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E’ rivolta in Sudan contro il regime dell’ austerità

Dopo anni di riforme neoliberali,leggi autoritarie e miseria crescente, ulteriori misure di austerità han portato la popolazione sudanese a scendere in strada.

Una ondata di rivolta sta scuotendo il paese, in primis a Khartoum, dove migliaia di persone sono in strada giornalmente. All’ennesima manovra di austerity che prevede di cancellare i sussidi statali per gas domestico e benzina, la tensione sociale è salita alle stelle e la protesta ha assunto una dimensione radicale, fino a invocare la caduta del ventennale regime di Al-Bashir.
Le manifestazioni che si protraggono da oltre una settimana vedono un bilancio di alcune decine di feriti a causa degli spari della polizia di stato. Smentendo le fonti governative, i sindacati stimano che almeno 210 persone sarebbero morte a seguito di violenti scontri. Centrale nella mobilitazione è il corpo studentesco, che sta subendo oltremodo gli attacchi determinati dalle riforme neoliberali,che in rapida serie hanno aumentato i costi di vita combinato a una forte impennata dell’inflazione e che significano ulteriore povertà diffusa e servizi inaccessibili alle masse. Ancora una volta, le ricette dell’ FMI e della Banca Mondiale imposte a partire dalla fine degli anni ’90 hanno supposto un aumento delle ineguaglianze sociali tutto sbilanciato a favore delle élites dominanti uscite rafforzate dopo il colpo di stato di Al-Bashir nel 1989. Ciò nonostante le politiche di esportazione del petrolio avessero consentito un aumento del prodotto interno lordo schizzato fino a raggiungere il 10% all’anno.

La situazione è degenerata quando nel 2011 il Sud del Sudan si è dichiarato indipendente, possedendo i tre quarti delle risorse petrolifere complessive. Da lì, il Sudan è caduto in una inesorabile spirale di recessione, senza che ciò provocasse una attenzione da parte degli organismi internazionali, tantomeno di quelle potenze foriere di guerre “per la democrazia” in altri angoli del globo. Le misure di austerità nel 2012 sono aumentate, incontrando però un dissenso sociale e forme di contrapposizione radicali a partire dalla componente studentesca succitata. Ora la protesta, sull’onda delle Rivoluzioni Arabe, si spinge a voler porre fine al regime e al suo sistema di relazioni basate su corruzione e privilegi. Nulla di scontato in questo paese, sicuramente un processo di lotta che può allargare gli orizzonti nel continente nero dai paesi sub-sahariani a quelli dell’area araba-mediterranea.

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