Pisa: i drivers sollevano il velo sul sistema degli appalti di Amazon e lo sfruttamento
Ieri era il quarto giorno di sciopero dei drivers del magazzino Amazon di Montacchiello a Pisa. L’agitazione, partita il 23 febbraio aveva visto una trentina di lavoratori e lavoratrici di una ditta che ha l’appalto al magazzino Amazon astenersi dal lavoro. Nei giorni seguenti il numero dei drivers in sciopero è via via cresciuto fino a coinvolgere i lavoratori di un’altra delle ditte appaltatrici e portare al blocco totale del magazino nella mattinata di ieri.
Le motivazioni per cui i drivers hanno scioperato sono molteplici e si protraggono ormai da diverse settimane: i carichi di lavoro sono aumentati da gennaio in termini di pacchi da consegnare assegnati ad ogni corriere. Questo sta determinando un minore impiego di “rotte” (zone assegnate ad ogni singolo lavoratore) e quindi la ditta che ha l’appalto considera il proprio personale in esubero ed ha così aperto la cassa integrazione. In realtà i lavoratori non sono in esubero: i carichi di lavoro così distribuiti causano maggiore stress e lavoro sotto pressione; una maggiore causalità di incidenti sul lavoro perchè la sicurezza ed il rispetto del codice della strada è compromessa. Tutto in nome del risparmio. I dipendenti di questa azienda denunciano anche una disparità di condizione, svantaggiosa rispetto ai drivers di altre aziende dell’indotto Amazon. “Se danneggiamo i furgoni ci viene applicato in busta paga il risarcimento danni di 500 euro per pagare la franchigia, nelle altre aziende in caso di incidente pagano la metà, adesso siamo tutti indebitati“. Inoltre nelle buste paga vengono riscontrate delle irregolarità: “tutti gli altri drivers ricevono una integrativa regionale di 56 euro prevista dal CCNL, perchè noi no?”.
I lavoratori e le lavoratrici in sciopero chiedono quindi una redistribuzione dei carichi di lavoro, in modo così da garantire il rispetto delle ore contrattuali in tutto l’indotto e sia per poter lavorare senza ansie e pressioni da parte dei datori di lavoro. La cassa integrazione pagata al 70% sommata ai debiti contratti per il pagamento dei danni sta notevolmente diminuendo lo stipendio dei lavoratori che oggi hanno scioperato.
Le ditte hanno tentato nei giorni scorsi di neutralizzare gli effetti dello sciopero cooptando lavoratori e lavoratrici per turni aggiuntivi, ma l’operazione non sembra aver funzionato.
La reazione della multinazionale dell’e-commerce invece è stata una sostanziale difesa delle ditte appaltatrici, pur promettendo verifiche sul rispetto del Condice di Condotta. In una nota infatti scrive che “le piccole e medie imprese in tutta Italia offrono opportunità di lavoro a migliaia di persone per la consegna dei pacchi ai clienti Amazon. Il nostro è un business stagionale e per questo lavoriamo a stretto contatto con i nostri fornitori di servizi di consegna per consentire loro di pianificare adeguatamente le loro esigenze operative. Amazon richiede a tutti i fornitori di servizi di consegna di rispettare il Codice di Condotta dei Fornitori Amazon, attento a garantire che gli autisti abbiano compensi e orari di lavoro adeguati e che vengano rispettati gli accordi definiti dal Contratto Nazionale Trasporti e Logistica. Stiamo inoltre esaminando la fondatezza di queste affermazioni e saremo pronti a prendere gli opportuni provvedimenti nel caso in cui i nostri partner non siano in linea con tali aspettative”. Al momento però i lavoratori e le lavoratrici non hanno ricevuto alcuna risposta.
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