In memoria di Tonino
Un tuffo nel passato. Tonino me lo ricordo così: seduto nella cucina al piano terra di via Sabotino a Lucera, a torso nudo, la tazzina di caffè, la televisione accesa, e noi che discorriamo, ed ogni tanto suo padre che interviene, un uomo della terra, un bracciante agricolo: uomo essenziale, semmai burbero, ma ricco di un’umanità profonda. Tonino aveva preso molto dal padre.
Non ci frequentavamo ormai da tanti anni, da quando eravamo partiti inseguendo il lavoro al Nord, io in Veneto lui in Piemonte. Avevamo condiviso un pezzo importante della nostra giovinezza intorno all’esperienza del Centro di documentazione comunista di via Amendola della nostra cara Lucera. Insieme ad un discreto numero di ragazzi. Il Centro era sorto verso la fine degli anni Settanta. Il nostro impegno nasceva dalla volontà di difesa degli interessi della classe proletaria. Ci si buttava con tutta la nostra energia per sostenere la causa dei senza casa, dei lavoratori licenziati, dei disoccupati; nella denuncia delle condizioni di lavoro prive delle necessarie tutele. Nelle stanze del Centro si discuteva spesso fino a tarda notte, per capire che fare e come farlo. Eravamo fatti così: dedicavamo tutto il nostro tempo non alla discoteca, non al divertimento, ma all’impegno politico che per noi significava lavorare per costruire una prospettiva di una società giusta liberata dall’ipoteca dello sfruttamento e del privilegio di classe. Ci credevamo con tutto noi stessi.
A Nichelino (Torino) dove viveva, si dava da fare nel volontariato, lavorava presso il Comune, ed era impegnato anche sul piano sindacale. Ho saputo che al funerale di Tonino (purtroppo non mi è stato possibile esserci) c’è stata tanta gente che gli ha tributato l’estremo saluto, segno che gli volevano bene e che riconoscevano in lui un uomo che si dedicava con generosità e passione a chi ne aveva bisogno. E segno che i nostri anni giovanili avevano lasciato una traccia profonda, non era stato tempo perso.
Aveva 53 anni, lascia la moglie Loredana e la figlia Mary.
«Senza Tonino, il nostro piccolo mondo ha perso in umanità», così scrive un suo amico e compagno di lavoro.
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