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Dopo Ben Alì cade anche Mubarak. La primavera dei popoli arabi si diffonde

[Analisi e cronaca raccolte a caldo da Radio Onda d’Urto]

 

Mubarak si è dimesso. Il vicepresidente egiziano Omar Suleiman ha annunciato poco fa  in televisione che il presidente Hosni Mubarak ha rinunciato al suo mandato presidenziale e ha incaricato le forze armate di gestire gli affari dello stato. Piazza Tahrir ha accolto con un immenso boato l’annuncio. Un tripudio di bandiere egiziane sventolate con sottofondo dI fischi e grida di giubilo ha accolto l’annuncio delle dimissioni del rais dopo 30 anni di dittatura. Vi proponiamo il collegamento con Piazza Tahrir effettuata pochi minuti dopo la notizia con la giornalista di Terra Annalena di Giovanni.

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Si è trattato di un vero colpo di teatro. Ieri Mubarak aveva pronunciato un discorso duro in cui ribadiva la sua intenzione di guidare il paese, delegando alcune funzioni al suo vice Suleyman, fino alle elezioni presidenziali di settembre. La piazza aveva reagito prima con incredulità e poi con rabbia, ed era pronta a puntare al cuore del potere assediando i palazzi governativi e quello della tv di Stato.  Ascolta la cronaca della giornata con Remigio Benni, collaboratore dell’ANSA.

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Mubarak lascia quindi il potere all’esercito che si è fatto garante di una prima fase di transizione che porterà il paese al voto per le presidenziali di settembre, mentre per il momento è l’apoteosi della piazza che festeggia, dopo 18 giorni di incessante mobilitazione, una vittoria fino a qualche ora fa improbabile. Ascolta le reazioni di piazza Tahrir, traboccante di manifestanti in festa, commentate da Valentina Serreli , studentessa italiana al Cairo.

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Una piazza che da Tahrir (Liberazione) cambierà forse nome in “piazza dei martiri”, sotto l’impulso dei movimenti spontanei che hanno condotto una battagli durata 18 giorni e che ha lasciato sul campo svariate centinaia di vite e migliaia di feriti. Una giornata storica per l’Egitto e per il medio oriente: i frutti della diffusione di una primavera araba hanno travalicato i confini della piccola Tunisia, paese da cui sono partiti i moti popolari democratici, laici e antiautoritari lo scorso 17 dicembre. Dopo Ben Alì e quindi toccato a Hosni Mubarak piegarsi alle rivendicazioni politiche e sociali del popolo.

 

L’analisi del professor Sherif el Sebaie, docente di Lingua e cultura araba presso il Politecnico di Torino.

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Le valutazioni, dagli Stati Uniti, del professore Paolo Naso, politologo all’università La Sapienza di Roma sui possibili scenari di transizione democratica e sul ruolo degli Stati Uniti nella crisi egiziana.

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