Tolti 300 mila euro all’associazione dei partigiani
I soldi destinati all’Anpi serviranno a finanziare le missioni  militari dell’Italia all’estero. E chissà se i partigiani saranno  d’accordo. A deciderlo è stata ieri la commissione Bilancio della Camera  durante l’esame del decreto sulle missioni in cui sono impegnati i  soldati italiani fuori dai confini. A conti fatti i membri della  commissione si sono accorti che mancavano circa 300 mila euro per  garantire la copertura del decreto ma soprattutto l’operatività dei  militari fino al 31 dicembre, data di scadenza del provvedimento. Nessun  problema. Nello testo, infatti, sono inseriti anche i finanziamenti  destinati a 17 associazioni combattentistiche, tra le quali l’Anpi per  la quale era stato previsto 1 milione di euro. Anziché tagliare i costi  riducendo l’impegno militare, la maggioranza delle larghe intese ha  pensato bene di attingere a piene mani proprio lì, tra i fondi destinati  all’associazione dei partigiani per trovare i soldi necessari a coprire  il buco. Detto fatto. Giusto il tempo di di rifare i conti e il  contributo destinato all’Anpi è stato ridotto a 634 mila euro, mentre  366 mila euro sono passati dalle casse (virtuali) dell’associazione  partigiani a quelle delle missioni, con il consenso di tutti i partiti –  Pd in testa – e con l’unico voto contrario del M5S. 
 Il  provvedimento prevede un finanziamento complessivo di 730 milioni fino  alla fine dell’anno, dei quali 260 solo per la missione in Afghanistan.  Nonostante le promesse fatte dal ministro degli Esteri Emma Bonino, che  aveva garantito un maggior impegno finanziario italiano per i profughi  della Siria, alla cooperazione internazionale restano solo le briciole:  appena il 2% del totale, pari a soli 23 milioni di euro. 
 Una volta  messi in ordine i conti, il decreto è dunque arrivato in aula, dove però  adesso rischia di rimanere impantanato a lungo. Sel e M5S hanno infatti  annunciato di volersi opporre al testo con l’ostruzionismo, cominciato  già ieri sera durante la discussione. Il movimento di Grillo ha  presentato 12 emendamenti che chiede al governo di fare propri. Tra le  richieste più importanti c’è il ritiro di almeno il 10% del personale  militare attualmente impegnato in Afghanistan (250 soldati su un totale  di 2.900). «Non si tratta di una richiesta assurda», spiega il deputato 5  Stelle Manlio Di Stefano. «Nell’emendamento si chiede di concordare con  la Nato una riduzione degli incarichi operativi degli italiani in  Afghanistan in modo da permettere il parziale ritiro. Messa in questi  termini la proposta è stata giudicata fattibile anche dal relatore, il  generale Rossi. Senza contare che , oltre a dare un forte segnale  politico, si risparmierebbero anche molti soldi in un momento di crisi».  Il M5S chiede anche l’approvazione di un ordine del giorno che metta  fine all’impiego di soldati italiani in missioni antipirateria a bordo  delle navi mercantili. 
 Più radicale la scelta di Sel, che al  governo chiede invece di spacchettare il decreto in modo da poter votare  contro la sola missione in Afghanistan, decretandone così la fine nel  caso il voto passasse, e a parte tutto il resto.«Non accettiamo  mediazioni come quella proposta dal M5S di ritirare solo il 10% dei  soldati – spiega Giulio Marcon -. Quella missione è sbagliata e va  ritirata completamente».
Fonte: controlacrisi.org
















