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Navi-lager a Palermo per i tunisini di Lampedusa. Porto militarizzato

Una rappresentazione del tutto immaginaria che trae però forza dalle dichiarazioni di Angela Maraventano, vicesindaco (ed ex-sindaco) leghista dell’isola e di Bernardino De Rubeis, attuale sindaco legato all’MPA del governatore Raffaele Lombardo. Un uomo in grado di passare dalle dichiarazioni improntate ad un ipocrita ecumenismo cattolico alle discettazioni sul puzzo che la “carne negra” produrrebbe. Particolarmente notevoli, tra le tante esternazioni dei giorni scorsi, alcune dichiarazioni che hanno avuto scarsa eco ma che danno una lettura interessante degli atteggiamenti e delle debolezze degli strumenti di governance. Di fronte all’eccedenza di “politica” mostrata dai reclusi di Lampedusa, sempre più insofferenti al continuo sopruso di cui si sostanzia la vita nei CPA, Maraventano e De Rubeis additano le ONG presenti sull’isola come responsabili dell’emancipazione degli africani, non più mansueti ed ubbidienti (ammesso lo siano mai stati) ma riottosi e capaci di avanzare pretese a fronte dell’assurdità della loro reclusione. Una miopia, in parte reale ed in parte calcolo propagandistico, quest’incapacità di comprendere cosa nel nord dell’Africa si è prodotto e si sta producendo con la caduta dei vari dittatori macellai, che seppur dell’ultimo degli ingranaggi della macchina governa mentale ne riecheggia le scelte a tutti i livelli (e così quanto accaduto nei giorni scorsi a Lampedusa e, mutatis mutandis, sovrapponibile a quanto accade oggi a Palermo), e mostra tutta l’inadeguatezza di un sistema incapace di rendere profittevole, anche solo sul piano comunicativo, uno scenario che fino a solo pochi mesi fa era ancora sotto controllo.

Una sconfitta a cui l’unica risposta possibile pare essere la militarizzazione che colpisce il territorio intero, sia i migranti, con tutto il repertorio di violenze e torture di questi giorni, sia i residenti continuamente e sempre più pervasivamente costretti da ragioni di sicurezza.

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