Livorno: quella che si chiama solidarietà
Di seguito il comunicato, tratto da livornoindipendente
Non pensavamo che un corteo potesse trasformarsi in emozioni così forti. Per un pomeriggio intero, fra un intervento, un lamperogeno acceso, uno striscione e un coro, abbiamo riempito i polmoni della solidarietà di una città intera, che ha dimostrato quanto ci tiene a sé stessa.
“Reddito, Casa, Diritti, Dignità” recitava lo striscione d’apertura. E un messaggio di solidarietà ai lavoratori in lotta. Non poteva essere diversamente, ieri Livorno lo chiedeva a gran voce un corteo come quello.
Di fronte al comune hanno iniziato a radunarsi ben prima dell’orario di concentramento diverse persone. C’erano un po’ tutti, le famiglie del Comitato per il Diritto all’abitare, i ragazzi degli Orti Urbani di Via Goito, gli operai di Cooplat – che di fronte al comune hanno anche un presidio permanente – e quelli di Eni e Trw, ma anche tante gente “semplice”, semplici solidali che ieri volevano esserci, a portare calore e sostegno alle lotte della nostra città.
Prima di partire qualche intervento, viene attaccato uno striscione per sostenere le lotte dei lavoratori, parlano gli operai della TRW, e poi si parte.
Siamo tantissimi. Giriamo in piazza grande e la gente non finisce ancora di sbucare dal fondo del corteo. Si susseguono gli interventi. Casa, lavoro, diritti, si parla di tutto. Si parla del piano casa del governo Renzi che minaccia di gettare in strada sempre più famiglie, si parla della volontà del governo di cancellare l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori e della nuova riforma del mondo del lavoro, il JobsAct, che precarizzerà ulteriormente le nostre vite.
Ma si parla anche di cementificazione e speculazione edilizia, di come affaristi e palazzinari devastano i nostri territori, imponendo la costruzione di edifici inutili, quando si potrebbero recuperare quelli già esistenti. Il riferimento alla nostra città è evidente. L’attacco alla cricca PD pure. Per anni, questo partito – e i suoi esponenti – hanno devastato e affamato questa città, con progetti di speculazione incredibili (come ad esempio quello previsto a fiorentina e che riguarderà il mercato ortifrutticolo), o aprendo le porte agli sfruttatori delle multinazionali che arrivano, aprono una fabbrica per qualche commessa, e dopo qualche anno se ne vanno lasciando a spasso centinaia di lavoratori e lavoratrici (come i famosi casi Delphi o MTM).
Il corteo prosegue, con i cori “Fuori i Padroni da Livorno” e “Renzi, Renzi, vaffanculo” chiara dimostrazione di quanto ben precisa sia la volontà dei manifestanti.
Si passa sotto la casa della cultura occupata simbolicamente lo scorso Giovedì proprio per dimostrare una volta di più le speculazioni e gli sprechi in città, voluti dalla scorsa amministrazione.
Si ricordano anche i procedimenti a carico dei militanti che mettono tutta la loro generosità nelle lotte, i 150 procedimenti penali a carico dei ragazzi dell’ExCaserma, le ultime 3 denunce scoccate per difendere una famiglia con 3 bambini che altrimenti sarebbe stata buttata in mezzo di strada per uno sfratto, ma anche i prigionieri notav, la lotta che in valsusa scalda cuori e menti per battersi contro la devastazione ambientale dei propri territori.
Si prosegue, passando da piazza della Repubblica che viene riempita per più di metà: è abbastanza chiaro che siamo almeno 2000 in piazza, forse anche di più. Si va avanti e si arriva verso i quartieri popolari. Via Garibaldi, via Palestro, piazza San Marco, dove arriva anche una delegazione di operai della TRW con il proprio striscione. Gli viene lasciata la testa del corteo. No poteva essere diversamente dopo quanto accaduto drammaticamente a Confindustria nella giornata precedente.
Gli operai TRW invitano il corteo a raggiungere il presidio permanente di fronte la fabbrica. L’adesione è fortissima. La gente vuole arrivare fin là, anche se la strada è lunga.
Ma prima si passa dove sarebbe dovuto finire il corteo, nel quartiere più caldo di Livorno, Shangay. E lì scendono le prime lacrime per alcuni. Un intero quartiere che si affaccia alla finestra per applaudire un corteo che passa non sono scene che si vedono tutti i giorni.
Si denunciano le speculazioni che riguardano la Chiccaia, si esprime la volontà di lottare al fine di non far abbattere un edificio che, se pur all’apparenza fatiscente, potrebbe ancora fungere da emergenza abitativa per le famiglie che nei prossimi mesi verranno sfrattate.
Ma si freme per continuare. Giungono voci al corteo che i lavoratori della TRW siano usciti dalla fabbrica e stiano bloccando l’aurelia. Ci stanno aspettando. Si va avanti, si prosegue, nonostante la stanchezza. Continuano gli interventi di solidarietà al microfono. “Uniti si vince” è il messaggio più ricorrente.
Ed eccoli lì arrivare gli operai della TRW, si accendono gli ultimi lamperogeni per festeggiare, applausi infinti, interventi che mordono il cuore, fiumi di lacrime che scendono sui volti della gente, persone sconosciute che si abbracciano come se fossero fratelli e sorelle.
Emozioni così non pensavamo di poterle vivere, ma le abbiamo vissute e non le dimenticheremo. Il calore delle lotte. La solidarietà quella vera. La dignità di una città che non si vuole piegare e che lotta a testa alta.
“Livorno è nostra e guai a chi la tocca” recitano gli ultimi cori.
Ieri era proprio così, i manifestanti che hanno partecipato al corteo, i curiosi che si sono fermati a sentire gli interventi, la gente che ha applaudito dalle finestre dei quartieri, aveva come messaggio da lanciare proprio questo. Livorno non si tocca, le nostre vite non si toccano, noi vogliamo dignità e rispetto.
Avanti così allora, perché la strada è ancora lunga e in salita, ma carichi così si può andare avanti più forti di prima.
Con i polmoni pieni della solidarietà che ieri abbiamo respirato.
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