Torino, la spinta dal basso contro banche e pignoramenti
La prima reazione è stata quella di rivolgersi alle istituzioni, ma tra emergenza abitativa, servizi sociali e atc la risposta è stata univoca: impossibilità d’accesso al diritto all’abitare per cavilli burocratici, tra cui il fatto che il reddito di Tessy non si è abbassato del 50% negli ultimi anni, essendo rimasto costantemente basso. La burocrazia ha il vantaggio di sembrare impersonale per molti, ma non per Tessy che ha voluto contrapporsi a questo status quo. Per questo si è rivolta alle Famiglie dello Spazio Popolare Neruda.
In un periodo in cui appare sempre più palese il potere finanziario, capace addirittura di ricadute permanenti sull’economia reale, come lo dimostra il nascere e il perdurare della crisi economica; dopo innumerevoli concessioni governative nei confronti delle banche, per esempio il decreto salva banche o il “pignoramento facile” o le ingenti somme di denaro volte a salvare le finanze di enti finanziari non più tesorieri, bensì ogni giorno più speculatori, la risposta alla famiglia di Tessy è stata unanime: opporsi al pignoramento con una resistenza forte e determinata!
Durante questa lunga resistenza, protrattasi oltre un anno, si è generata anche una spinta dal basso verso l’altro. Il risultato ottenuto è che gli assistenti sociali hanno trovato una soluzione abitativa alla famiglia di Tessy.
Da questo risultato abbiamo fin da subito colto che la spinta dal basso verso l’alto è possibile. Infatti, esistono reali forze date dalla solidarietà e dalle collettività unite, che lottando sono capaci di ottenere risultati e di aprire porte che i singoli si ritrovano solitamente chiuse. Ci da energia questa considerazione che nasce spontanea dalla vicenda della famiglia di Tessy, oltre a spronarci nel continuare in questa direzione, verso un autunno di lotta che vuole spingere e scardinare altre porte che ci impediscono una vita dignitosa, quali per esempio le leggi regionali e nazionali sulla casa. Un’energia che conferma la nostra convinzione per cui anche dai quartieri, dal diritto all’abitare, resistendo e contrapponendoci, possa esprimersi quel no sociale al referendum capace di mandare a casa il governo Renzi, e con lui quel vecchio e ormai logoro modo di far politica che ci vuole spettatori di un teatrino di cui noi possiamo scegliere solo le facce degli attori, quel teatrino che nemmeno ci piace perché comprende l’impoverimento dei popoli, guerre e speculazioni finanziarie.
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