Pisa. Donne occupano Mala Servanen Jin, la casa delle donne che combattono
Un 8 marzo combattivo quello pisano. Al termine di un corteo partecipatissimo e nel contesto di una giornata densissima iniziata alle 5 e 30 con lo sciopero e i blocchi delle lavoratrici delle pulizie dell’ospedale di Cisanello, in tarda serata è stato occupato uno stabile del comune, lasciato da anni abbandonato in via Garibaldi 192, per trasformarlo in appartamenti per donne in emergenza abitativa e in uno spazio di organizzazione per le donne in lotta.
Questa mattina si è svolta la conferenza stampa lanciata dall’assemblea delle donne in lotta che ieri sera ha dato vita alla “Mala Servaven Jin” occupata (casa delle donne che combattono), nome che si rifà alle lotte delle donne kurde. La struttura di proprietà del Comune è stata costruita con i fondi vincolati dalla legge Martelli come centro di prima accoglienza per migranti. Nel 2013 il comune e la Società della salute mettono in campo un progetto di ristrutturazione tramite un investimento di 640 mila euro chiudendo la struttura. Nessun lavoro è mai stato eseguito e anni di abbandono hanno reso la struttura una “bomba igienica”. Le occupanti hanno denunciato questo stato di abbandono e incuria, lanciando i primi due giorni di pulizie collettive per domani e sabato. Per domenica è invece lanciata l’assemblea cittadina alle ore 18.
Ma grazie all’8 marzo e allo slancio che ha permesso questo primo momento di riscatto a prendere protagonismo sono state le donne che hanno scelto di occupare la Mala Servanen Jin:”la mobilitazione dell’ 8 marzo, ha rappresentato una tappa fondamentale per noi, donne, che lottiamo da anni contro la subalternità che viviamo nelle nostre vite; per rompere quei taciti patti che abbiamo firmato fra le mura domestiche, dove siamo relegate per un ruolo precostituito a prenderci cura di figli, partners e anziani, annientando la nostra autonomia decisionale fino a subirne anche le conseguenze fisiche, quando tentiamo di riappropriarcene. Libertà di scelta che si fa doppiamente difficile, se complici e autori di queste violenze sono anche le istituzioni, che ci privano delle condizioni e degli strumenti necessari a creare e portare avanti la nostra indipendenza, sottoponendoci a giudizi e umiliazioni per avere le briciole che ci elargiscono”.
L’occupazione è una base di organizzazione e una promessa a continuare lo spirito conflittuale e di riscossa gioiosa che ha contraddistinto la giornata di ieri: “L’8 marzo, è stato un momento importante per condividere con tutti e tutte la voglia che abbiamo di riscattarci, di poter vivere felici e libere, di decidere delle nostre vite, di rispedire la sofferenza ai responsabili. Con questo spirito, da passionarie che non mollano mai, abbiamo riaperto questo spazio: un ex centro di accoglienza per migranti, di proprietà comunale, abbandonato da anni all’incuria e al degrado. Uno stabile chiuso e lasciato marcire dal Comune che, contemporaneamente, ha spostato il punto di accoglienza in un altro immobile in affitto, più piccolo.
Ora vogliamo, come donne, costruire insieme questo luogo, rinominandolo “Mala Servanen Jin Occupata” che in lingua curda significa “Casa delle Donne che combattono”, per richiamare le lotte di emancipazione e autodeterminazione delle combattenti curde che si oppongono allo stato islamico e alle sue barbarie, dando vita a una nuova società. Una casa dove noi donne vogliamo dare vita ad uno spazio collettivo dove ridefinire noi stesse, le nostre vite, difendere e riconquistare la nostra dignità. Uno spazio che sia anche una casa per le donne in emergenza abitativa”.
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