Colombia: il grande vincitore è l’astensione
Se bisogna parlare di un vincitore nelle elezioni in Colombia, questo è l’Astensione, giacché più del 60% dei colombiani e delle colombiane hanno deciso di voltare le spalle a delle elezioni nelle quali i due principali candidati (precisamente quelli che passano al secondo turno) rappresentano la destra e l’estrema destra. Tanto Juan Manuel Santos come Ivan Zuluaga fanno parte del medesimo Sistema che da decenni sta mal governando la Colombia, e i loro canti di sirena non ingannano così facilmente l’elettorato.
Questa astensione, sommata a più di 760 mila voti in bianco rappresenta un chiaro rifiuto non solo dell’uribismo paramilitare e narcotrafficante, che Zuluaga rappresenta, ma anche di chi si vanagloria di essere “il candidato della pace”, l’attuale presidente Juan Manuel Santos, e che quando condivideva il governo con Uribe, fu il promotore del Plan Colombia e del Plan Patriota che tante migliaia di cittadini assassinati hanno lasciato come dimostrazione delle loro intenzioni.
Né l’uno né l’altro esprimono realmente la volontà di cambiamento, urgente e necessario, che reclamano frange molto ampie del popolo colombiano. Contadini, operai, studenti, indigeni, che in tutti questi anni sono andati mobilitandosi.
È chiaro, inoltre, che bisogna tener conto degli insorti delle FARC e dell’ELN, che insieme ai settori popolari della sinistra rivoluzionaria, come la Marcia Patriottica e il Congresso dei Popoli, cercano di trasformare queste decadenti strutture neoliberiste, legate intimamente all’imperialismo yankee, in una Nuova Colombia, dove siano quelli abbasso che decidono quali siano le priorità da risolvere.
Contrariamente a quanto hanno detto vari mezzi di comunicazione delle compagnie e lo stesso Santos, fino all’ultimo giorno della sua campagna elettorale, l’alternativa non è solo “pace o guerra”, ma che la pace non venga accompagnata dalla risoluzione dei grandi problemi strutturali, dall’installazione di misure che assicurino la terra ai contadini e dalla distribuzione della ricchezza, a poco servirà in futuro. Non bisogna dimenticare che questa stessa settimana si è ricordato che 50 anni fa si sollevavano in armi le FARC, precisamente in risposta alla mancata risoluzione di alcuni temi legati a rivendicazioni che oggi continuano ad essere irrisolte.
In conclusione, le due formazioni di destra, guidate da Santos e Zuluaga, ora andranno al secondo turno che poco e nulla significherà per le reali rivendicazioni delle masse popolari, oltre che una sfilza di false promesse e di gesti menzogneri per trovare alleati tra gli altri candidati. Fino a quando queste caratteristiche di una democrazia vuota, sorvegliata dalla borghesia colombiana e dai suoi padroni di Washington, non cambieranno, la vera Colombia, popolare e ribelle, continuerà a stare tra i milioni di persone che oggi si sono astenute con un piano di resistenza. Sono quelli e quelle che sono sicuri che i veri cambiamenti si continuerà ad ottenerli nelle strade e nei cammini, mobilitati e decisi a trasformare attraverso un processo costituente i destini di uno dei paesi chiave del continente latinoamericano.
* Carlos Aznárez è Direttore di Resumen Latinoamericano
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