, sindacato internazionale dei lavoratori dei servizi, sebbene il fulcro della lotta risieda nell’organizzazione autonoma degli stessi lavoratori sfruttati e malpagati.

Questi movimenti sono nati nel novembre 2012, quando 200 lavoratori dei fast-food hanno scioperato per un’intera giornata in più di 20 ristoranti newyorkesi, dando luogo per la prima vlta nella storia dell’industria del “cibo veloce” ad una protesta di tale entità. Nell’arco di un anno l’organizzazione dei movimenti in lotta è cresciuta e si è compreso che “una giornata di sciopero isolata non porta da nessuna parte” a meno che non si dia continuità al conflitto. La scorsa estate ha visto nuove importanti mobilitazioni in oltre 50 città statunitensi (http://www.infoaut.org/index.php/blog/precariato-sociale/item/8559-new-york-lavoratori-dei-fast-food-in-sciopero, http://www.infoaut.org/index.php/blog/approfondimenti/item/8821-the-thunder%E2%80%99s-gonna-come-salario-sindacato-e-terzo-sciopero-dei-fast-food-workers).

Per diversi anni i posti di lavoro a salario minimo sono stati ricoperti in buona percentuale da giovani dei ceti medi per mantenersi durante gli anni del college. Tuttavia, con l’incedere della crisi economica è aumentata notevolmente la componente di adulti costretta ad accettare quel tipo di posizioni lavorative per mantenere se stessi e le proprie famiglie, percependo salari al limite della sussistenza.

In realtà, le proteste divampate nell’ultimo anno non riguardano unicamente la questione del salario minimo, ma esprimono il crescente rifiuto da parte dei lavoratori a tollerare ancora condizioni di vita insostenibili, peraltro imposte loro da quei giganti economici che ottengono guadagni incredibilmente elevati proprio dal loro sfruttamento. Come testimoniano alcuni attivisti dei movimenti dei lavoratori a salario minimo, tale presa di coscienza è in parte frutto del retaggio lasciato dal movimento Occupy.

La controparte, al contrario, tende a minimizzare, definendo queste mobilitazioni di una giornata di sciopero delle trovate pubblicitarie. Contemporaneamente McDonald’s ha invitato i propri dipendenti ha rivendere su eBay o Craigslist i regali di natale che riceveranno per incrementare i loro introiti.

I fatti sembrano smentirli, dato che le proteste dei lavoratori sono in continuo aumento su tutto il territorio del Stati Uniti. Ultime in ordine di tempo sono state le mobilitazioni dei lavoratori di Walmart avvenute nella giornata simbolo dell’isteria dell’acquisto, il Black Friday, che hanno visto diversi manifestanti arrestati dalle forze dell’ordine.

Sembra che allo sciopero del 5 dicembre, oltre agli stessi organizzatori, aderiranno diverse realtà in lotta, tra cui USAction, l’organizzazione degli studenti contro le fabbriche dello sfruttamento e i lavoratori delle ditte assegnatarie degli appalti governativi (Federal contractors).

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