InfoAut
Immagine di copertina per il post

AMLO, Ayotzinapa e la dimensione sconosciuta

A dieci anni dal massacro e “desaparición” degli studenti di Ayotzinapa proponiamo la traduzione di questo articolo del giornalista John Gibler, autore del libro “Una storia orale dell’infamia”, che ci racconta come il governo di Andrés Manuel López Obrador, nonostante le forti promesse di costui in campagna elettorale, abbia paralizzato le indagini e tradito le famiglie dei desaparecidos.

da Nodo Solidale

Nell’articolo viene ricostruita nel tempo la continuità nella copertura dei responsabili tra i differenti partiti di governo, come anche la complicità tra i differenti livelli di governo, forze armate di ogni ordine e grado, e criminalità organizzata negli avvenimenti della lunga “Notte di Iguala” e nel continuo insabbiamento e depistamento delle indagini nel corso di un decennio.

AMLO, Ayotzinapa e la dimensione sconosciuta

Jonn Gibler -23 settembre 2024

Link articolo originale: https://estepais.com/tendencias_y_opiniones/amlo-ayotzinapa-dimension-desconocida/

Nel 2016 la scrittrice cilena Nona Fernández ha pubblicato un libro di non-fiction intitolato La dimensione sconosciuta. Il libro prende il titolo dalla serie televisiva di fantascienza, fantasy e horror americana The Twilight Zone. L’autrice cita nell’epigrafe lo slogan della serie: “Oltre il conosciuto c’è un’altra dimensione. Voi avete appena attraversato la soglia”.

“La dimensione sconosciuta è un modo per nominare quella realtà parallela che lo Stato gestisce e nega simultaneamente.”

Fernández, bambina negli anni settanta in Cile, guardava quel programma in bianco e nero in televisione: erano gli anni della dittatura. Io guardavo lo stesso programma in bianco e nero in televisione da bambino negli anni settanta, negli Stati Uniti: erano gli anni della cosiddetta Guerra Fredda.

“Erano episodi brevi, con storie fantasiose e deliranti,” scrive nella prima parte del libro. “Un uomo aveva un orologio capace di fermare il tempo. Un altro vedeva gnomi che lo assillavano e cercavano di far cadere l’aereo su cui viaggiava. Un altro si ritrovava insieme al suo piccolo figlio di dieci anni, mentre in un tempo parallelo e molto più reale, il bambino era un soldato che moriva in guerra. Un altro parlava con la bambola assassina della sua figliastra. Un altro attraversava uno specchio passando dall’altro lato.”

Nel libro di Fernández, l’altra dimensione è una storia di terrore reale, quella di Andrés Antonio Valenzuela Morales, un soldato cileno, membro delle truppe della dittatura di Augusto Pinochet e torturatore. Nel 1984, a 28 anni, Valenzuela Morales decise di non uccidere né torturare più. Un giorno si presentò, da solo e nervoso, negli uffici della rivista Cauce cercando la giornalista Mónica González. Quando lei gli disse: “Sono io, cosa vuole?”, lui rispose: “Voglio parlarle di cose che ho fatto, scomparse di persone…”

Così inizia la storia agghiacciante che Fernández riprende, narra e chiama in causa nel suo libro. La testimonianza di un soldato torturatore della dittatura cilena ci consente di attraversare la soglia e vedere chiaramente la dimensione sconosciuta: i sequestri da parte di agenti dello Stato vestiti da civili in piena strada e nei mezzi pubblici, le case di tortura in quartieri residenziali tranquilli, i viaggi su strada fino alle lande dove le persone venivano fatte scomparire. Questo mondo di terrore coabitava, nascosto, accanto alla vita quotidiana delle famiglie che preparavano la colazione ai loro figli, che li accompagnavano a scuola in van, di qualcuno che cucinava la cena a casa, di una bambina che guardava storie di fantasia e terrore in televisione.

Nel narrare la storia del militare Andrés Antonio Valenzuela Morales, Fernández ci presenta il dietro le quinte della scomparsa forzata come pratica di Stato. La dimensione sconosciuta è un modo per nominare quella realtà parallela che lo Stato gestisce e nega simultaneamente. In Messico, lo Stato è stato particolarmente esplicito nella combinazione di gestione e negazione della propria dimensione sconosciuta. Quella brutale altra dimensione in cui, a porte chiuse, gli uffici del governo si trasformano in centri di tortura e dove coloro che vestono in giacca, cravatta e uniforme, gli incaricati di cercare i desaparecidos e di fare giustizia, sono coloro che torturano, mentono, coprono e fanno scomparire.

“Voi avete appena attraversato la soglia”

La notte del 26 al 27 settembre 2014, nella città di Iguala, Guerrero, centinaia di poliziotti municipali, statali e federali, soldati dell’esercito messicano e alcuni dipendenti dell’azienda illegale transnazionale di traffico di eroina nota come Guerreros Unidos, hanno collaborato nell’attacco a cinque autobus presi in ostaggio da studenti della Scuola Normale Rurale “Raúl Isidro Burgos” di Ayotzinapa e un autobus —per errore— che trasportava la squadra di calcio di terza divisione di Chilpancingo, Los Avispones, oltre a diversi taxi che circolavano sulla stessa strada.

Durante le sette ore in cui sono durati gli attacchi hanno fermato tutti gli autobus, hanno sparato contro una piccola conferenza stampa tenuta dagli studenti, hanno assassinato sei persone, ferito gravemente decine e fatto scomparire 43 studenti di Ayotzinapa. I perpetratori, poliziotti, militari e civili, usavano i loro telefoni cellulari per coordinarsi tra di loro. L’esercito ha monitorato e documentato l’intera operazione in tempo reale attraverso il sistema di telecamere di sorveglianza C4, intercettazioni telefoniche illegali ai membri di Guerreros Unidos, un soldato infiltrato tra gli studenti —scomparso con loro quella notte—, elementi di intelligence militare presenti nei vari scenari di attacco e attraverso costanti pattugliamenti dei soldati del Battaglione 27 in quei luoghi.

Quella notte di settembre 2014 a Iguala, centinaia di persone hanno attraversato la soglia e sono entrate in un’altra dimensione, in una zona ufficialmente nascosta. Lì, il personale di sicurezza dello Stato a tutti i livelli ha colpito, ucciso e fatto scomparire. Poi, l’Esercito —l’allora segretario della difesa Salvador Cienfuegos, l’allora capitano del Battaglione 27 di Fanteria José Crespo e tutti gli ufficiali e soldati coinvolti— hanno mentito e nascosto la documentazione in loro possesso. La struttura amministrativa dello Stato —un sindaco, un governatore, un presidente, un segretario della difesa, un altro segretario della Marina, un procuratore, un segretario di Governo— ha mentito, torturato, coperto, inventato, nascosto e fatto scomparire.

Quella lunga notte di terrore ha dato inizio a un intero decennio di terrore. Il governo di Enrique Peña Nieto ha inventato una storia falsa —l’incenerimento dei 43 studenti all’aperto durante una sola notte di pioggia nella discarica di Cocula, una finzione autodenominata “verità storica”— per chiudere il caso e per sigillare di nuovo la porta verso l’altra dimensione.

Il tradimento

Andrés Manuel López Obrador ha detto di essere differente. Ha detto che il suo impegno era nei confronti del popolo e, come candidato alla presidenza nel 2018, si è impegnato esplicitamente con le famiglie dei 43 studenti scomparsi. Ha promesso che avrebbe trovato gli studenti, la verità su ciò che era accaduto quella notte e avrebbe punito i responsabili, indipendentemente da chi fossero.

Il suo primo intervento governativo è stato quello di istituire la Commissione per la Verità e l’Accesso alla Giustizia del Caso Ayotzinapa (COVAJ) sotto il comando dell’allora sottosegretario di Governo Alejandro Encinas. Durante il suo primo anno di governo, la Procura Generale della Repubblica ha anche istituito l’Unità Speciale per l’Investigazione e il Contenzioso del Caso Ayotzinapa (UEILCA) e ha nominato Omar Gómez Trejo, un avvocato per i diritti umani con anni di esperienza nel caso e il supporto delle famiglie, come pubblico ministero speciale.

Su richiesta delle famiglie dei 43 studenti scomparsi, López Obrador ha anche invitato il Gruppo Interdisciplinare di Esperti Indipendenti (GIEI) a tornare nel paese per fornire assistenza tecnica all’indagine, quasi quattro anni dopo la sua elegante espulsione ad opera del governo di Peña Nieto.

Nel 2020, dunque, esistevano tre istanze distinte, con acronimi sfortunati, che stavano indagando sugli attacchi contro gli studenti, la scomparsa dei 43 e la serie di crimini commessi durante i quattro anni di torture e menzogne che sono stati necessari per costruire la “verità storica” del precedente governo. Le tre istanze hanno condiviso informazioni e svolto alcune indagini, interviste e ricerche congiunte.

“Sembrava che, per la prima volta, le istituzioni dello Stato […] sarebbero riuscite a indagare e fare chiarezza su di un crimine di Stato, un crimine contro l’umanità…”

Ci sono stati importanti progressi nelle indagini. Hanno ottenuto video dal precedente Centro di Investigazione e Sicurezza Nazionale (CISEN) che mostravano personale del CISEN, della Procura Generale della Repubblica (PGR), della Polizia federale e della Marina mentre partecipava alla tortura dei detenuti nel 2014. Hanno ottenuto i video di un drone della Marina che documentava atti, fino ad allora sconosciuti, del governo federale nella discarica di Cocula il 27 ottobre, due giorni prima del presunto ritrovamento del luogo. Hanno ottenuto messaggi di membri di Guerreros Unidos intercettati a Chicago che documentano le relazioni tra questa azienda illegale di traffico di eroina, l’esercito, i diversi corpi di polizia e vari funzionari pubblici.

Hanno ottenuto testimonianze di diversi testimoni coinvolti nei fatti che, sebbene mescolassero verità e menzogne, hanno fornito elementi che concordavano con le altre prove del caso, ampliando la documentazione sulla partecipazione di soldati, ufficiali, poliziotti e funzionari in diversi crimini contro l’umanità. Con la testimonianza di uno dei coinvolti hanno rinvenuto due piccoli resti ossei di due studenti in un luogo diverso da quello della narrazione dei fatti del precedente governo. E hanno ottenuto, all’interno degli archivi dello stesso esercito, documenti militari che mostrano simultaneamente le azioni illecite dell’esercito, così come il tipo di documentazione che i militari hanno prodotto in tempo reale prima, durante e dopo la notte dei fatti e i lunghi anni di menzogne che hanno raccontato a riguardo.

Durante il 2021, ci sono stati importanti progressi nell’indagine. Il GIEI e la UEILCA avevano fiducia nelle possibilità di arrivare fino in fondo. Sembrava che, per la prima volta, le istituzioni dello Stato —con un supporto un’assistenza tecnica internazionale senza precedenti — sarebbero riuscite a indagare e chiarire un crimine di Stato, un crimine contro l’umanità commesso e poi coperto da un grande intreccio di poliziotti, soldati e funzionari pubblici di diverse istituzioni. Sembrava che per la prima volta un’indagine ufficiale, guidata e realizzata da un gruppo di giovani messicani fiduciosi nello Stato di diritto e nell’impegno del presidente López Obrador, sarebbe riuscita a rivelare con tutta chiarezza l’altra dimensione nascosta e terrificante dello Stato.

Ma non è stato così. Proprio quando questi progressi nelle indagini hanno iniziato a produrre prove riguardo la partecipazione dell’Esercito, della Marina e del CISEN, il governo di López Obrador ha agito per fermare i progressi, deviare l’indagine, allontanare tutti i pubblici ministeri e gli investigatori che hanno permesso di progredire, per poi, uccidere le indagini.

Un lunedì, il 15 agosto 2022, hanno fatto colazione insieme il presidente, il procuratore generale, il segretario di governo, il presidente della Corte Suprema e il sottosegretario ai diritti umani e presidente della COVAJ. A quel tavolo, si è deciso di chiudere l’ultima porta che conduceva verso l’altra dimensione in cui poliziotti, soldati e membri di un’azienda di traffico internazionale di eroina uccidono e fanno scomparire normalisti, dove poliziotti, soldati e funzionari pubblici mentono e torturano per cancellare le tracce delle scomparse, dove le istituzioni dello Stato si allineano per sostenere la menzogna.

Un mese e mezzo dopo quella colazione, l’Esercito continuava a mentire senza consegnare tutti i documenti del caso. È stato effettuato il mediatico arresto dell’ex procuratore (ora tornato a casa a Lomas), è stato pubblicato un rapporto segreto e apocrifo della COVAJ che, con screenshot falsificati, dava per chiusa la narrazione dei fatti, si è costretto le famiglie a riascoltare una narrazione falsa e orribile sul destino dei loro figli, è stato rimosso il pubblico ministero speciale a capo del caso e, poco dopo, tutto il suo team, e sono state annullati 21 ordini di arresto contro militari e altri funzionari pubblici, per poi riemetterne 18.

Nell’ottobre 2022, due dei quattro membri del GIEI si sono dimessi in segno di protesta. A luglio 2023, gli altri due hanno pubblicato un sesto rapporto e sono andati via dal paese denunciando le intromissioni politiche nel caso, le menzogne dell’Esercito e l’impossibilità di continuare a indagare. La UEILCA è stata messa nelle mani di un uomo di tabasco, amico del presidente, senza esperienza in casi di scomparizione forzata né diritti umani, che si è dedicato a convocare corsi di danza negli uffici della procura. La COVAJ è rimasta nell’oblio, delegittimata. Dalle sue conferenze stampa mattutine, il presidente ha sostenuto le menzogne dell’esercito e insultato il GIEI, l’ex pubblico ministero speciale e gli avvocati delle famiglie dei 43 studenti scomparsi.

Il 27 agosto 2024, nove anni e undici mesi dopo quella mattina infame in cui i loro figli non tornarono da Iguala, la maggior parte dei padri e delle madri dei 43 studenti scomparsi di Ayotzinapa si sono alzati dal tavolo e hanno dato per terminata la loro relazione con il governo di Andrés Manuel López Obrador. La soglia, ancora una volta, si è chiusa.

Un modo per capire l’ardore con cui adesso due governi suppostamente agli antipodi hanno mentito e continuano a mentire in ogni occasione possibile riguardo i fatti che hanno portato alla scomparsa dei 43 studenti di Ayotzinapa è che quella notte si è aperto il portale che conduce all’altra dimensione ed è lì che si è rivelato il volto nascosto dello Stato.

Passare alla storia

Una cosa sarebbe tentare di risolvere il caso e fallire: sottovalutare il potere dell’omertà di chi protegge le relazioni tra le forze di sicurezza, la procura di giustizia e il traffico internazionale di sostanze illecite. Una cosa sarebbe non dedicare le risorse necessarie all’indagine, non dare il giusto supporto agli investigatori, non rendersi conto della complessità del caso, né il grado di complicità di persone ancora attive in istituzioni vicine all’attuale governo. Una cosa sarebbe fallire.

Ma non è quello che è successo. Con il caso Ayotzinapa, il governo di Andrés Manuel López Obrador ha fatto qualcosa di molto diverso: ha cospirato, falsificato e mentito per fermare l’indagine. Ha fatto lo stesso con la Commissione Nazionale di Ricerca. Ha fatto lo stesso con la Commissione per l’Accesso alla Verità, il Chiarimento Storico e l’Incentivazione alla Giustizia delle Gravi Violazioni dei Diritti Umani Commesse dal 1965 al 1990.

Il soldato cileno, Andrés Antonio Valenzuela Morales, per lo meno ha mantenuto la sua parola: ha raccontato ciò che sapeva e così ha spalancato la porta che conduceva alla dimensione sconosciuta della dittatura cilena. In Messico è come se López Obrador avesse detto: “sì, esiste una dimensione sconosciuta e dallo Stato la renderemo nota”, per poi richiudere la porta in faccia a tutta la nazione.

“Passerà alla storia come il presidente che ha tradito la sua parola, ha tradito le famiglie dei desaparecidos, ha militarizzato il paese…”

Nei suoi discorsi all’Hotel Hilton e poi allo Zócalo il 1° luglio 2018, dopo la sua vittoria elettorale, López Obrador ha detto in diversi momenti: “Voglio passare alla storia come un buon presidente del Messico”. E in quelle parole credo sia stato onesto. Ma no. Passerà alla storia come il presidente che ha tradito la sua parola, ha tradito le famiglie dei desaparecidos, ha militarizzato il paese, ha consolidato il potere del suo partito e, come tutti i suoi predecessori del PRI e del PAN, ha salvaguardato soprattutto la dimensione sconosciuta dello Stato messicano.

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

AMLOayotzinapamessico

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

5 Ottobre: GPI e UDAP confermano la manifestazione nazionale per la Palestina e il Libano

Manifestazione nazionale per la Palestina e il Libano lanciata da Giovani Palestinesi d’Italia e Unione Democratica Arabo-Palestinese per sabato 5 ottobre 2024 a Roma (ore 14, piazzale Ostiense – metro Piramide).

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Libano: Israele ha dato l’ok all’invasione di terra. L’Iran replica con circa 200 missili

Alle ore 18.30 (in Italia) circa 200 missili scagliati dai “Guardiani della Rivoluzione”, i Pasdaran, sono partiti dall’Iran alla volta di Israele e delle basi militari nei Territori Occupati Palestinesi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’esercito israeliano ha ucciso Hassan Nasrallah, leader di Hezbollah

E’ ufficiale, Hezbollah ha confermato la morte di Hassan Nasrallah dopo i bombardamenti della scorsa notte dell’IDF su Beirut che hanno raso al suolo sei palazzi nel quartiere Dahiya. Nasrallah era il leader di Hezbollah dal 1992, quando successe ad Abbas Moussaoui, assassinato da Israele. Da allora ha contribuito a trasformare il gruppo in una […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Libano: il copione di Israele si ripete

In Libano continua l’attacco da parte di Israele che ha adottato la stessa narrazione impiegata per “giustificare” agli occhi della comunità internazionale il genocidio nella Striscia di Gaza, la retorica secondo cui l’offensiva avrebbe l’obiettivo di colpire i membri delle organizzazioni di Hezbollah per estirpare il “terrorismo”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La guerra post-umana

Tra pace e guerra non esiste un sottile confine, ma una vasta zona grigia, dove gli stati danno vita a quella che viene definita competizione strategica, utilizzando in diverse combinazioni i quattro elementi che formano il potere di uno stato: diplomatico, militare, economico e informativo. Proprio quest’ultimo fattore, complice la pervasività delle tecnologie digitali, ha […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Colombia: Il Governo riprende la guerra contro l’ELN

Il Governo non ha rispettato l’accordo di ritirare l’ELN dalla lista dei Gruppi Armati Organizzati (GAO), che era una delle condizioni del gruppo rivoluzionario per continuare nei dialoghi. Il 23 agosto è scaduta l’estensione del cessate il fuoco e le due parti hanno ripreso le operazioni militari.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli attacchi missilistici di Hezbollah causano “distruzione massiccia” nel nord di Israele, mentre gli aerei da guerra sionisti scatenano il caos nel sud del Libano

Il 19 settembre gli aerei da guerra israeliani hanno lanciato attacchi pesanti e indiscriminati nel sud del Libano, mentre Hezbollah ha alzato il tiro contro le colonie ed i siti militari israeliani del nord.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: “oltremare” sempre inquieto

Dalla Martinica alla Nuova Caledonia, i “territori d’oltre mare” sono percorsi da proteste e ribellioni. A cui il governo francese risponde con il copri-fuoco e la repressione

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Esplosioni in Libano: si apre un nuovo capitolo del genocidio

Dopo le prime esplosioni di migliaia di cercapersone in dotazione a membri di Hezbollah avvenute in Libano, un’ulteriore ondata di esplosioni in contemporanea, di walkie talkie e pannelli fotovoltaici, è stata segnalata dai media libanesi nei giorni scorsi, causando la morte di almeno 20 persone e ferendone a migliaia, anche in Siria.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Militarizzazione, guerra contro il popolo e imprese criminali in Messico

Nessuno con un minimo di sensibilità umana può rimanere indifferente alla violenza esorbitante che viviamo in Messico, sono circa 30.000 le persone uccise solamente nel 2023, mentre nel maggio di questo 2024 ne sono state assassinate 2.657.

Immagine di copertina per il post
Contributi

Le guerre del Capitale

Passano i mesi e, nonostante le mobilitazioni di massa in tutto il mondo, con milioni di persone che chiedono a gran voce un immediato cessate il fuoco, su Gaza continuano a piovere bombe.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: il sessennio “si chiude con repressione, sangue e sequestro dei popoli da parte dello stato”

“Il sessennio di Andrés Manuel López Obrador si chiude con repressione, sangue e sequestro da parte dello stato dei popoli che difendono il proprio territorio ed esercitano i propri diritti all’autodeterminazione, alla protesta, alla libertà d’espressione e ad un ambiente sano”

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Messico: due contadini morti e centinaia di feriti per la repressione sui difensori dell’acqua nel Veracruz.

Città del Messico / Almeno due contadini sono stati assassinati e centinaia di persone colpite dai poliziotti del Veracruz durante un’operazione per sgombrare il picchetto indefinito che il Movimento in Difesa dell’Acqua..

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: i Me`phaa di Tilapa creano sistema di giustizia a difesa del loro territorio

Il popolo Me`phaa di Tilapa, Guerrero, ha presentato il proprio sistema di giustizia denominato Sicurezza di Protezione Territoriale Indigena (Serti), per “difendere il territorio da una prospettiva indigena, olistica e integrale”, di fronte alle minacce di progetti minerari, saccheggio territoriale e controllo dei gruppi del crimine organizzato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: non ci sarà paesaggio dopo la trasformazione

In un recente comunicato, l’Assemblea Comunitaria di Puente Maderas, Municipio de San Blas Atempa, Oaxaca, intitolato significativamente “Non ci sarà paesaggio dopo la trasformazione”, ribadisce il suo rifiuto fondato e il suo impegno di resistenza alla megaopera del Corridoio Interoceanico dell’Istmo di Tehuantepec.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sudamerica: crisi diplomatica dopo l’assalto della polizia ecuadoregna all’ambasciata del Messico a Quito.

Il presidente messicano Obrador ha annunciato la rottura delle relazioni diplomatiche con l’Ecuador, dopo che la polizia ha fatto irruzione nell’ambasciata messicana a Quito per arrestare l’ex vicepresidente Jorge Glas, legato all’ex presidente Correa, da tempo rifugiatosi in Europa.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: la guerra contro i popoli indigeni

Mentre si presenta nel Congresso dell’Unione una pirrica e limitata riforma costituzionale in materia di diritti indigeni, molto lontano dalla integralità giuridica che fu proposta nel dialogo di San Andrés, la guerra contro i popoli originari del Messico della quarta trasformazione continua in tutto il territorio nazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: In Chiapas a gennaio si contano 2300 profughi indigeni

Secondo il Centro dei Diritti Umani Fray Bartolomé de Las Casas, in questo mese di gennaio, la violenza generalizzata nelle comunità del sud del Chiapas in Messico, ha provocato l’uscita di più di duemila abitanti.