Dove noi costruiamo, loro sgomberano: l’università è stata sequestrata!
Certe volte il mattino ha l’odio in bocca. È l’odio per chi sta devastando e saccheggiando le nostre vite, per chi impoverisce e precarizza, per chi si arricchisce producendo crisi, per chi smantella l’università e i saperi, per chi tenta di distruggere quello che noi costruiamo. Questo odio non è astratto: assume volti e figure, nomi e cognomi.Questo mattino ha la figura del Partito Democratico, tiranno di questa città, che da tempo ha dichiarato guerra alle occupazioni, perché sono spazi di autonomia e libertà, di riappropriazione diretta di quei bisogni che loro negano e cancellano. Ha i nomi di Merola, Dionigi, Nicoletti, piccoli uomini di una casta asserragliata nei propri fortini e pronta a tutto pur di difendere i miserabili interessi di pochi contro i molti, di politici e palazzinari, di baroni e speculatori. Ha i volti della Procura, fedele servitore del partito unico di governo, e degli uomini in tenuta anti-sommossa che ancora una volta fanno il loro ingresso in università. Quello della polizia è l’unico diritto di accesso che questa amministrazione fallita e corrotta riesce ancora a garantire.
Ma dall’altra parte, dalla parte della libertà e dell’autonomia, ci sono i tanti volti e nomi che hanno popolato il Community Center in queste settimane, che lo hanno riempito di socialità e iniziative, di bisogni e desideri, che lo hanno costruito materialmente insieme a noi. E che ora si stanno radunando per difenderlo. C’è la rabbia di chi si trova di fronte a un “sequestro preventivo urgente”, per riconsegnare al degrado e all’abbandono uno spazio che aveva ripreso vita collettiva. C’è la gioia e la determinazione di chi sa di essere dalla parte giusta.
Il questore dice che in università la polizia può entrare solo con “l’autorizzazione del padrone di casa”: questo pavido padrone Re-ttore negli ultimi anni l’autorizzazione l’ha espressamente e continuamente richiesta. “Non è ammissibile che la prepotenza di pochi impedisca l’accesso e l’utilizzo di luoghi così importanti alla totalità degli studenti”, aveva dichiarato Nicoletti: ecco, questa prepotenza di pochi oggi ha il sigillo della Procura. La costante presenza della polizia tra le mura dell’università dovrebbe essere un grave campanello d’allarme anche per chi – docenti in primis – sostiene semplicemente le ragioni del confronto aperto e del pensiero critico. Il tempo del silenzio è finito: chi oggi tace, è consenziente o complice di un’università messa sotto sequestro dall’amministrazione Dionigi-Nicoletti.
Ci hanno tolto uno spazio, ci riprenderemo tutto. Stay tuned, perché sarà una lunga giornata. I metereologi dicono che su quest’autunno soffia un vento molto caldo, e nessuno lo può fermare…
Hobo – Laboratorio dei saperi comuni
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