
Livorno: Renzi annulla la propria visita. Paura di altre contestazioni?

Ci sperava Marco Ruggeri. Dopo una campagna elettorale da candidato  senza qualità, mai un guizzo o una invenzione o una proposta  comprensibile, sperava davvero che fosse arrivato il momento del colpo  d’ala, verso l’alto. Il colpo che fa prendere quei voti utili magari non  a vincere al primo turno (a quello non ci crede nessuno), ma a creare  un distacco di sicurezza dall’avversario nel ballottaggio.
Era già  tutto previsto: mobilitazione dei riservisti Pd, Tirreno e media locali  sull’attenti, come ai tempi dei Ciano, per amplificare la visita del  Presidente del Consiglio, giornalisti amici pronti creare quei pezzi di  colore utili per salvare, con la propaganda, un piccolo mondo piddino  che sta morendo. 
A dirla tutta era prevista anche la contestazione a Matteo Renzi, già annunciata in rete e sui muri della città. 
I  motivi per contestare Renzi naturalmente non mancano ma le norme  approvate, e  quelle da approvare, sul lavoro e sulla casa rendono il  suo governo particolarmente odioso. Se ne deve essere accorto anche lo  stesso Renzi, che incrocia le contestazioni un po’ in tutta Italia.  Tutta roba fatta sparire dai media, come quella di Palermo, ma che non  potrebbe essere occultata quando l’attenzione è massima, proprio sotto  le elezioni. Ecco quindi che Matteo Renzi si sfila dalla data livornese,  ma non per le contestazioni, ufficialmente perché deve andare in  Sicilia, come riporta il fido Tirreno. E invece, si scopre che anche la  tappa palermitana è annullata. Motivo? Timore di contestazione a Palermo  sia da parte dei movimenti, che avrebbero replicato quella di pochi  giorni fa, che da parte delle associazioni antimafia per la questione  della strumentalizzazione dell’anniversario della morte di Falcone.  Certo che una salva di fischi in diretta, alle commemorazioni di  Falcone, avrebbe fatto calare l’audience. Ma, uso ad obbedir tacendo, a  credere agli impegni improrogabili del Presidente del Consiglio, che non  temerebbe le contestazioni, c’è rimasto giusto il Tirreno. Si  adegueranno presto alle nuove direttive, non c’è da dubitarne.
Il  punto è che il maquillage di Renzi, fatto di una immagine di ripresa  economica a cui non crede nessuno, rischia di sfaldarsi proprio prima  delle elezioni. La stessa ministra Boschi ha ammesso che i sondaggi non  vanno come previsto per il Pd, aggiungendo: “per colpa dei sondaggisti”.  Strano, potremmo fare i nomi di diverse agenzie di sondaggi in area  centrosinistra, saranno tutte prevenute verso chi le sostiene. Lo stesso  Huffington Post Italia, diretto dalla giornalista di area  centrosinistra Lucia Annunziata, ha pubblicato un servizio dove si parla  del timore di Renzi di non fare il pieno proprio in chiusura di  campagna elettorale a Firenze. Ma a quello ci penserà la Rai, come ha  fatto sparire i fischi all’inno nazionale all’Olimpico (che sono stati  raccontati ma non trasmessi)  lavorerà per Renzi. 
Il timore del  Presidente del Consiglio di prendere qualche colpo di immagine decisivo  per una sconfitta elettorale, non può non ripercuotersi su Marco  Ruggeri. La cui situazione non è certo rosea: rischia infatti di  prendere dei voti insufficienti al primo turno per vincere le elezioni. E  dopo, di dover affrontare il tiro incrociato di un elettorato che,  rispetto a quello di centrosinistra, può ritrovarsi unito su un  candidato qualsiasi nel desiderio di voltare pagina e mandare a casa il  Pd. E così se Renzi ha paura di essere ostaggio delle larghe intese, in  funzione anti M5S, dopo il 25 maggio, Ruggeri ha paura di essere  ricordato per la disfatta storica, quanto auspicabile e meritata, del Pd  a Livorno.
Se Isabel Allende dice che la paura non ha a che fare con la realtà, Renzi e Ruggeri sono lì per smentirla.
Da Senza Soste
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