Il teatrino di Napolitano non incanta Mirandola
7 giugno. E’ questa la data fissata per il passaggio del Presidente della Repubblica dalla bassa modenese. Mirandola e il centro operativo della Protezione Civile il luogo prescelto dopo aver dato forfait al passaggio in centro storico per timore di eventuali contestazioni.
Come redazione InfoautModena abbiamo avuto inizialmente accesso all’area stampa riservata. Entrati in tre persone, cameraman e due giornalisti (di cui uno mirandolese) subito siamo stati riconosciuti e avvicinati dai funzionari D.I.G.O.S., che dopo averci richiesto i documenti, ci hanno permesso di rimanere, riprendere e fotografare. Pochi minuti prima dell’arrivo di Re Giorgio, presidente dell’austerity e delle banche, le forze del (dis)ordine ci hanno preso di forza, con la minaccia dell’arresto, e siamo stati allontanati dall’area.
Tante testate giornalistiche presenti sul luogo hanno ripreso, sgomenti, la scena. Questa è l’ennesima prova che nemmeno davanti alle tragedie, la censura e la pacificazione sociale relativa all’informazione, smettano di esistere.
Appena usciti, ci siamo uniti al folto gruppo di persone, qualche centinaio, che fuori dal centro operativo della Protezione Civile, aspettavano il presidente. Al suo arrivo, la contestazione è montata; forte, alta, decisa. Tanti i contenuti portati avanti dai cittadini e dalle cittadine mirandolesi: dove andranno le imprese? Quali sono le garanzie sulla ricostruzione? Fino a che punto dureranno le politiche di austerità, dove le accise sulla benzina le pagano i terremotati? Ci volevano 17 morti per bloccare definitivamente il progetto del deposito di gas a Rivara? Mirandola e tutta la bassa saranno luogo di sperimentazione di repressione e controllo sociale come fu per l’Aquila?
Nessuna risposta, anzi, saluti e sorrisi da parte del presidente, più volte invitato dalla popolazione, eterogenea nelle idee politiche ma unita dal desiderio di riprendere la vita di tutti i giorni, ad andarsene.
Lo stesso sindaco di Mirandola (PD) s’è rifiutato di rispondere alle vertenze incalzanti dei mirandolesi, smarcandosi dalla folla inferocita ben protetto da un cordone di polizia.
Ed è proprio questo il clima che s’è respirato oggi a Mirandola. Avvertito non solo da parte nostra, soliti ai rapporti con le FdO, ma anche dagli stessi cittadini e cittadine, scioccati dal dispiego eccessivo di forze militari. Cartelli di protesta sbattuti per terra, telecamere oscurate Militarizzazione forzata e repressione. Polizia, carabinieri schierati pronti a difendere il governo delle banche e dei tagli lacrime e sangue. Una platea selezionata per un intervento di appena 15 minuti. 5 auto blu.
Laddove invece i soldi dovrebbero essere stanziati per una ricostruzione che ridia alle popolazioni della bassa casa, lavoro, e un futuro lontano dalla tragedia del terremoto.
Questa è l’accoglienza ricevuta dal teatrino delle istituzioni, da Monti, contestato pochi giorni dopo le prime scosse, fino a Napolitano oggi. Sicuramente il segnale che ci hanno dato le popolazioni della bassa è quello di non volere chinare la testa, di non voler essere rinchiusi nei campi-ghetto della Protezione Civile.
LA BASSA NON SI ARRENDE!
Redazione Infoaut_Modena
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