Attacco a Tel Aviv: Netanyahu aumenta i controlli sui territori palestinesi
Inizialmente le voci di un attacco terroristico si sono fatte largo nella sicurezza israeliana, del resto non sono certo tempi in cui la polizia, esercito e forze dell’anti terrorismo, possono dormire sonni tranquilli. L’azione all’interno della capitale Tel Aviv ha messo a nudo una certa debolezza interna, nonostante le misure di sicurezza incrementate dall’inizio dell’Intifada dei coltelli. Il giovane, dichiara la polizia, aveva subito una condanna a 5 anni di prigione per aver tentato di rubare un’ arma ad un soldato israeliano, per vendicare un cugino ucciso da un agente di polizia.
I genitori del giovane, respingendo il gesto terroristico, sono stati essi stessi a chiamare la polizia non appena hanno visto in televisione le immagini della sparatoria, cercando di descrivere il profilo del proprio figlio. Il padre, volontario nella polizia israeliana, si augura che il figlio venga preso il prima possibile affermando: “che se ha ucciso due persone può sicuramente farlo ancora.” Aggiungendo che: “da quando la polizia aveva ucciso il cugino, durante un tentativo di furto, Nashad non è più stato lo stesso iniziando ad avere problemi mentali, entrando così in terapia.”
Il suo avvocato afferma che Nashad non è in grado di intendere e volere, definendolo come un soggetto malato di mente. Malato di mente o meno, il dato certo in tutta questa vicenda è che Tel Aviv mostra la sua fragilità e vulnerabilità di fronte ad attacchi di questo genere. L’azione in centro città e la latitanza che dura da quasi 48 ore determina sicuramente uno smacco per la polizia e per i reparti di intelligence, compreso il famoso Shin Bet (servizi di sicurezza interni).
Tornando alla famiglia di Nashed viene da pensare che in fin dei conti abbia prevalso un sentimento di collaborazionismo con le autorità, quelle stesse autorità che furono la causa dell’inizio del malessere del loro figlio.
Del resto le dichiarazioni di insofferenza da parte del primo ministro Netanyahu verso la comunità araba sono chiare, egli stesso afferma: “Che non possono esistere due Stati all’interno di Israele e che non si può permettere che tali atrocità vengano compiute” promettendo che: “prossimamente sarà incrementata la presenza di forze di polizia proprio all’interno delle comunità arabe.”Confermando così che ha ben poco sono servite le dichiarazioni della famiglia di Nashad nella condanna di quanto avvenuto e la presa di distanza da parte della comunità arabo-israeliana. Gli arabi rimangono un problema ed è ora di concedere sempre meno spazi”.
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