L’anno del Draghi?
Un nome evocato decine di volte negli anni, con plauso tra le fila dei confindustriali e terrore tra quelle di chi lavora per vivere. E’ questo l’uomo del destino della borghesia italiana?
Le consultazioni della Presidente della Camera Roberto Fico sono fallite. Le quattro forze di governo non hanno trovato un accordo sul Conte-Ter. Renzi ha ottenuto ciò che voleva: la testa di Conte. Ieri sera Mattarella al fine di evitare le elezioni ha convocato Mario Draghi.
Renzi aveva fatto bene i conti. La crisi da lui innescata nell’ultima finestra possibile per minacciare le elezioni anticipate ha prodotto la cacciata di Conte.
Il giro di consultazioni fatte dal 5S Fico è stato l’ennesimo circo di trattative. Niente di nuovo ma il tutto è reso ancor più grottesco ed insopportabile dal fatto che il paese sia travolto da una crisi sanitaria e socio-economica senza precedenti.
I dati Istat sulla perdita di 101 (99 mila sono donne) posti annuali nel mese di dicembre ne è la riprova empirica.
Renzi ha scommesso sin dall’inizio che la sua sortita non avrebbe prodotto le elezioni anticipate che, come ha ricordato ieri sera Mattarella, sono pressoché improponibili dato il contesto pandemico e l’urgenza di provvedimenti quali il piano vaccinale, la stesura del Recovery Plan e la fine del blocco dei licenziamenti di fine marzo.
La soluzione? “Un governo che non debba identificarsi con alcuna formula politica” parola di Presidente della Repubblica.
I dibattiti sulla democrazia sostanziale vs formale li lasciamo ad altri, quello che è sicuro è che dalla crisi finanziaria globale (07-08) l’esercizio democratico in Italia ha perso ogni parvenza di realtà.
Nessuna “formula politica” torniamo al “tecnico” e dopo mesi di preghiere e invocazioni il tecnocrate per eccellenza è stato convocato al Quirinale.
Oggi H 12:00 Mario Draghi the floor is yours.
Le lobby di potere infiltrate in tutto l’arco parlamentare hanno talmente osannato tale figura che sarebbe difficile immaginare un altro tecnico con lo stesso ritratto di salvatore della patria.
Berlusca, Giorgetti per conto di Salvini, e Renzi sono schierati da tempo.
Repubblica, La Stampa, Il Sole 24 ore e Corriere brindano e bevono più di quelli di Confindustria.
Dall’inizio della pandemia abbiamo cercato spesso di sottolineare come il governo Conte, nonostante si sia tenuto ben distante da ogni politica sociale effettivamente redistributiva, non andasse bene ad un certo establishment italiano, Confindustria in primis.
Troppo ‘individualista’, troppo mediatore di interessi (sigh!), in tempo di pandemia con i profitti che si sgretolano serviva qualcosa di diverso, più malleabile e gestibile, insomma serviva un governo di tutti per tutti, dove i tutti sono i ricchissimi di questo paese.
Tuttavia è giusto ricordare che i giochi non sono fatti.
PD e 5S devono decidere il da farsi, se i primi quando si parla di ‘responsabilità’ hanno un curriculum da primi della classe, i secondi sono più imprevedibili. Un’imprevedibilità dettata dal caos delle loro file parlamentari più che da una traccia politica della quale si è persa notizia da tempo.
Ma torniamo al nome forte del momento.
Draghi ha fatto tutto il cursus honorum dell’establishment. Laureato alla Sapienza con Federico Caffè, incarichi in Goldman Sachs, una vita da tecnico del tesoro fino al gradino più alto: la Presidenza di Bankitalia. Il resto è storia recente, Presidente della BCE dove si è contraddistinto per aver capito che senza una politica monetaria fortemente espansiva (Quantitative Easing, stessa politica adottata gli anni precedenti da USA, Regno Unito e Giappone) la stessa Unione avrebbe rischiato l’implosione.
Alcuni ricorderanno la sua lettera al Financial Times del 25 marzo 2020 a poche settimane dallo scoppio della pandemia in Europa.
In quel testo l’ex Presidente BCE struttura la proposta di un vero e proprio ‘keynesismo di guerra’, invita l’Europa e i governi (del nord) a non avere paura di nuovo debito che è un male necessario per evitare il tracollo.
“Much higher public debt levels will become a permanent feature of our economies and will be accompanied by private debt cancellation. It is the proper role of the state to deploy its balance sheet to protect citizents and the economy against shocks that the private sector in not responsible for and cannot absorb.”
(Livelli di debito pubblico più elevati diventeranno una caratteristica permanente delle nostre economie e ciò sarà accompagnato dalla cancellazione del debito privato. E’ propriamente il ruolo dello stato mettere a disposizione il bilancio per proteggere i cittadini e l’economia contro gli shock per il quale il settore privato non è ne responsabile ne il grado di assorbire, AMEN).
Nemmeno a dirlo che per lui il privato è tutto uguale che tu sia un lavoratore precario o un ricco imprenditore non fa alcuna differenza. La famosa storia che se si alza la marea si alza per tutti.
La risposta neoliberista alla crisi del neoliberismo: socializzare i costi e salvare i profitti.
Il governo Conte non è stato accantonato da Renzi, se il ducetto di Rignano è l’utile idiota Draghi è il garante, entrambi al servizio degli interessi intoccabili dei ricchi di questo paese.
I giochi non sono fatti ma la strada sembra delineata.
E in basso cosa provocherà questa manovra? Già insiste sui social la domanda su che fine farà il reddito di cittadinanza, e questo al solo sentirlo nominare.
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