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Da Bologna verso Mirandola!

A sei mesi dal terremoto che ha colpito i territori emiliani, i comitati popolari chiamano a scendere in strada in una delle città epicentro del sisma, Mirandola. Ritardi ed inaccessibilità burocratiche per ricevere gli aiuti; illusorie agevolazioni fiscali; pervasiva precarietà abitativa ed assenza di concrete prospettive di soluzione al problema; assenza di reddito. Queste solo alcune delle problematiche che hanno spinto i comitati ad avvertire la necessità di indire una pubblica presa di parola nelle piazze, entro uno scenario inedito rispetto a situazioni passate. 

Laddove infatti di fronte a “catastrofi naturali” il governo Berlusconi aveva giocato la carta dell’hard power (attraverso la propaganda mediatica e la gestione verticale ed autoritaria della Protezione Civile), il governo Monti e le istituzioni emiliane hanno messo in campo una soft power governance. A determinare questo cambio di rotta molteplici fattori: da quelli soggettivi (ossia la volontà della popolazione -consapevole del precedente de l’Aquila- di posizionarsi in forme autorganizzate a difesa delle proprie abitazioni rifiutando di farsi gestire in toto dalla Protezione Civile) a quelli legati alla differente fase storica ed alle specificità territoriali.

Le istituzioni locali, dall’elezione di Errani quale commissario al forte protagonismo dei sindaci, hanno giocato un
ruolo di primo piano nel fabbricare promesse e governare le contraddizioni che si sono materializzate nel territorio. Ma anche le politiche di austerità ed il governo della crisi hanno agito la loro partita: tra fiscal compact e pareggio di bilancio in costituzione, è stata messa in moto una macchina fatta di promesse non mantenute e menzogne, ordinanze
illusorie ed irrealizzabili, scogli burocratici ecc.. che ha anche giocato su una falsa “laboriosità emiliana” per celare un’emergenza che in realtà non è per nulla finita. Ovviamente i primi a rimetterci sono stati gli strati di popolazione più povera, ma tutto il territorio complessivamente si trova ora di fronte ad una scelta decisiva per il proprio futuro.

Di fronte alla catastrofe naturale si gioca ora la partita della catastrofe sociale, agita da parte capitalista: le forme predatorie e distruttive cui ci ha abituato il sistema economico attuale stanno infatti prefigurando un inquietante scenario per le zone colpite dal sisma. Una prospettiva di impoverimento generalizzato, depressione e spopolamento, di periferizzazione dell’area tramite un abbassamento dei costi della mano d’opera ed una ricostruzione agita anche dalla
speculazione dei capitali illegali che destini questa zona a luogo estrattivo di risorse energetiche e sperimentali forme di controllo sociale. E’ questo il disegno strategico ed il punto più alto su cui si gioca il conflitto su queste zone.

E’ a partire dal rifiuto di questo scenario che il lavoro molecolare portato avanti dai comitati in questi mesi (da quelli contro l’inceneritore a quelli contro la distruzione delle falde acquifere, da quelli nati sulla ricostruzione alle forme più esplicitamente solidali) può iniziare a delineare una traiettoria possibile di opposizione e di alternativa nella lotta. Come accade in Val di Susa, come sta succedendo a Taranto o in Sardegna, la crisi apre sempre più conflitti di lungo periodo
che solo l’autorganizzazione e la lotta popolare potranno agire in direzioni costituenti e di riappropriazione della vita e del territorio.

Come campagna “Dal basso alla Bassa – Bologna” abbiamo messo in campo in questi mesi molte forme di solidarietà e reciprocità con le zone colpite dal sisma e sabato saremo in tant* a Mirandola a sostenere questa prima
tappa di un percorso decisivo per queste terre che solo nella lotta possono prefigurare un futuro possibile.

A sarà dura!

Per info sul corteo:
http://sismapuntododici.blogspot.it/

http://comitato8mirandola.wordpress.com/

 

Laboratorio Crash!

Campagna “Dal basso alla Bassa – Bologna”

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