Il 15 febbraio scorso ci hanno  riprovato, ma è stato addirittura peggio. Completamente vuote tutte le  piazze convocate nel paese, a Bogotà i tre cortei organizzati, una volta  confluiti in piazza Bolívar, hanno riunito due o tre decine di persone  sotto un gazebo, a Medellín meno di una decina; la notizia è sparita dai  quotidiani che fino al giorno prima  annunciavano in pompa magna  l’appuntamento, le dirette dalle piazze non mostravano immagini e le  fotografie del concentramento non venivano diffuse da nessuno, salvo  qualche scorcio apparso sul quotidiano Semana, da cui si può apprezzare  come nel momento di massimo afflusso fossero presenti una trentina di  sfigati.
Il truculento Herbin Hoyos, conduttore  del programma “Voci del sequestro”, strumento di diffusione delle  menzogne del regime che conduce una feroce campagna per non chiamare  “prigionieri di guerra” i militari e i poliziotti catturati in  combattimento dalla guerriglia, guidando le truppe della falsa  informazione nel considerarli incredibilmente come dei “sequestrati”, ha  letto il suo velenoso documento di fronte ad una piazza vuota. Il tutto  nel giorno in cui, con l’ennesimo gesto di buona volontà, le FARC  consegnavano unilateralmente alla commissione di Colombiani per la Pace e  della Croce Rossa due poliziotti recentemente fatti prigionieri nello  svolgimento di operazioni controinsorgenti.
A quando un vero, civile e sacrosanto  scambio di prigionieri tra le parti belligeranti, così come previsto  dalle convenzioni di Ginevra per i conflitti interni ad un paese, che  possa rendere giustizia ai 9500 prigionieri politici e di guerra che  marciscono nelle infernali carceri colombiane?
A quando un cessate il fuoco  bilaterale che favorisca il processo di dialogo in corso all’Avana tra i  rappresentanti delle FARC-EP e la delegazione del governo colombiano?
Il prossimo 9 aprile a Bogotà si vedrà  il volto della vera Colombia, popolare e decisa a voler partecipare  alla vita politica da cui è sempre stata esclusa dall’oligarchia  colombiana, che nell’anniversario dell’assassinio di Jorge Eliécer  Gaitán, si mobiliterà in una prova di forza a sostegno del dialogo con  l’insorgenza e a favore della pace con giustizia sociale.
La differenza tra la “piazza della  pace” del prossimo 9 aprile e quella della guerra di ieri, sarà davanti  agli occhi di tutto il mondo, compresi quelli dei “distratti”  commentatori anti-FARC nostrani, che sprecano inchiostro e danno aria  alla bocca ripetendo come pappagalli la propaganda bellica del governo  colombiano.