Torino ha perso i suoi servizi pubblici
Non è vero che con tale operazione i servizi saranno migliori, più puntuali e che le tariffe saranno concorrenziali. Gli acquirenti delle tre aziende avranno l’obiettivo di ricavare degli utili e lo faranno a spese della cittadinanza e delle/i lavoratrici/ori del settore.
Attenzione: già a partire dal 1 dicembre 2011 saranno attuati i primi tagli al trasporto pubblico locale (rete ferroviaria e autobus), tagli che continueranno nel 2012 e fino al 2014. Scompariranno così intere linee urbane: ad esempio il 63 e il 14 saranno accorpati con un grave peggioramento del servizio in tutta la zona di Mirafiori sud. E’ prevista la riduzione di altre linee, con conseguenze disastrose per l’utenza. In sintesi, invece di aumentare il trasporto pubblico per ridurre il traffico e l’inquinamento si diminuisce il servizio: di conseguenza aumenteranno i tempi di attesa di bus e tram alle fermate, le vetture circoleranno stracariche e peggioreranno la manutenzione e la pulizia. E naturalmente, come ha già annunciato la Regione, fra breve verranno aumentate le tariffe, nella misura del 6% per i bus e del 18% per i biglietti ferroviari.
Prevediamo che anche il servizio di raccolta rifiuti offerto da AMIAT peggiorerà drasticamente, con aumento delle tariffe e una città più sporca. Ma soprattutto, care cittadine e cittadini, con questa decisione il Comune di Torino obbedisce all’ultimo decreto del governo Berlusconi, che nel frattempo è caduto, e viola i risultati dei referendum di giugno che hanno abrogato l’articolo 23bis del decreto Ronchi con il quale si obbligavano i Comuni a vendere quote delle proprie aziende a privati.
Siamo costernati dal fatto che anche i partiti sostenitori di quei referendum – SEL e IDV – che ora sono al governo a Torino, e in altre città italiane, hanno votato per vendere le aziende pubbliche, insieme al PD.A Torino i servizi locali erano diventati pubblici a inizio Novecento a seguito di un referendum popolare e sono stati indispensabili per la crescita economica della città. Oggi, a parole si invoca la crescita contro la crisi, ma nei fatti si consente a pochi monopolisti di fare affari sui servizi essenziali, cioè sulle necessità di base delle cittadine e cittadini: i trasporti, i rifiuti, l’energia.
Le Lavoratrici e i Lavoratori Beni Comuni al servizio della cittadinanza
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