InfoAut
Immagine di copertina per il post

L’ingratitudine della choosy nation

Insomma, la situazione è oggettivamente drammatica, la recessione picchia sempre più duro e nessuno sa veramente come uscirne. O meglio: quasi nessuno.

Il 15 aprile su Corriere.it è apparso un mirabolante articolo intitolato “Lavoro, mancano 6 mila pizzaioli. Consigli Fipe: «Giovani, pensateci»”, in cui Enrico Stoppani (presidente del Fipe, una federazione di esercenti affiliata a Confcommercio) lanciava un accorato allarme: ci sono 6000 posti vacanti da pizzaiolo – e i giovani li schifano.

Sa qual è il problema? I nostri giovani la percepiscono come una professione a basso valore aggiunto. Anche chi frequenta l’alberghiero opta per la vita di chef nei grandi alberghi. Ma il vantaggio di imparare a fare bene la pizza è quello di trasformarsi da subito in imprenditori di se stessi.

L’assunto alla base del pezzo è che le abitudini alimentari degli italiani stanno cambiando: ora la pizza si mangia anche a colazione. Di converso, la «domanda di pizza» non può che crescere esponenzialmente. Sarà. Fatto sta che «i più lesti a capire il radicale cambiamento dei consumi sono stati gli egiziani, ormai i più bravi anche nell’impasto e nella vendita del prodotto». Et voilà: i pigri, ingrati (giovani) italiani sono riusciti a farsi scippare dai «lesti» egiziani persino la pizza.

L’articolo è praticamente una variazione di un Buongiorno di Gramellini di due anni fa, con i pizzaioli al posto dei panettieri. All’epoca, l’Illuminato Corsivista aveva raccolto con penna lievemente indignata le lamentele dell’Unione Panificatori di Roma, alla disperata ricerca di «trecento ragazzi disposti a fare il pane per duemila euro al mese». Le argomentazioni di Gramellini sono piuttosto simili a quelle del Presidente del Fipe:

Al di là degli orari infelici, il problema di certi mestieri resta la loro scarsa considerazione sociale. È una delle follie di questo capitalismo finanziario, per fortuna malato terminale: il disprezzo per i lavori che producono beni materiali e richiedono uno sforzo fisico diverso dal tirare calci a un pallone.

[…] Ora, mi spiegate perché uno che passa otto ore davanti al computer, a fare nemmeno lui sa cosa, dovrebbe sentirsi più elevato socialmente di un altro dalle cui mani escono cose tangibili: un vestito, una scarpa, una pagnotta?

In realtà, le cose non stavano esattamente così. Come ha dimostrato Valigia Blu, «più di una caterva di posti da panettieri a duemila euri al mese», esistevano (ed esistono) «una caterva di corsi per pizzaioli/pasticceri/barman a pagamento». Corsi, per inciso, la cui funzione primaria è quella di lucrare sulla disperazione ed il precariato del giovane che «passa otto ore davanti al computer».

Questi due articoli non sono casi isolati. Anzi, rientrano appieno nella narrativa giornalistica del «Giovani Snob Istruiti & Lamentosi Che Vogliono Diventare Novelli Gordon Gekko (O Professoroni) E Non Azzardano A Sporcarsi Le Mani» – un sottogenere che, da quando è iniziata la crisi, ha letteralmente spopolato presso tutte le redazioni dei Giornaloni italiani.

L’apice si è probabilmente raggiunto qualche mese fa, con una serie di articoli imbarazzantisull’audace operazione di rebranding di McDonald’s Italia. Il messaggio era univoco: lavorare in questa «fabbrica post-moderna» degli anni ’10 è una figata assurda, con tanto di assunzioni a pioggia, contratti stabili e regolari, «cultura ispirata alla stabilità del lavoro» ed una «forte mobilità sociale all’interno dell’organigramma del gruppo».

Per provare a convincere gli scettici McDonald’s aveva anche commissionato uno strombazzatissimo spot al regista Gabriele Salvatores, in cui i “dipendenti” – naturalmente tuttigiovanibellissimi e con i denti bianchi candidi – sorridevano entusiasti per la grande opportunità di lavorare in un’azienda che crede nel Sistema Italia.

Peccato che, anche in questo caso, la realtà si sia messa di traverso. Alla fine di marzo i lavoratori di diversi McDonald’s in Campania (Napoli, Afragola, ecc.) hanno scioperato per due volte nell’arco di una settimana per protestare contro il mancato rispetto da parte della Napoli Futura (società partecipata al 50% da McDonald’s che gestisce i dipendenti campani) «degli accordi sottoscritti riguardanti il blocco dei trasferimenti del personale».

Il sito ClashCityWorkers, inoltre, ha riportato una storia parecchio diversa da quella raffigurata nello spot:

Le lavoratrici con cui abbiamo parlato lamentano un controllo asfissiante “da Gestapo” durante le ore di lavoro, mansioni che vanno ben oltre quelle previste dai contratti, come ad esempio la pulizia dei bagni, e come ci dicevano loro “Non solo lavoriamo, in maniera onesta, sempre col fiato sul collo, poi veniamo pure penalizzati; qua già mi chiamano “paladina della giustizia” solo perché oggi sono qui a scioperare.”

ancora:

Dalle chiacchierate con lavoratori e lavoratrici emerge però anche altro che macchia non poco il mondo patinato di McDonald’s. Lavoratrici costrette a svolgere contemporaneamente diverse mansioni (addette alle patate, alle bibite e alla cassa), con ciò che si può immaginare in termini di rispetto delle condizioni igieniche. Mancato rispetto dei minimi di riposo tra un turno e un altro, con la violazione palese dei termini normativi. Tante ore di straordinario e di ferie arretrate e non godute (che l’azienda ha cominciato a costringere a ‘godere’ secondo i suoi desiderata, vale a dire soprattutto nei periodi di calo della clientela).

Se letti in leggera controluce, questi pezzi su panettieri, pizzaioli, friggitori di patatine e <inserire qui mansione “umile” e “snobbata”> sbattono in faccia al lettore un fastidiosissimo pauperismo d’accatto e, come giustamente ha osservato l’amico Matteo Pascoletti, essenzialmente scaricano i problemi su chi li subisce. Il frame è sempre lo stesso: «Sei disoccupato? Allora sei stronzo, ed è solo colpa tua».

Non è sempre stato così. In Precari. La nuova classe esplosiva, Guy Standing afferma che nell’epoca pre-globalizzazione la disoccupazione «era considerata come il frutto di fattori economici e strutturali, per i cui i disoccupati erano persona sfortunate, capitate al posto sbagliato nel momento sbagliato». Se si guardano i dati citati all’ inizio dell’articolo, è impossibile pensare che quasi 6 milioni di persone abbiano fallito così miseramente nello stesso momento storico.

Eppure questo è quello che cercano di farci ingoiare a forza da anni e anni. Scrive Standing:

Nello schema neoliberista, la disoccupazione è diventata una questione di responsabilità individuale, quasi che fosse “volontaria”. Si sono cominciate a valutare le persone in termini di “impiegabilità”. […] L’immagine del disoccupato è radicalmente mutata; egli è dipinto ormai come un individuo “non impiegabile”, vittima dei suoi stessi sbagli e per di più incapace di accontentarsi di un lavoro o del salario che gli si offre.

In tutto ciò, la cosa più grottesca è che quella del disoccupato, sempre secondo Standing, è diventatata un’”attività” che «rientra a pieno titolo nei processi di terziarizzazione»:

Molti sono i suoi “luoghi di lavoro”, dalle agenzie di collocamento agli uffici della pubblica assistenza, alle aule di formazione, e molto è l’impegno finalizzato al lavoro che devono assolvere: compilare moduli, fare la coda agli sportelli, spostarsi come “pendolari” tra uffici, agenzie, aule, ecc. La condizione di disoccupato diventa un vero e proprio lavoro a tempo pieno e richiede flessibilità, dal momento che occorre essere quasi sempre pronti e disponibili. Solo a fini politici si può ritenere “ozioso” il tempo che un disoccupato trascorre anche soltanto nella tormentosa, interminabile attesa che giunga una telefonata.

La “rivoluzione culturale” che si sta compiendo sulla pelle di precari e disoccupati non potrebbe essere più devastante. Obbligati ad accogliere in tutto e per tutto le «forze del mercato» come propria guida, precari e disoccupati devono essere «infinitamente adattabili alle loro esigenze» e non farsi troppe domande. C’è un posto da panettiere? Buttati. Non sai fare la pizza? Impara. Non riesci a smuovere quella zolla? Muovi il culo. Non sai usare trapano e chiave inglese? Applicati. Sei scoraggiato? Sei un fallito – e aggiorna quel cazzo di curriculum. Vuoi studiare? Lascia perdere: il mercato ritiene che sia inutile. Stai per caso aspettando una telefonata di risposta per le attività appena elencante qui sopra?

Rassegnati, non arriverà. Lo dice il mercato.

di Blicero per laprivatarepubblica.com

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Bisognidi redazioneTag correlati:

disoccupazionelavoroprecarietà

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Botulismo in Calabria: come la sanità privata ci lascia morire per strada

La vicenda non riguarda solo le intossicazioni, ma l’intero sistema sanitario calabrese ed il ruolo delle cliniche private.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Urbanistica: cosa hanno in comune Milano e Torino?

Fa notizia in questi giorni (finalmente!) come una giunta sedicente di sinistra abbia stravolto la città di Milano, ma in realtà non molto diversa è la situazione di quell’altra metropoli del nord che è Torino.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Francia: il 10 settembre “Blocchiamo tutto”

Ovunque in Francia, dei gruppi si incontrano, si organizzano e condividono delle idee con un obiettivo comune: bloccare tutto il 10 settembre prossimo.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Contro la privatizzazione e l’economia di guerra: l’occupazione della piscina Argelati a Milano

Sabato 19 luglio gli abitanti dello storico quartiere popolare del Ticinese, organizzati nell’assemblea di Lotta per la Sanatoria, hanno riaperto uno dei numerosi impianti sportivi chiusi presenti nella metropoli milanese: la Piscina Argelati, inagibile dal 2022. La piscina ha rappresentato da sempre per il quartiere un luogo di socialità e un bene comune; per questo, […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Piano strategico per le aree interne: la fine dei paesi calabresi

Nel nuovo piano strategico per le aree interne il governo Meloni ha appena sancito il coma irreversibile di molti borghi periferici.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Fratture: appunti da Milano. Disertare la guerra, resistere in città. Verso il corteo del 3 luglio

Domani, giovedì 3 luglio, scenderemo in piazza a Milano per il corteo per il diritto all’abitare. Obiettivo di questo articolo è inquadrare brevemente il contesto storico e politico nel quale ci muoviamo e, quindi, in che rapporto si collocano le lotte sociali con i mutamenti che lo stato di guerra porta con sé. La situazione […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Lettera di Luca dai domiciliari: Sardinnia libera, Palestina libera.

Venerdì 13 giugno la questura di Cagliari ha posto il compagno Luca agli arresti domiciliari. È accusato di aver lanciato un petardo durante una manifestazione per la palestina e in particolare contro l’esercitazione militare “joint stars”. Riceviamo e pubblichiamo la sua lettera dagli arresti domiciliari. Per me la resistenza palestinese non ha il solo merito […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Italia: una società anziana, malata e sempre più diseguale

Due recenti rapporti ci offrono un affresco delle condizioni in cui versa la società italiana, disegnando uno scenario di forti diseguaglianze, frammentazione sociale e crisi demografica.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Briosco dice No all’Italian Raid Commando nella scuola del paese

A Briosco, paesino di poche migliaia di abitanti in Brianza, si è tenuta la 37esima edizione dell’Italian Raid Commando ossia una esercitazione militare cammuffata da competizione/allenamento da svolgersi nella palestra della scuola, resasi disponibile per l’accoglienza, oltre che nei boschi circostanti.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Falerna: uomo muore per strada dopo aver trovato la guardia medica chiusa

La vicenda di Falerna, in cui un uomo muore davanti alla guardia medica chiusa, rappresenta una realtà drammatica e simbolica della situazione della Calabria, dove gli interessi privati hanno divorato i servizi essenziali. da Addùnati Questo episodio non è un caso isolato, ma la conseguenza di anni di abbandono, tagli e decisioni politiche sbagliate frutto […]

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Napoli: scarcerati Angelo e Mimì. Andranno a processo il 12 ottobre. Decine di presidi in tutta Italia

Con le nuove norme introdotte dal governo i due imputati rischiano pene importanti in particolare per l’accusa di resistenza aggravata.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

I Costi Planetari dell’Intelligenza Artificiale

“Artificial Intelligence is neither artificial nor intelligent.” – Kate Crawford, Atlas of AI

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Stop Riamo: giornata a Torino contro riarmo, guerra e genocidio in Palestina

Riprendiamo il programma della giornata dal canale telegram @STOPRIARMO, percorso cittadino e territoriale che intende costruire una dimensione ampia di attivazione contro la guerra, contro il piano di riarmo e vuole opporsi al genocidio in Palestina.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Oltre i Referendum: una sconfitta da capire

Mentre ancora i seggi erano aperti andava in scena il classico psicodramma della “sinistra”. 

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

L’AI, i lavoratori e i rapporti di potere

Dopo l’ondata di attenzione e infatuazione mediatica che ha accompagnato il lancio di ChatGPT e di molti altri strumenti di intelligenza artificiale generativa, dopo che per molti mesi si è parlato di vantaggi per la produttività, o di sostituzione del lavoro (soprattutto delle mansioni noiose e ripetitive) con l’AI, siamo arrivati a un punto dove […]

Immagine di copertina per il post
Bisogni

In cinquemila nello spezzone sociale del primo maggio 2025: l’unica opposizione credibile alla guerra

Lo spezzone sociale del primo maggio 2025 incarna l’unica alternativa reale allo scenario di guerra che sta venendo costruito scientificamente per imporre il ricatto della precarietà e un impoverimento progressivo in tutte le sfere della vita con l’obiettivo della disponibilità alla guerra.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Sulla guerra in OpenAI e sull’intelligenza artificiale che promuove le diseguaglianze

Continuiamo la pubblicazione di contributi in vista della terza edizione del Festival Altri Mondi / Altri Modi che si terrà dal 10 al 13 aprile a Torino. Di seguito potete trovare un interessante articolo di Stefano Borroni Barale sull’intelligenza artificiale. Stefano parteciperà al dibattito di giovedi 10 aprile alle 18 dal titolo “Transizione energetico-tecnologica: intelligenza artificiale, sfruttamento e […]

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Gli “operai del nuovo millennio”: racconti dalla piazza

Durante il corteo del 28 Marzo abbiamo raccolto i contributi di alcuni giovani lavoratori di Dumarey, ex General motors, un’ azienda specializzata nella progettazione di sistemi di propulsione, che conta circa 700 dipendenti nello stabilimento torinese.

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Working Class Heroes: lo sciopero alla Feltrinelli e le condizioni di lavoro nel settore dell’editoria libraria

Working Class Heroes: La Voce del Mondo del Lavoro su Radio Onda d’Urto Lo scorso lunedì su Radio Onda d’Urto per Working Class Heroes, la trasmissione quindicinale che mette al centro i temi cruciali del mondo del lavoro, siamo tornati a occuparci di quanto accade nel mondo dell’editoria, con diversi contributi e un focus sullo […]

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Non chiamateli incidenti, sono omicidi sul lavoro!

Si chiamava Francesco Stella, 38 anni, il primo morto sul lavoro in Italia nel 2025, precisamente il 3 gennaio. da Addùnati L’operaio, impiegato in un’azienda di profilati nell’area industriale di Lamezia Terme, è caduto da un’impalcatura alta sei metri sbattendo la testa. Francesco, suo malgrado, apre la lista di un nuovo anno che purtroppo non […]