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Cosa succede nella gloriosa e ridente provincia Modenese?

 

Improvvisamente, anche qui scoppia la crisi e tutto il meccanismo messo in piedi da imprenditori e politica modenese comincia a cadere giorno dopo giorno. Se prima erano i grossi gruppi della ceramica a chiudere e delocalizzare aziende una dopo l’altra, lentamente hanno cominciato anche le altre aziende, piccole o grandi a usare la crisi per disinvestire, chiudere e spostare al produzione in altre zone del mondo.

 

Si torna a parlare ,dopo le cifre buttate in aria da Marchionne ,della chiusura dello stabilimento Maserati di Modena, verso quello di Grugliasco dove si dovrebbero sfornare il nuovo modello della casa, una Quattroporte posizionata sul più «popolare» segmento E. questa delocalizzazione interna fa già gola alla politica piemontese, che a loro dire rilancerebbe il ruolo di Torino sempre però attraverso un accordo tra azienda e sindacati, che definisca diritti e doveri dei lavoratori nell’impianto: «Certi atteggiamenti da parte di qualcuno», ha detto Chiamparino, «aiuteranno a far pendere l’ago della bilancia».

Ma forse questa delocalizzazione interna, verrà bocciata dagli stessi lavoratori della Grugliasco, azienda  che vede il 65% di iscritti alla Fiom, e che in un altro eventuale referendum, potrebbero far subire l’ennesima sconfitta alla politica di tagli di diritti, di Marchionne.

 

Ma come anticipato, non solo i lavoratori delle grosse aziende sono in subbuglio e in lotta, anche quelli delle piccole cominciano a farsi sentire.Come nel caso della LAG di San Cesario Sul Panaro, azienda venuta alle cronache per aver fornito le ruote alla capsula usata per salvare i minatori in Cile, dove i lavoratori hanno indetto  un pacchetto di 12 ore di sciopero con blocco delle merci e presidi davanti ai cancelli (via del Lavoro), che danno continuità alle proteste, partite lo scorso 7 febbraio, proseguite durante la scorsa settimana con un’ora al giorno di sciopero, dopo che l’azienda ha deciso di ridurre diritti e salario di produttività ai circa 95 lavoratori. 

 

Dal metalmeccanico passiamo al biomedicale, ma la storia non cambia, come redazione stiamo seguendo le vicende della Gambro, azienda di Medolla specializzata nella produzione di materiale per il biomedicale e che insieme ad altre aziende della bassa Modenese sono un forte indotto per la zona. Tutto questo però non sembra smuovere le sensibilità dei dirigenti dell’azienda che da un giorno all’altro decidono di chiudere un ramo dell’ azienda per delocalizzarlo con il risultato di 400 lavoratori licenziati. Anche qui sono partite le mobilitazioni con scioperi, picchetti e occupazioni di strade da parte dei lavoratori e la lotta continua.

Potremmo andare avanti con questo stillicidio di posti di lavoro perché anche in altri settori all’avanguardia come quello ceramico e alimentare di storie come quelle raccontate sopra ne potremmo scrivere e raccontare a decine e decine ma la domanda che poniamo noi è la seguente ma in tutto questo la politica modenese dov’è?

La sensazione forte è che ha ben altro a cui pensare che alla salvaguardia del bene dei cittadini, non è un caso che , come risulti su tutti i giornali questi pensino solo a distruggere il territorio con l’ampliamento del piano di escavazione per monetizzare territorio e ad ampliare l’inceneritore, è ovvio che il business dei rifiuti fa gola ma soprattutto questa politica pensa solo a cementificare territorio con numerevoli cantieri edili non per costruzioni di palazzine popolari ma quartieri di lusso, la casa di Enzo Ferrari, Piscine e Autodromi.

Quello che ci chiediamo è cosa hanno poi da stupirsi se  molti lavoratori, sorpresi da licenziamenti improvvisi, decidano di smettere di pagare affitti e mutui e decidano di occupare case perché i soldi rimasti servono a sfamare le famiglie oppure cittadini qualunque decidano realizzare comitati per impedire la distruzione del territorio.

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