L’Europa degli Indignati
Migliaia in piazza in Grecia e a Madrid dove l’M15 chiede uno sciopero generale. Scontri in piazza a Bruxelles. Precari della scuola e dello spettacolo in presidio permanente a Montecitorio.
Il fine settimana ha visto un proliferare di iniziative in diversi paesi dell’Unione, tutte variamente richiamamntesi alle istanze già espresse del movimento degli ‘Indignados‘. Dalle piazze spagnole, compiutamente anti-partitiche e multiformi, alla nuova composizione del movimento greco, ben aldilà di una soggettività giovanile antagonistica ma incapace, negli ultimi anni, di costruire socializzazione e allargamento della propria potenzialità conflittuale. In Italia questa brezza si è soprattutto espressa nell’urna molto atipica del referendum e nella tornata elettorale amministrativa ma stenta a decollare sul piano più strettamente sociale. Il vento non arriva ancora a spirare nelle strade e nelle piazze. Qualche fiore spunta anche un po’ più a nord, nel cuore dell’Europa continentale.
Se la reductio ad unum di fenomeni che si caratterizzano soprattutto per la eterogeneità delle forme e dei soggetti che che li compongono (eterogeneità che è costitutiva della composizione di questi movimenti già dentro i diversi ambiti nazionali: ceto medio riflessivo in via di pesante proletarizzazione, studenti, militanti antagonisti, società civile senza più alcuna sponda politica, lavoratori autonomi falliti ‘mangiati’ dalla crisi…) costituirebbe un’impropria forzatura analitica, nondimeno alcuni fili politici emergono con chiaraezza, quasi a costituirsi in un Discorso Collettivo. Vale la pena provare ad evidenziarli per trarne le dovute indicazioni nelle settimane e nei mesi a venire:
1) Questi nuovi movimenti esprimono una critica radicale della politica della rappresentanza, ponendosi però già un passo oltre il populismo anti-politico e giustizialista e à la Grillo. Anti-partitismo più che anti-politica. Alla diffidenza verso i partiti fa da contraltare una possibilità discambio-relazione ancora aperta con i sindacati.
2) Al centro delle rivendicazioni c’è una consapevolezza netta di trovarsi al centro di una crisi le cui responsabilità vengono riconosciute nel comportamento di alcuni poteri specifici quanto un poco astratti: le banche, la finanza, la politica, il grande Capitale…
3) Al centro delle rivendicazioni, il “buono che già c’è e va preservato”: i beni comuni naturali e il prodotto della cooperazione sociale complessiva. La difesa di questi passa per una critica radicale dello status quo governamental-statale interpretato come non (più?) in grado di ridistrubuire equamente (secondo i bisogni d’ognuno) la ricchezza collettivamente prodotta.
4) La consapevolezza della situazione presente e l’incertezza riguardo ad un futuro divorato dalla finanza producono prime embrionali istanze che mettono al centro pratiche di riappropriazione che iniziano a porre anche la questione della necessaria rottura della legalità costituzional-borghese: le piazze non vengono abbandonate, esplicite richieste di sequestro delle case sfitte e depenalizzazione dell’occupazione a scopo abitativo e/o sociale…
L’insieme confusionario ma politicamente esplicito delle istanze che sorgono da queste piazze richiede una capacità attenta e continua nel saperne cogliere i tratti potenziali di soggettività al contempo individuali e collettive, prese in un divenire che ridefinisce priorità, aspettative, bisogni, desideri di rottura. Ben consci che da questo coagulo può scaturire tanto un nuovo riformismo (non necessariamente negativo se in grado di incidere e definire un nuovo campo di vertenzialità sociale diffusa e capace di incidere verso l’alto) quanto una più decisa soggettivazione rivoluzionaria.
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Qui di seguito alcune cronache dal week-end appena passato:
Spagna – Nuova giornata di protesta festosa a Madrid e in altre città della penisola iberica. Sei marce, convocate del Movimento 15-M hanno attraversato la capitale, dirette verso Plaza de Neptuno, vicino al Parlamento, per protestare contro le misure di austerity e chiedere uno sciopero generale. La calura estiva non ha frenato le migliaia di manifestanti -di ogni fascia di eta’: molti giovani, ma anche famiglie con bambini – che hanno cominciato a marciare inneggiando slogan e issando manifesti.
(sulla protesta spagnola, vedi il nostro: #Spanish revolution, ancora in strada contro crisi e politica!)
Grecia – Diverse migliaia di persone si sono radunate ieri sera sulla Syntagma, la piazza dove sorge il parlamento di Atene, per una protesta contro la strategia anti-crisi del governo convocata dal movimento europeo dei considdetti ‘indignados’. È la quarta domenica consecutiva che la capitale greca scende in piazza per dire ‘nò alle misure di austerity che il governo intende adottare per evitare la bancarotta. Si calcola che almeno 5 mila persone questa volta abbiano partecipato al raduno. Sventolando la bandiera nazionale, hanno scandito slogan contro il governo e contro l’intero parlamento dove poco prima il premier socialista Georges Papandreou aveva chiesto la fiducia per il suo esecutivo dopo avere attuato un rimpasto. Il voto è previsto per martedi, giorno in cui gli indignados si sono dati un nuovo appuntamento sulla stessa piazza.
Bruxelles – la manifestazione degli ‘indignatì organizzata nel pomeriggio di domenica a Bruxelles per protestare contro le misure di austerità che i governi europei stanno applicando per fare fronte alla crisi e tagliare i loro deficit di bilancio è terminata in scontri con la polizia. Alcune centinaia di persone si sono radunati in una piazza nel quartiere residenziale di Ixelles per dirigersi verso la sede del Parlamento europeo, ma appena il corteo a iniziato a muoversi la polizia, in assetto anti-sommossa, ha lanciato gas lacrimogeni. I manifestanti hanno risposto con il lancio di oggetti vari e si sono poi dispersi dirigendosi verso le vie del centro della capitale belga. «I sogni dei politici sono i nostri incubi» si poteva leggere sugli striscioni esposti dagli ‘indignatì che hanno voluto così esprimere la loro inquietudine per la situazione politica, economica e sociale in cui versa l’Europa in seguito alle conseguenze della crisi finanziaria.
Italia – E cominciata oggi con una assemblea in piazza la protesta sotto Montecitorio convocata inizialmente dal Coordinamento Precari della scuola ma estesasi con un tam tam sulla rete a “tutte le reti e i movimenti di lavoratrici e lavoratori precari, ai disoccupati, alle stagiste, ai lavoratori dello spettacolo”. Dalle 18.00 alle 21.00 i precari ma anche attivisti sociali si sono alternati al microfono per raccontare mille storie specifiche ma comuni di precarietà nella scuola, nella pubblica amministrazione, nello spettacolo, all’Alitalia o nelle mille società esternalizzate. Ma l’aria non è affatto quella del racconto, cresce infatti la rabbia e la consapevolezza che la situazione non è più sopportabile né è scritto che sia immutabile. Molti interventi si sentono incoraggiati dal risultato del referendum sull’acqua pubblica e non solo come indicatore di partecipazione popolare che può cambiare le cose ma anche come “accompagnamento all’uscita” della classe politica.
Martedì 21 inizierà un presidio permanente che resterà anche la notte e mercoledi 22 giugno c’è l’appello a venire tutti in piazza Montecitorio appena possibile per rendere visibile l’indignazione popolare contro governo ma soprattutto contro le politiche antisociali perseguite da una intera classe politica, di centro-destra e di centro-sinistra.
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Fonti: Ansa, controlacrisi, contropiano
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