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Crocetta e la racaille: esclusi cinquecento ex-pip

Su una lista di beneficiari dell’assegno sociale di poco più di 800 euro che fino a ieri contava 2800 persone, il dipartimento del lavoro ha deciso l’espulsione di quasi 500 dipendenti. Si tratta di un taglio drastico che colpisce quasi il 20% dei Pip, e che si aggiunge alle oltre 200 espulsioni effettuate nei mesi scorsi, oltre che allo stop delle mansioni lavorative e all’istituzione di un assegno sociale di 800 euro, una sorta di cassa integrazione.

Ma se la notizia già così mostra tutte le efferate conseguenze di tagli e politiche economiche votate ai sacri principi dell’austerity dettata dalla crisi, a far rabbrividire sono le motivazioni sbandierate da un governatore che unisce alle sue retoriche antimafia un diffuso e aggressivo giustizialismo.

Così, sull’onda emotiva dell’arresto di tre Pip per una rapina, Crocetta ha deciso di mettere al lavoro congiuntamente i dirigenti dell’assessorato al lavoro coi questurini della digos, in modo da portare avanti la sua opera di moralizzatore. Le ultime espulsioni dalle liste per il sussidio sono infatti state effettuate sulla base di criteri che indagano i “requisiti morali e di buona condotta dei dipendenti”. Un’operazione che punta così a buttare fuori dal bacino nato nel 2001 per il sussidio ad ex-detenuti della provincia di Palermo, tutte le persone che sono state denunciate per “reati gravi”: dal 416 bis alla rapina, passando per spaccio di droga ed episodi di violenza.

Inutile dire quanto ci appaia paradossale che un progetto volto a prevenire nuovi episodi di reati da parte di ex-detenuti licenzi il 20% del suo personale proprio per questi motivi. Quello che ci pare evidente è che quest’opera moralizzatrice, tanto paternalista quanto squallidamente populista, risponda ad una doppia logica: da un lato, come detto, si iscrive appieno nelle politiche di smantellamento di servizi pubblici e di licenziamenti di personale, dall’altro porta avanti un tentativo di disciplinamento e ricatto sociale verso tutti i dipendenti regionali e, soprattutto, verso tutti i Pip a tratti protagonisti di mobilitazioni intense e conflittuali per il diritto a vivere una vita dignitosa. Una logica infine che tenta di far breccia nelle pance ammaliate da retoriche giustizialiste, il cui risultato sembrerebbe essere: “Non sei in grado di rispettare le leggi? Non meriti di esistere! Non abbiamo risorse per te, dobbiamo darle ai meritevoli”.

A prescindere dall’odiosità di questi ragionamenti, chiaramente di risorse per i meritevoli non se ne vede neanche l’ombra ma, ancora una volta, questi discorsi utilizzati tutti insieme dall’abile oratore professionista dell’antimafia, non fanno altro che giustificare l’urgenza di questa amministrazione di rispondere a linee guida ed interessi provenienti dall’alto. Così se i bilanci, le ricette di austerity, e i tagli dei ministeri impongono di operare licenziamenti, quale miglior modo di iniziare la mattanza sociale se non attaccando la “feccia” della società?

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