Palermo: disoccupati di nuovo in piazza dopo ulteriore attacco al Reddito di Cittadinanza
Riceviamo e pubblichiamo volentieri…
Tornano in piazza i disoccupati palermitani percettori del reddito di cittadinanza dopo la nuova stretta del governo Meloni sulla misura. Gli “occupabili”, ovvero i disoccupati tra i 18 e i 59 anni che possono lavorare e non hanno a carico minori, disabili o anziani perderanno il sussidio nel 2023, dopo sette mesi e non più dopo otto.
I manifestanti sono partiti alle 9 dal Castello della Zisa e hanno attraversato via Lascaris e via Imera, per raggiungere il palazzo della Regione.
«I siciliani hanno smesso di abbassare la testa. Se qui non c’è lavoro è colpa dello Stato italiano che non ha mai voluto investire in Sicilia, ma solo al Nord. Noi rifiutiamo di emigrare, vogliamo lavorare nella nostra terra. È un nostro diritto. La Sicilia è dei siciliani, non siamo buoni solo come manodopera per le regioni sviluppate del Nord o per pagare le tasse. O il governo mette in campo un piano di sviluppo in Sicilia o l’Unità nazionale è solo una barzelletta» – attacca senza mezzi termini Toni Guarino.
Erano già scesi in piazza lo scorso novembre e promettono di continuare a manifestare finché il governo Meloni non farà un passo indietro.
«Già adesso prendo il reddito, ma non arrivo a fine mese. Sono costretto a chiedere la spesa alla Caratis. Chi parla dentro i Palazzi o negli studi televisivi ha la pancia piena, non conosce la realtà. Perché non si fanno un giro nei quartieri popolari di Palermo? Lo sanno che mi spacco la schiena da quando ho 14 anni come muratore, lavapiatti o quello che c’è, in nero e con una paga misera? In Italia anche chi lavora è povero. È una vergogna. Ci vuole rispetto per i poveri. Chi governa deve pensare a tutelarci non a calpestarci e insultarci» – continua, con rabbia, Giuseppe De Lisi, padre di famiglia che percepisce il reddito da 11 mesi.
Hanno anche alcune soluzioni. Le spiega Davide Grasso: «potenziare i centri per l’impiego, facendo in modo che tutte le offerte di lavoro passino da lì, in modo da garantire la massima trasparenza e la regolarità dei contratti; attuare un cambio generazionale dei lavoratori forestali, alcuni dei quali hanno anche 60/65 anni, assumendo i percettori di Rdc di una età più giovane. Tolte le retoriche, gli stereotipi, le chiacchiere di chi ha la pancia piena e straparla sui giornali e in Tv, resta un fatto: chi è disoccupato non ha come campare se stesso e la propria famiglia. O si garantisce un’offerta di lavoro valida, con un salario dignitoso e un contratto regolare, o il Reddito non può essere tolto».
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