Paesi Baschi alle urne: una scommessa per il cambiamento
Sono aperte dalle 9 di questa mattina le urne elettorali nella comunità autonoma basca. 1.775.336 di baschi e basche sono chiamate al voto per l’elezione del nuovo presidente della CAV – formata da tre province dei Paesi Baschi. A concorrere alle elezioni dopo anni di illegalizzazioni, ci sono tutte le opzioni politiche, inclusa EH Bildu -coalizione formata dalla sinistra indipendentista, e altri partiti di sinistra minori. Le aspettative del voto secondo i sondaggi indicano che potrebbe essere una grande giornata, e EH Bildu potrebbe risultare la forza politica con maggior rappresentazione all’interno del parlamento di Gasteiz. Ma se bisognerà aspettare ancora qualche ora per sapere il reale esito delle elezioni, un dato su cui porre l’attenzione è la chiusura definitiva di un ciclo di illegalizzazioni che endemicamente si riversavano sui partiti della sinistra indipendentista. E risuonano ancora nelle orecchie di molti le parole dell’ex Ministro degli Interni spagnolo Rubalcaba, all’indomani della dichiarata volontà di avviare unilateralmente -da parte della sinistra indipendentista- un processo di risoluzione del conflitto basco. “O votos o bombas”. Queste le parole dettate da una speranza di rottura tra chi avrebbe scommesso per i voti e chi invece per le bombe. Il 20 ottobre dell’anno scorso, l’organizzazione armata Eta tolse ogni dubbio dichiarando il ‘cessate al fuoco permanente, generale e verificabile. Eppure l’allora Ministro degli Interni aveva ancora da aggiungere: “gli abbiamo tolto le bombe e ora dobbiamo togliergli i voti”. Quali parole migliori di queste per comprendere le intenzioni di chi, a capo del Ministero degli Interni, stava pianificando la strategia migliore per mettere i bastoni tra le ruote di un carro che ormai si stava muovendo. E la vincita del partito Amaiur – anch’esso coalizione di varie forze indipendentiste e di sinistra- alle ultime elezioni amministrative confermavano che i bastoni erano in realtà ramoscelli.
D’altronde l’obiettivo di escludere la sinistra indipendentista come scelta politica, è sempre andato a buon fine. Come dimenticarsi nel 2002, quando il partito socialista e il partito popolare -uniti solo nella questione basca- decisero di illegalizzare la sinistra indipendentista, per dire basta all’indipendentismo e non lasciar spazio ad una possibile unione di forze di sinistra. E ancora, come possiamo dimenticarci delle continue illegalizzazioni fatte durante gli anni, l’ultima quella del 2009 quando, in grande stile e sfoderando ogni arma giudiziaria e poliziesca, proibirono al partito Askatasuna e D3M di concorrere alle elezioni, incarcerando diversi membri in base al consueto teorema spagnolo che ha dettato legge per anni “tutto è Eta”.
Non è certamente facile prevedere i risultati di queste elezioni basche, ma un dato rilevante risulta essere la possibile retrocessione elettorale del PSOE -partito socialista uscente- e del Partito Popolare, coalizzati da sempre sulla base di una spinta anti-indipendentista con l’apporto mediatico che i vari mezzi di comunicazione riescono a mettere in marcia. Una coalizione latente quella dei due partiti la cui strategia non diede i suoi frutti come dimostrarono le ultime elezioni del 2009, quando raggiunsero al pelo la maggioranza nel parlamento basco, togliendo -dopo anni- la maggioranza al conservatore Partito Nazionalista basco. Tuttavia una questione non lascia ombra di dubbio: oggi tra le fila di migliaia di baschi e basche che non hanno mai potuto scegliere, obbligati all’astensionismo di fronte al disastroso panorama politico, saranno in molti che voteranno scommettendo nel progetto della sinistra indipendentista.
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