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Le risposte individuali del ceto medio in crisi

Ci sono storie che, pur nella loro singolarità, riescono ad essere emblematiche di una condizione più generale. È a questo che pensiamo leggendo della vicenda consumatasi tragicamente nel pomeriggio di ieri a Giaveno, in Val Sangone. La tenutaria di un bar – come sindaco e vicinato tengono subito a precisare, “stimata per la sua laboriosità” – trovandosi assediata da un creditore cui deve 8000 euro (più interessi), al presentarsi di questo per l’ennesima volta nel suo bar, ma questa volta accompagnato dall’ufficiale giudiziario, gli spara, quindi gira verso di sé la pistola (un 9 mm Flobert, utilizata più come scacciacani) e si spara al ventre. Morirà in serata al Cto, il creditore si salva perché colpito al braccio.

Quanti di questi casi sentiamo settimanalmente dai vari Tg nazionali o locali? Storie di piccoli imprenditori, artigiani, partite Iva che, di fronte al baratro del debito non pagabile o sparano al creditore/esattore (quando ancora c’è un sentimento percepito di ingiustizia), più frequentemente dirigono verso di sé un arma oppure si impiccano. In questa vicenda colpisce soprattutto la piccola entità del debito: 8000 euro, che possono però diventare un ostacolo enorme e chiudere ogni prospettiva a chi ha investito tutta la propria vita solo ed esclusivamente sul proprio lavoro individuale.

L’aspetto politico della vicenda sta nella volontà di risposta e nell’impossibilità di agirla perché costretti/imbrigliati in un modo di esistenza e nella forma mentis che gli corrisponde dove non c’è vita né valore fuori del proprio lavoro, che diventa il senso compiuto della propria esistenza. Se questo fallisce – come accade inesorabilemnte in periodo di crisi e recessione come quello che stiamo attraversando in cui i piccoli imprenditori vengono stritolati – è la propria esistenza che viene da questi individui esperita come fallimentare. Queste aggressioni rappresentano in qualche modo un vagito di ribellione. Purtroppo per questa ampia schiera di lavoratori autonomi/artigiani/piccoli imprenditori la risposta non è altrimenti pensabile in termini politici colelttivi.

Gli ultimi due decenni una parte di questo ceto/(classe?) è stato rappresentato al nord dalla Lega (in misura minore da Belusconi), oggi è in parte attratto dal movimento 5 Stelle (anche se il M5S pesca più proficuamente nel ceto medio più acculturato, cognitivo, del lavoro dipendento non remunerato con posizione e salario corrispondente al “merito”). Nel nostro paese rappresenta una quota ampia di lavoro (e quindi di persone). Non è scontato che una risorgente destra  a base populista non sappia intercettarla, gettando nuovamente gli indebitati col cappio al collo contro i proletari senza reddito (spesso anch’essi indebitati per l’accesso al consumo). La Sinistra Istituzionale, dal suo canto, facilita il campo ripetendo da decenni un solo mantra: “pagare le tasse è bello e giusto”, incentivando la guerra tra poveri imposta dall’alto, senza saper minimamente individuare il vero nemico.

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