Molinopoly: i palazzinari che giocano con le vite degli altri
Domani, giovedì 16 Luglio, si terrà davanti il tribunale di Torino un presidio in solidarietà a Marta e Matteo, due giovani che, nonostante l’era covid, si trovano ad affrontare uno sfratto.
Marta e Matteo si sono rivolti allo sportello Prendocasa appena è stato possibile incontrarsi in sicurezza, per reagire ad una situazione di ingiustizia, per pretendere dignità, rendere virale la forza e la resistenza che si possono mettere in campo quando si rischia di perdere la casa, quando, come in questo caso, si è vittime di soprusi di ricchi palazzinari e delle loro gestioni immobiliari.
I due giovani, dopo un’estenuante ricerca di un alloggio in cui poter convivere, sono finiti nella morsa dell’ignobile Giorgio Molino.
Giorgio Molino é noto alla città di Torino per avere un patrimonio inesauribile di proprietà abitative e non, é noto per speculare su queste proprietà e su finisce per affittare da lui, o meglio presso le agenzie dietro alle quali si nasconde. Giorgio Molino é un losco figuro, inquisito ed arrestato più volte per i motivi più disparati, sempre a causa di situazioni di sopruso o di sfruttamento umano ed economico.
Nonostante tutto però, addirittura le diverse amministrazioni comunali hanno spesso bisogno di “usufruire” di alcune sue proprietà alimentando e proteggendo lo strapotere di questo soggetto e anche di altri palazzinari del suo calibro.
Marta e Matteo, all’oscuro di tutto ciò, come la maggior parte delle persone che “cadono” nella trappola di Molino, hanno semplicemente trovato nell’offerta dell’agenzia immobiliare Oddone (così si chiama ora una delle sue agenzie) la possibilità di pagare un affitto non troppo elevato, oltre ad una burocrazia più semplice rispetto a quella che normalmente si deve affrontare per avere un tetto sopra la testa.
A fine febbraio i due giovani entrano in uno degli appartamenti di un palazzo di via Biella, interamente di proprietà del palazzinaro torinese.
Arrivato il lockdown e l’emergenza covid, i due giovani hanno perso il lavoro e non hanno potuto più pagare l’affitto al noto soggetto.
Una situazione comune a moltissime famiglie la loro. Oltre alla crisi pesante che iniziava a investire le loro vite però, i due si sono trovati a vivere in un alloggio fatiscente, invasi anche dalle cimici dei letti, vittime di un’ingiustizia che sembra tanto assurda, quanto reale: chiusi obbligatoriamente in casa dall’emergenza sanitaria, senza reddito, assediati dai parassiti.
A maggior ragione Marta e Matteo iniziano a pretendere che questa situazione venga risolta ed essendo palesemente presi in giro dall’amministrazione immobiliare e dallo stato che non fornisce loro alcuna tutela ( 600 euro per chi? come? buoni spesa per chi? come?) iniziano a non pagare l’affitto. Poco dopo arriva l’ingiunzione di sfratto.
Da qualche mese ormai, in tempo di emergenza, abbiamo appreso che gli sfratti sono sospesi, eppure le udienze di convalida e le procedure vanno avanti.
Non sappiamo come si evolverà questo processo burocratico ai tempi dell’emergenza salute, sappiamo però bene che la tutela delle persone è sempre all’ultimo posto, mentre la macchina del profitto e chi normalmente si arricchisce non si ferma mai..
Per questi motivi giovedì alle h 10.30 è importante supportare Marta e Matteo durante l’udienza di convalida del loro sfratto.
I due giovani hanno avuto il coraggio di denunciare ciò che tutti i giorni avviene.. forti del fatto che la crisi epocale che stiamo vivendo é una crisi di sistema e che bisogna partire da noi stessi e dalle ingiustizie che ci investono per provare a ribaltarla. La lotta agli sfratti ci mostra proprio come le solitudini di ognuno di noi, ingigantite dalla paura di perdere il proprio nido, possano diventare grimaldello ed aprire la porta ad un mondo di solidarietà e condivisione!
Alleghiamo di seguito la testimonianza di Marta e Matteo:
“Egr. Sig. ***,
in mancanza di lavoro i dipendenti usufruiscono di:
Inoltre, data la vostra giovane età, si presume e si spera l’esistenza di quattro genitori e otto nonni che per legge debbono l’assistenza alimentare anche ai discendenti maggiorenni […].
Alla luce di quanto sopra, si proseguirà lo sfratto. Vi suggeriamo di ottenere ospitalità provvisoria presso i dodici congiunti suddetti, ospitalità che non potete ottenere da una società immobiliare con permanenti ingenti esposizioni bancarie passive documentabili anche in CCIAA.”
L’amministrazione
Qualche mese fa io e Matteo decidiamo di andare a vivere insieme. L’appartamento in via Biella era visibilmente trascurato e necessitava di manutenzione a causa di lavandini gocciolanti, tapparelle guaste, tappezzeria da rimuovere, impianto elettrico non a norma, cucina da sostituire e altro, ma l’amministrazione che si occupa della gestione dell’alloggio ci assicura che il bilocale sarebbe stato pronto prima del nostro ingresso. Paghiamo tre mensilità di caparra, il mese entrante, firmiamo il contratto e quasi due settimane dopo entriamo in casa.
È l’inizio di un calvario che non meritiamo.
Con grande scontento scopriamo che nessuno dei lavori è stato fatto e da subito ci mobilitiamo per ottenere quanto promesso, ma nonostante le continue richieste, l’amministrazione ci ignora o procrastina gli interventi. Nel frattempo, nei primi giorni di permanenza nell’appartamento, io e Matteo ci accorgiamo di un altro e più grave problema: la casa è infestata da cimici dei letti. Di nuovo, l’amministrazione si mostra inadempiente e rimanda la risoluzione. È passato poco più di un mese e già siamo esasperati.
Poi arriva Marzo e scatta la quarantena.
Rimaniamo chiusi in una casa malridotta e ogni mattina ci svegliamo con nuove punture sulla pelle. Prudono e lasciano cicatrici tuttora visibili.
Come se non bastasse, a causa del lock-down perdiamo entrambi il lavoro e non sappiamo come pagare l’affitto. Avvisiamo l’ufficio e chiediamo di avere pazienza e che il pagamento del canone verrà versato non appena possibile. I responsabili sembrano non voler sentir ragioni: “Entro il 30 aprile dovete saldare ogni morosità”, ci dicono.
Ma non è facile perché noi non percepiamo la CIGSD, non percepiamo il reddito di cittadinanza, non percepiamo il reddito d’emergenza e i nostri congiunti non sono obbligati a darci sostegno economico come l’amministrazione ammette. Gli unici sussidi pervenuti, li abbiamo subito versati sul conto di Giorgio Molino per saldare le prime morosità. Ma questo non è bastato perché a giugno il postino suona alla porta e ci consegna una raccomandata: è l’avviso di sfratto. Quella che avete letto sopra è una mail dell’amministrazione che riceviamo quella sera stessa.
Ciò che ci dice l’avvocato nei giorni a seguire accentua il nostro senso di #IMPOTENZA, quasi ci sembra una presa in giro. Vogliamo giustizia almeno per quanto riguarda i parassiti dei letti, perché hanno minato la nostra salute e il disinteresse del padrone di casa è un fatto grave, ma l’avvocato ci risponde che avremmo dovuto abbandonare l’alloggio per dimostrare che il problema delle cimici rendeva impossibile l’abitabilità dell’appartamento: rimanendo in casa, abbiamo invalidato tale verità. Ma è stata la quarantena a obbligarci in casa! È per osservanza ai decreti che siamo rimasti chiusi in casa senza possibilità di trovare una nuova soluzione! Ma quarantena o non quarantena, l’unica cosa che vale è la burocrazia.
È vero, siamo morosi, ma #NONèCOLPANOSTRA se abbiamo perso il lavoro a causa del Covid-19 e nessuno deve permettersi di dirci dove andare a prendere i soldi per pagare.
#L’INDIFFERENZA mostrataci dalle istituzioni e #L’ARROGANZA spadroneggiata dai potenti per insensibilità o divertimento, hanno alimentato una #RABBIA che non dovrebbe crescere in nessun cittadino, nessuno dovrebbe (soprav)vivere con l’angoscia.
Scriviamo questo volantino e ci rivolgiamo a chiunque voglia #AGIRE, perché non si tratta più dell’affitto di un bilocale. Ora parliamo di umanità dimenticata e di dignità umiliata. Siamo qui perché #ÈNOSTRODOVERE ricordare e ricordarci quale deve essere il centro, siamo qui per alimentare quella #CONTROTENDENZA che rimetta l’individuo al primo posto, che valorizzi la giustizia, non la burocrazia.
Era nostro dovere pretendere che gli accordi venissero rispettati!
Era nostro dovere pretendere sicurezza!
È nostro dovere ora denunciare!
È nostro dovere denunciare la disgustosa arroganza che si è permessa di farci i conti in tasca e di minacciarci, che si permette di giocare con il potere e la paura!
Desideriamo difendere diritti e dignità, per noi oggi e per qualcun altro domani!
Decidiamo di lottare per una controtendenza che metta al centro l’individuo e l’umanità, agire per creare una società che garantisca al singolo la sicurezza di una casa e la serenità che ne deriva!
Vi invitiamo il 16 luglio 2020, giorno in cui si terranno le udienze per gli sfratti, di fronte al tribunale di Torino, per manifestare a favore di una giustizia che tuteli i cittadini e il loro diritto ad avere una casa!
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