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L’inevitabile sciopero del 24 Novembre 2011

 

Molto probabilmente uno sciopero generale non è stato mai così prevedibile come quello che c’è stato in Portogallo lo scorso 24 Novembre 2011.

Lo sciopero (in una prospettiva) generale

Molto probabilmente uno sciopero generale non è stato mai così prevedibile come quello che c’è stato in Portogallo lo scorso 24 Novembre 2011. Giusto un anno dopo l’ultimo sciopero generale – i cui manifesti e striscioni sono potuti addirittura essere riutilizzati, in un contesto di “difficile situazione che il paese attraversa” -, abbiamo avuto diritto ad una sorta di ripetizione, con un nuovo governo adesso, nuova austerità, nuove “misure ancora più gravose per i lavoratori e le fasce  meno protette della popolazione”, solo con  maggiore rabbia e maggiore angoscia. Questa volta, bisogna segnalare che, persino le confederazioni dei padroni e i partiti di destra hanno affermato di “comprendere” le ragioni degli scioperanti e del loro disgusto, con la noncuranza di chi sa di aver già deciso in altre sedi e la convinzione che, dopo le proteste abituali delle solite persone, non cambierà nulla e tutto continuerà nello stesso modo.

A nessuno sfugge il fatto che le organizzazioni sindacali siano state in grado di paralizzare i principali servizi pubblici e il settore dei trasporti, ma incapaci di allargare questo blocco al resto dell’economia. Esistono ovviamente imprese private come la Auto-europa (filiale WOlkswagen), la più grande fabbrica del paese che ha aderito allo  sciopero, ma i posti di lavoro del settore terziario che sorsero nel contesto degli anni 80, 90 oltre a diverse fabbriche delle regioni del centro e del nord del paese, continuano a rimanere fuori dalla sfera sindacale. Tuttavia,  non è passato incompreso il fatto che le strade di Lisbona (almeno) e i trasporti pubblici in generale, fossero in maniera significativa più vuoti del solito. La CGTP (confederazione generale dei lavoratori portoghesi) sembra aver fatto dei trasporti il principale obiettivo della sua mobilitazione, almeno per quanto riguarda i lavoratori, in un contesto in cui la circolazione metropolitana svolge un ruolo dominante nell’attività economica e il suo blocco ha un notevole effetto moltiplicatore.  Si sono verificati diverse azioni di sabotaggio in questo settore, anonime e poco riferite dalla polizia o dai media, al contrario con quanto invece è avvenuto per il lancio di pietre e molotov contro le vetrine di dipartimenti di finanza situati nel centro di Lisbona, ampiamente riportato con toni leggermente sensazionalisti.

 

Lavoratori divisi per le cupole ( per i vertici)

Ci sono state, di sicuro, cose nuove. Per la prima volta è stata convocata una manifestazione dalla CGTP per un giorno di sciopero generale. E un insieme di organizzazioni, movimenti, collettivi e gente diversa ha deciso di sfilare per le strade di Lisbona ( cosa che era già avvenuta, in scala minore, un anno prima), a partire da un luogo di concentrazione distinto, ma prevedendo la confluenza nella manifestazione sindacale. Una cosa che i dirigenti sindacali hanno evitato, facendo uscire frettolosamente da Rossio la manifestazione della CGTP prima dell’arrivo dell’altra manifestazione che, è giusto notare, era significativamente più grande. Questo desiderio di evitare il “Contagio” si è ripresentato davanti al parlamento, dove il comizio sindacale è terminato all’arrivo dell’altra manifestazione ed è arrivato ad essere cordonato dal servizio d’ordine, che ci ha rinunciato solo quando ha visto il numero di gran lunga superiore dei manifestanti che stavano arrivando.

Il desiderio di separare come in un contenitore sigillato le persone mobilizzate dalle organizzazioni sindacali dalle altre arrivate a S.Bento per gli stessi motivi, ma organizzate secondo altre dinamiche (diverse tra loro, sottolineiamo), è stata, inoltre, una delle preoccupazioni delle cupole sindacali, che continuano a far conto che tutto quel che si muove oltre il loro dominio è altrettanto estraneo alla classe lavoratrice.

Naturalmente, l’unica lettura possibile di questi metodi è che tali organizzazioni si trovano impantanate in una crisi profonda e si vedono incapaci di dialogare con le altre componenti del movimento sociale, che rispondono con una perenne sfiducia e settarismo, in un isolamento che converte, il lungo termine, in uno strumento profondamente inefficace per combattere contro l’austerità e l’impoverimento dei lavoratori.

Si tratta di un’opzione che va, quindi, contro-corrente rispetto alle dinamiche reali del conflitto sociale, in quanto si sono formati presidi al di fuori dell’iniziativa dei sindacati in alcuni posti di lavoro, avendo ancora attivisti di  movimenti sociali che integrano, per propria iniziativa, i presidi sindacali in certi settori. Dall’altro lato, diverse persone venute a S.Bento inserite nel corteo sindacale, hanno finito per rimanere li, tra cui un gruppo di lavoratori portuali di Lisbona, particolarmente vistosi e rumorosi, identificabili per i loro giubbotti fluorescenti e per i petardi che hanno lanciato, incessantemente, lungo il giorno.

La polizia che fa il suo lavoro

Di sera, nella piazza che costeggia il parlamento e dove era ancora concentrato un pubblico ampio e vario, ci sono stati gli avvenimenti che sono diventati il tema principale della giornata di sciopero generale. Alcune barriere, messe in campo dalla polizia per impedire ai manifestanti di salire le scale del parlamento- come era successo il 15 Ottobre- sono state abbattute per iniziativa dei manifestanti, il corpo d’intervento dava bastonate alla prima fila, mentre la pioggia di bottiglie che proveniva dalle fila di dietro, si abbatteva sugli agenti di polizia. In un momento segnato soprattutto dalla confusione, con alcuni manifestanti che spingevano la polizia e altri che alzavano le braccia in un gesto di intenzioni pacifiche, agenti in borghese cominciavano gli arresti. Immagini fatte girare in seguito, mostrano che alcuni di questi agenti erano anch’essi coinvolti negli scontri con la polizia. Nel frattempo, varie voci provenienti dalla sinistra rispettabile e di area del movimento sociale che si erano già rivelati disponibili, in manifestazioni precedenti, per mantenere con la PSP (Polizia di Sicurezza Pubblica) piacevoli chiacchierate, non cessano di affermare perentoriamente che sono stati questi stessi agenti in borghese a spingere le recinsioni e di aver simulato scontri con la polizia. Si tratta, ovviamente, di qualcosa di impossibile da provare, ma che serve per ribadire che i manifestanti, in Portogallo più che in qualsiasi altro posto del mondo, limitano la loro indignazione a ciò che gli è permesso dalla legge e mantengono rispetto alla cleptocrazia regnante un atteggiamento di quieto e sereno “rispettuccio”. In una strada laterale, tre agenti in borghese hanno preso e picchiato un manifestante tedesco che era uscito dalla manifestazione per comprare una birra, davanti a molti testimoni e telecamere. Il video di questo episodio è stato divulgato in maniera apprezzabile su internet, mentre il ragazzo detenuto è in attesa di processo, nonostante la versione iniziale diffusa dalla polizia ( e riprodotta in maniera acritica da vari organi di comunicazione) dice che  si trattava di un individuo estremamente pericoloso e ricercato dall’INTERPOL. E’ più recente la notizia, di altri due manifestanti arrestati durante la manifestazione che sono stati condannati a sei mesi di prigione ( con sospensione condizionale di un anno). Il Ministero degli Interni ha annunciato l’apertura di un’inchiesta per accertare i fatti avvenuti quel giorno, e cioè la proporzionalità e la legalità degli interventi della polizia. Niente, quindi,  che serva a sensibilizzare il giudice responsabile di una simile sentenza al fine di valutare la possibilità di un complotto dietro l’accusa del Pubblico Ministero.

Si sa che la giustizia in Portogallo è così cieca come in qualsiasi altra Repubblica delle Banane, ancora abbastanza chiaroveggente per dare alla polizia qualche servizietto richiesto. D’altro canto come con i mass-media, certo, con qualche rara e onorabile eccezione.

Illazioni

Del resto, questo è stato il tema principale del dibattito in seguito allo sciopero generale. Mentre uno degli arrestati, sembra, dalle immagini televisive, uno dei lavoratori portuali che era rimasto nello spiazzale di fronte al Parlamento, la CGTP, si è limitata a prendere le distanze da  tutto quanto accaduto dopo la fine del suo comizio, senza riferire una parola sulla violenza e la coercizione della polizia avvenuta quel giorno, lì e in altre parti, (la polizia ha rotto i presidi nella Carris (impresa di trasporti pubblici), nella Vimeca e in alcune linee ferroviarie, come aveva già fatto con i CTT [poste] l’anno precedente). Si pensi che lo stesso organo sindacale già aveva, a detta del suo dirigente Joao Torrado in un’intervista del settimanale Expresso, comunicato la propria intenzione di vedere svolgere, uno sciopero senza tumulti e dove tutto andasse bene, riferendosi alla presenza di “centinaia di compagni dispiegati per garantire la sicurezza”, così come una forte cooperazione con le forze dell’ordine.

Altri settori hanno cavalcato l’onda dell’infiltrazione della polizia e della messa in campo di agenti provocatori, più impegnati ad attribuire una sorta di illegalità alla polizia che ad assumere pubblicamente la difesa dei manifestanti arrestati in circostanze così dubbiose ( e tra i quali ci sono due minorenni, tra cui  una ragazza francese di 16 anni che ha ricevuto una sospensione condizionale della pena).

Che esistesse una strategia di intimidazione del movimento sociale condotta dalla polizia nel giorno dello sciopero, nessuno lo può negare. Non solo i diversi agenti in borghese- scontati alcuni, meno altri- ma soprattutto l’apparato di polizia che ha seguito e inquadrato la manifestazione da Rossio, con diversi poliziotti a caccia, protetti da armature e elmetti, sempre pronti ad “Intervenire”.

Nel Largo Camoes, ad esempio, un signore anziano che passava, ha ricevuto gas urticante direttamente negli occhi perdendo i sensi, a causa di un incidente minore che ha coinvolto manifestanti della CGTP. Strategia che non è  nuova e che passa soprattutto per provocazioni e minacce fatte attraverso i vari organi di comunicazione, da personaggi che vanno dal Primo-Ministro e il Ministro degli Interni che invocano, appena possono, alla Grecia e alle rispettive rivolte , al Presidente del Centro per la SIcurezza, Criminalità Organizzata e Terrorismo, un personaggio uscito direttamente da un libro di caricature e che non si stanca di ripetere che, in nome della sicurezza e dell’ordine pubblico, certe garanzie giuridiche non devono essere prese troppo sul serio.

Mai sono state così frequenti le allusioni alla convenienza tecnica e politica di sospendere (temporaneamente o definitivamente) la democrazia e  questo o quel diritto che ostacola eccessivamente l’ingranaggio dell’austerità.   Tutta questa gente, che conduce in questo momento il saccheggio organizzato a cui è stata sottomessa la classe lavoratrice portoghese, sa e teme che il peggio deve ancora venire.  La loro più grande preoccupazione è che non è possibile fermare questa offensiva con manifestazioni e proteste civili e che si materializzino scelte e azioni da parte di coloro che si organizzano per resistere.

Cercano di criminalizzare preventivamente le posizioni, le analisi e i discorsi che difendono punti di vista simili, nella stupida illusione che il conflitto sociale può essere trasformato in un caso di polizia. Nei prossimi mesi vedremo fino a che punto sono disposti ad andare, le due parti di questa lotta, che promette di essere arrivata per consolidarsi. A questo inverno ne seguirà un altro e poi un altro ancora.

Tutto indica che le cose stanno per riscaldarsi e non c’è bisogno di un meteorologo per capire da che parte soffia il vento.

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