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Qatar 2022: i Mondiali dello sfruttamento, morti 400 operai nepalesi

Nei cantieri per il Fifa 2022 del Qatar sono già morti 400 immigranti nepalesi e, secondo le stime, entro 8 anni fino al completamento dei lavori si commetterà una vera strage: 4 mila lavoratori perderanno la vita. Solo nella stagione estiva dell’anno scorso sono morti 44 nepalesi.

Dalle interviste degli immigrati viene fuori un quadro inquietante delle loro condizioni di lavoro e alloggio: molti vengono sfruttati e non retribuiti, ci sono stati diversi casi in cui sono stati ritirati o sospesi i passaporti fino al termine dei lavori. Gli operai vivono in stanzoni sovraffollati con fosse biologiche scoperte, le quali, visto anche il clima torrido del paese, sono un pericolo costante per la salute. Dopo enormi sacrifici per arrivare nel Qatar e trovare un posto di lavoro, gli immigranti sono obbligati a rifugiarsi presso le proprie ambasciate per chiedere il rimpatrio. Altri, costretti a sopportare le condizioni disumane perché in Nepal hanno una famiglia da sfamare, lavorano nel settore delle costruzioni degli impianti con norme di sicurezza non rispettate, orari da più di 12 ore in cui spesso è negata anche l’acqua.

Di fronte a questa clamorosa violazione dei diritti umani, il presidente Fifa, Sepp Blatter, si è limitato a farfugliare qualcosa sull’impegno delle autorità dell’emiro per migliorare le condizioni lavorative e ha avuto la faccia tosta di affermare che è opportuno “valutare gli sforzi compiuti, prima di esprimere giudizi”. Mentre Fifa sta a “valutare”, migliaia di lavoratori dal Nepal, dall’India e dal Bangladesh immigrano nel Qatar alla ricerca di un posto di lavoro, sul quale poi, nella migliore delle ipotesi, vengono sfruttati e sottopagati. D’altronde alla Fifa interessa solo avere strutture sfarzose in cui celebrare le sue cerimonie – ne è testimone gli eventi attuali del Brasile. A gennaio la Fifa ha minacciato di escludere lo stadio di Curtiba dalla lista degli stadi ospitanti a causa dei ritardi nei lavori. Il segretario generale ha evidenziato che la Fifa si aspetta un progresso e che il Brasile abbia chiaro l’obbiettivo, ovvero tradotto: costi quel che costi (e il prezzo da pagare è alto viste le famiglie sfollate, l’aumento del costo della vita, la corruzione e lo spreco di denaro pubblico), ma lo sfarzo dev’essere garantito.

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