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Cile: continua lo sciopero dei lavoratori portuali

All’inizio del mese di gennaio i lavoratori del porto San Angamos (sud del paese) hanno proclamato sciopero a oltranza fino a quando l’Ultraport non avrebbe accettato le loro richieste, ovvero quelle di saldare i pagamenti retroattivi dal 2005 per la mezz’ora di pausa pranzo, la quale fino adesso non è stata contata come orario non lavorativo, e garantire le stesse condizioni per quanto riguarda le ferie e la pensione ai lavoratori a tempo determinato. Le rivendicazioni non sono state accolte, dunque i lavoratori hanno organizzato blocchi stradali oltre che a quelli portuali. L’Ultraport ha mandato sul poso la polizia, la quale ha sparato lacrimogeni e ha azionato gli idranti contro gli impiegati. Questo trattamento ha fatto sì che anche al nord del paese i lavoratori dei porti incrociassero le braccia in segno di solidarietà con i loro colleghi, aderendo alle rivendicazioni fatte al sud. Dunque il giorno dopo è stato bloccato anche il porto di San Antonio, punto centrale per l’esportazione del rame, di cui il Cile è il primo produttore al mondo, e per l’esportazione della frutta. I lavoratori sono ben determinati a ottenere ciò che spetta loro, infatti, lo stato di sciopero non è stato ancora revocato, creando forti disagi.

L’associazione cilena dei produttori di frutta, Fedefruta, ha annunciato che nell’arco della scorsa settimana si è accumulata una perdita di 40 milioni di dollari e se lo sciopero non avrà fine entro il 17 gennaio, si stima un’altra perdita di 65 milioni di dollari. Inoltre, le perdite aumenteranno ancora di più dato che si avvicina il capodanno cinese e la Cina è uno dei mercati principali per il Cile. Dal canto suo, la Codelco, Corporación del Cobre, primo produttore del rame al mondo ha dichiarato perdite di oltre 130 milioni di dollari dato che nel porto di San Antonio sono bloccate più di 20000 tonnellate di rame.

Ieri si è tenuto un tavolo di discussione, al quale hanno partecipato i ministri del lavoro e dei trasporti e una delegazione degli impiegati portuali. In seguito, i lavoratori hanno annunciato che se non si giungerà a un accordo dignitoso, altre proteste prenderanno vita in tutto il paese a partire dai porti di Iquique e Antofagasta.

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