InfoAut
Immagine di copertina per il post

Ecuador, “paro” ad oltranza, blocchi e scontri da parte della comunità Indigena

||||

Cosa sta succedendo in Ecuador, dove da giorni ci sono blocchi, scioperi, scontri e proteste da parte della comunità Indigena del paese?

Da Radio Blackout

Uno sciopero ad oltranza chiamato dalla dalla CONAIE (Confederación de Nacionalidades Indígenas), la principale organizzazione indigena ecuatoriana, è in corso contro l’aumento dell’inflazione, la disoccupazione, il caro vita e le politiche neoliberiste del governo di Guillermo Lasso. Le proteste sono iniziate lo scorso 13 Giugno.

Tramite uno scritto, delx compagnx che si trovano in quei territori (e che ringraziamo molto!), ci raccontano con dettaglio cosa sta succedendo in quei luoghi.

Ve lo leggiamo, per voi. Ascolta la diretta:

 

{mp3remote}https://cdn.radioblackout.org/wp-content/uploads/2022/06/ecuador.mp3{/mp3remote}

signal 2022 06 22 201426 003

 

 

Qui il testo scritto da* compagn*:

SUL PARO IN CORSO IN ECUADOR

Siamo al nono giorno di proteste in Ecuador. Il 13 giugno é iniziato lo sciopero “a tempo indeterminato” chiamato dalla CONAIE (Confederación de Nacionalidades Indígenas), la principale organizzazione indigena ecuatoriana. “Uno sciopero contro le politiche neoliberiste del governo”, questo fu l’annuncio di quasi un mese fa.
I prezzi di tutto stanno aumentando vertiginosamente.
Con l’aumento del prezzo della benzina, la canasta basica, i prodotti di prima necessità, così come i trasporti sono diventati irraggiungibili soprattutto per quella parte di popolazione che vive “al margine”, e che se già prima aveva difficoltà ad arrivare alla fine del mese ora non ce la fa più.
Ma l’eliminazione delle sovvenzioni alla benzina non sono le sole motivazioni del paro.
La Conaie ha presentato 10 richieste al governo di Lasso: la riduzione e il congelamento dei prezzi dei carburanti (a 1,50 per il diesel e a 2,10 dollari per il gallone di benzina – ossia 3,78 litri); il rifinanziamento dei debiti del settore agricolo per un anno; il controllo dei prezzi dei prodotti agricoli, per garantire un minimo a contadini e allevatori; la non precarizzazione della giornata lavorativa; la revisione dei progetti estrattivi, con l’abrogazione dei decreti 95 e 151 che promuovono l’aumento dello sfruttamento petrolifero e minerario; il rispetto della consultazione preventiva, libera e informata per avviare progetti estrattivi nei territori comunitari e indigeni; la regolamentazione dei prezzi dei beni di prima necessità per evitare speculazioni; il rispetto dei diritti collettivi, come l’educazione bilingue e la giustizia indigena; la non privatizzazione dei settori strategici; un bilancio dignitoso per la sanità e l’istruzione; la creazione di politiche di sicurezza pubblica.
Il paro è iniziato alla mezzanotte tra domenica 12 e lunedì 13 giugno. Un paro che si é voluto, fino a oggi, decentrato e diffuso. Bloccare le vie di comunicazione e dei trasporti. Bloccare l’economia. Queste le parole d’ordine.
Moltissimi territori hanno risposto. Nella sierra, dove il movimento indigeno é più organizzato, sono state bloccate le arterie del paese, con blocchi diffusi e migliaia di persone per strada. Sassi, sabbia, tronchi, pneumatici in fiamme. Nell’ Oriente, in amazzonia, gli indigeni hanno bloccato numerosi pozzi petroliferi, causando perdite per milioni di euro. A Quito e a Cuenca i movimenti studenteschi hanno chiamato manifestazioni quotidiane, a cui si sono unite migliaia di persone.
Il governo ha risposto con la militarizzazione e la repressione.
Martedì 14, all’1,30 del mattino il presidente della Conaie Leoniadas Iza é stato letteralmente rapito dalla macchina su cui viaggiava dai militari e arrestato. Il presidente Guillermo Lasso ha annunciato su Twitter l’inizio degli arresti di coloro che ha definito “autori materiali e intellettuali di atti violenti” durante la giornata di mobilitazione nazionale.
Il giorno stesso la protesta si é radicalizzata, sfociando in scontri violenti fuori dal carcere di Latacunga, nella zona di Cotopaxi, dove era stato fermato Iza. Gli indigeni hanno anche “preso in custodia” vari agenti di polizia un delegato della Fiscalia in distinte zone del territorio, pretendendo la liberazione del loro referente.
A Quito la manifestazione di martedì é arrivata davanti all’unità di Flagrancia (Ufficio della Procura), dove – pare – era stato portato in mattinata Iza, ed é finita con bruciare una macchina della polizia lì davanti. In serata alcuni camion pieni di manifestanti indigeni provenienti dal Cotopaxi si sono avviati verso Quito, per pretendere la liberazione del loro leader.
Leonidas Iza é stato liberato mercoledì mattina con una denuncia per aver bloccato, in flagranza di reato, i servizi pubblici del paese. Gli hanno concesso misure alternative alla detenzione preventiva, ossia l’obbligo di non lasciare il paese e di presentarsi a firmare due volte alla settimana presso la procura.
I blocchi stradali continuano, e anche le manifestazioni si moltiplicano in numerose città su tutto il territorio nazionale. Nelle città principali della sierra (Ande) già sta mancando il gas per uso domestico, per via dei blocchi totali delle vie del paese, e i prezzi di molti prodotti stanno aumentando, a causa del mancato approvigionamento e della speculazione.
Fino ad ora si contano almeno 79 detenzioni, di cui 2 persone accusate di sabotaggio e danneggiamento di bene pubblico per l’incendio del mezzo di polizia a Quito. La Conaie denunciava ieri 55 feriti a causa delle cariche di polizia, ma dopo la giornata di oggi sono sicuramente molte di più. Due persone sono in coma. Almeno 11 le persone ferite in faccia e agli occhi. Almeno due i morti ufficiali.
La polizia dichiara una decina di feriti e 25 poliziotti sequestrati nelle varie manifestazioni, anche se ormai tutti sono stati liberati. Dichiara inoltre l’apertura di 45 inchieste solo nei primi 4 giorni.
La Conaie aveva annunciato venerdì che se nelle successive 48 ore il governo di Lasso non avrebbe risposto alla collettività sulle 10 richieste effettuate, gli indigeni si sarebbero mossi su Quito. Non chiedevano un dialogo con il governo: solo risposte sui 10 punti richiesti.
Lasso ha risposto promettendo briciole e ignorando la maggior parte delle rivendicazioni. Inoltre ha istituito da venerdì a mezzanotte lo “Stato di Emergenza” in tre provincie (Cotopaxi, Pichincha e Imbabura), e il coprifuoco dalle 22 alle 5 del mattino a partire da sabato. Ossia: militarizzazione delle strade, e poteri maggiori alle forze di polizia.
La Conaie ha annunciato la discesa su Quito.
Tutto ricorda molto il 2019, quando Quito é diventata il teatro delle manifestazioni nazionali, che rimasero sì sparse su tutto il territorio come oggi, ma dove l’epicentro dei cortei e della resistenza indigena e cittadina divenne la capitale.
Sabato 18 decine e decine di furgoni pieni di manifestanti delle comunità hanno iniziato ad arrivare nel sud di Quito, battagliando per arrivare a causa dei militari che impedivano il passo, preparandosi per scendere in piazza in questa settimana. Anche migliaia di militari stanno arrivando su Quito per il loro lavoro repressivo.
La Conaie ha anche annunciato un’ assemblea aperta con realtà territoriali e movimenti di tutto il paese, per provare a mettere insieme le voci e le necessità non solo del movimento indigeno. Nella stessa giornata il presidente della Conaie, Leonidas Iza, é stato vittima di un attentato, anche se non é stato ferito: un proiettile ha perforato il vetro posteriore della macchina su cui era mentre era ferma.
Domenica mattina la polizia, in chiaro atto intimidatorio, ha perquisito la Casa della Cultura di Quito, dove nel 2019 erano stati ospitati i manifestanti delle comunità indigene. Poi é uscita. Nel pomeriggio, verso le 17, é iniziato l’assedio, con centinaia di poliziotti e militari che hanno circondato la casa della cultura, pretendendone la requisizione per farne una base di polizia per questi giorni. Il parco dell’Arbolito, lì davanti, uno dei simboli e dei luoghi di organizzazione del paro del 2019, é stato riempito di telecamere e occupato dalla polizia a cavallo. Verso le 20 di sera poliziotti in antisommossa hanno scavalcato i cancelli della Casa della Cultura e sono entrati, costringendo le persone che resistevano all’interno ad uscire. Per la seconda volta, la polizia ha violato uno spazio autonomo e indipendente come la casa della cultura. L’ultima volta che era successo, era durante la dittatura di 42 anni fa.
Nella notte migliaia di manifestanti provenienti dalle provincie hanno forzato il blocco dei militari in uno dei due punti a nord di Quito, riuscendo ad avanzare.
Nel sud della capitale i manifestanti provenienti da Cotopaxi e dalle altre province sono rimasti bloccati a Cutuglagua fino a lunedì pomeriggio, con forti scontri con polizia e militari, contro cui si sono unite molte persone dei quartieri. Poi lunedì un corteo infinito di camion pieni di gente, accolto al suo passaggio da una grandissima solidarietà da parte degli abitanti delle strade in cui passava (pieni di barricate ovunque) é entrato in città.
Dato che la casa della cultura era occupata dalla polizia, gli studenti hanno aperto i cancelli dell’Università Centrale, che ha concesso gli spazi il martedì mattina. Anche l’Universtà dei Salesiani é stata utilizzata come luogo per dormire. La sera il presidente Lasso ha abrogato lo stato di eccezione per stabilirne un altro, allargando a 6 i territori toccati
Martedì ci sono stati scontri tutto il giorno. I manifestanti, attaccati dalla polizia all’Università dei salesiani, si sono riversati per strada, in una battaglia di posizione in direzione della casa della cultura che é durata fino a sera.
L’equilibrio politico é molto precario, e il presidente Guillermo Lasso si é ritrovato quasi senza appoggio in parlamento. Lasso, impresario e banchiere, tra i maggiori azionisti del banco di Guayaquil, uno dei responsabili della dollarizzazione dell’Ecuador e accusato di frode nei Pandora Papers, non é sicuramente tra i presidenti più amati, e ora, nel paro, ne sta sbagliando troppe: dall’arresto del leader della Conaie Iza, all’annuncio dello stato di eccezione che vieta gli assembramenti di più di 5 persone – mentre, contemporaneamente, appoggia pubblicamente le manifestazioni contro lo sciopero nazionale, – alla violenta repressione. Il governo aveva inoltre approvato una legge “sull’uso progressivo della forza” che, di fatto, autorizza le forze di polizia a sparare se in “pericolo di vita”. “Fuera Lasso” é uno dei cori più sentiti.
Durante tutta la giornata di oggi sono arrivati manifestanti dal nord e dal sud del paese. E ancora arriveranno domani. Intanto continuano blocchi e manifestazioni in tutto il paese.
Se e quando anche i quartieri di Quito si uniranno alle proteste, inizieranno problemi ancora più seri per il governo.

(Aggiungiamo che è stata bruciata  la banca di Guayaquil en El puyo in risposta all’uccisione di un giovane ieri).

Per video e approfondimenti

https://t.me/redfishstream/1293

 

 

 

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

ecuadorindigeni in lottasciopero generale

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: Gruppo armato assassina sette tsotsil sfollati da Chenalhó

Un gruppo armato identificato come “Los Ratones” (I Ratti) ha attaccato le famiglie tsotsil sfollate da Santa Martha, municipio di Chenalhó in Chiapas, con un saldo di sette persone morte.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Soldati israeliani uccidono un bambino palestinese di due anni

Un bambino palestinese di due anni e mezzo, Mohammed Tamimi, è stato colpito alla testa giovedì scorso da un cecchino delle forze armate israeliane ed è morto pochi giorni dopo in ospedale per le ferite riportate.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Attacco in massa di coloni a nord-ovest di Ramallah

Decine di coloni hanno attaccato i residenti palestinesi e le loro proprietà nel villaggio di Mazra’a, a nord-ovest di Ramallah, mercoledì sera.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Compagn* italiani giunti a Parigi per l’omaggio a Clément Méric arrestati e trattenuti

Ieri mattina alle 11, 5 compagn* italian, giunt a Parigi per il fine settimana per rendere omaggio a Clément Méric, sono stati arrestati e trattenuti in una farmacia di Aubervilliers.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La fine della fine della Storia #21 – Quale Controffensiva?

Insomma, ancora una volta non si tratta di ribaltare le sorti militari sul campo ma di dissanguare la Russia di Putin, dal punto di vista dei costi umani ed economici, per rendere il futuro di Putin più incerto e costringerlo a mitigare le sue posizioni.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Fermare l’escalation: report dell’assemblea nazionale di Pisa

Dal sito del Movimento No Base – Né a Coltano né altrove Nessuna base per nessuna guerra In questa tre giorni abbiamo esplorato l’impatto della militarizzazione sul nostro territorio percorrendo il perimetro del CISAM con le biciclette e poi in centinaia ci siamo confrontatə su inquinamento, sottrazione di risorse e manipolazione della cultura e della […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Senegal: 16 morti e 350 feriti da giovedi’ durante le manifestazioni a favore di Sonko e per le dimissioni del presidente Macky Sall

16 morti e 350 feriti è il bilancio degli scontri di piazza in corso da giovedì, dopo che il leader dell’opposizione Ousmane Sonko è stato condannato a due anni di reclusione: era a processo per presunta violenza sessuale, ma è stato condannato per un altro reato, “corruzione della gioventù.”

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Le conseguenze dell’escalation bellica sui nostri territori.

A pochi giorni dal 2 giugno, occasione sfruttata dalla propaganda mediatica e governativa per rafforzare la normalizzazione della cultura militarista, ritorniamo su alcune vicende recenti relative alla militarizzazione del nostro territorio, in particolare in Sicilia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Migliaia di persone in marcia contro l’adesione della Svezia alla NATO

La Rete dell’Alleanza contro la NATO ha protestato a Stoccolma contro la nuova legge che minaccia diversi diritti e libertà.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sbaraggiamoci delle armi!

Riceviamo e pubblichiamo volentieri questo invito alla mobilitazione contro la guerra e alla presenza militare sul nostro territorio, in particolare nella base poligono del biellese.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Sciopero dalla formazione: attacco dello Stato, relazioni con i lavoratori, le istanze ecologiste e femministe.

Di seguito la seconda puntata dell’intervista sul movimento studentesco a Parigi e sulle lotte che hanno interessato le scuole superiori nel quadro del movimento contro la riforma delle pensioni.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: Nel 13° anniversario di Bety Cariño. Affrontando il treno Transistmico

La carovana è partita molto presto verso Mogoñé Viejo, dove il picchetto compie 60 giorni lo stesso giorno dell’anniversario di Bety Cariño. Decine di donne e uomini appartenenti all’UCINOZI mantengono il blocco delle opere del treno nonostante le minacce delle unità della Marina che a qualsiasi ora del giorno effettuano ronde.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Francia (G)rêve encore.

Milioni di persone in piazza. Conflittualità generalizzata. Obiettivi chiari e pretese alte. Le immagini e le notizie che ci giungono dalla Francia fanno sognare anche noi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Per un’analisi della prima fase del movimento contro le pensioni: ruolo dei sindacati e composizione sociale.

In Francia il 70% della popolazione e il 90% dei salariati si posizionano contro la riforma delle pensioni.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Fare come in Francia?

Ripubblichiamo un interessante approfondimento a cura di Sandro Moiso in merito a quanto sta accadendo in Francia e agli sconvolgimenti generali nel panorama occidentale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Riforma delle pensioni: la Francia alla vigilia di una rivoluzione?

La domanda può far sorridere, perché la rivoluzione è un vecchio slogan a cui nessuno crede più. Se la prendiamo sul serio, questa domanda può darci le vertigini. Stiamo entrando in una zona sconosciuta? Stiamo davvero vivendo un momento storico? E che cosa significa? Questa sera la domanda merita di essere posta con calma, per trarne le conseguenze.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Chi ha ucciso Eduardo Mendua?

Eduardo Mendúa è stato ucciso il 26 febbraio. Membro della nazione A’i Cofán, dirigente del settore Relazioni Internazionali della CONAIE, si è distinto per la lotta contro le attività di estrazione del petrolio, nonché per la difesa dei diritti umani, dei diritti collettivi, dei diritti della Pachamama, ovverosia il suo territorio, dove sono ubicate parti importanti delle selve umide che rimangono.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: il tour dei blocchi del 9 marzo

Molti blocchi questo giovedì in tutta la Francia contro la riforma delle pensioni. Un tour della Francia che lotta. tradotto da Contre Attaque Marsiglia: a mezzogiorno, 300 persone hanno invaso i binari della stazione di Saint-Charles e paralizzato il traffico ferroviario della città. Saint-Denis: grande azione della CGT Energy. Gli elettricisti hanno organizzato un “colpo […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: “Tutto per tutto”. Nuovo sciopero generale per bloccare la contro-riforma delle pensioni

Al via in Francia martedì 7 marzo 2023 il nuovo sciopero generale a oltranza contro la contestatissima riforma delle pensioni, che porta da 62 a 65 anni l’età per smettere di lavorare. Centinaia le manifestazioni in tutto il Paese, partite già ieri in serata, con la paralisi totale delle raffinerie – chiuse da barricate date […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ecuador: Assassinato Eduardo Mendúa, dirigente della CONAIE

Il presidente della Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador, Leónidas Iza, ha denunciato l’esistenza di pedinamenti e vigilanza sui dirigenti indigeni ecuadoriani. Il dirigente delle Relazioni Internazionali della Confederazione delle Nazionalità Indigene dell’Ecuador (CONAIE), Eduardo Mendúa, è stato assassinato domenica da sicari all’interno della sua abitazione, ha denunciato l’organizzazione sociale. Secondo i messaggi pubblicati nelle reti […]